WASHINGTON - Ha trascorso 39 anni in prigione ed è stato vicinissimo alla pena di morte, da cui si è salvato solo perché il suo Stato, l'Ohio, ha temporaneamente sospeso le esecuzioni capitali negli anni Settanta. Ora, dopo quasi quattro decenni, all'età di 57 anni, è stato assolto da tutte le accuse: semplicemente, con l'omicidio per cui ha passato gran parte della sua vita in carcere, da quando aveva 18 anni, non c'entrava nulla. E' successo a Cleveland, nell'Ohio. Ricky Jackson, un afroamericano, era stato accusato di un omicidio nel 1975 sulla base di una falsa testimonianza. Un ragazzo di 12 anni lo aveva inchiodato, ma una volta diventato adulto ha dichiarato di non aver visto nulla del delitto.
Jackson aveva evitato la pena capitale dopo essere stato ritenuto colpevole, con due complici, di aver preso a botte e buttato nell'acido un uomo. Quasi in contemporanea era stata ferita da un colpo di arma da fuoco la proprietaria di un grande magazzino. "Tutte le accuse sono cadute e Jackson è stato subito liberato", ha detto Joseph Frolik, a capo della comunicazione dell'ufficio del procuratore di Cuyahoga.
Durante l'udienza di martedì, il procuratore, Timothy McGinty, aveva dichiarato che lo "Stato era pronto a inchinarsi" di fronte all'evidenza della sua innocenza.
Le porte del carcere per Jackson si sono aperte oggi, ma nessun risarcimento potrà mai cancellare quest'ingiustizia. Secondo il Centro di informazione sulla pena di morte, si tratta della 148esima persona ritenuta innocente dopo essere condannata a morte dal 1973, la quinta nel corso di quest'anno.
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