Paolo Ricca:
La pena di morte è omicidio di Stato, la Bibbia mostra che Dio è il primo "abolizionista"
Santa Maria in Trastevere, 22 febbraio 2016
Gn, 4, 13-15
Mt, 5, 21-24
Cari fratelli e sorelle,
oggi, qui a sant’Egidio, ha avuto luogo un convegno per l’abolizione della pena di morte e l’amico Paolo Sassi mi ha chiesto di dedicare questa breve riflessione biblica al tema della pena di morte e della sua abolizione. Perciò ho scelto i due passi che sono stati letti, passi molto noti, e talmente chiari che non hanno bisogno di nessuna spiegazione.
Quello che bisognerebbe spiegare non sono questi due brani, che parlano da soli. Ma bisognerebbe spiegare come mai, davanti a parole così chiare, così inequivocabili, dei paesi di tradizione cristiana (che conoscono, leggono, insegnano la Sacra Scrittura e insegnano proprio anche quei passi che abbiamo letto); bisognerebbe spiegare come mai questi paesi continuano a mantenere e a praticare – anche se in misura decrescente, grazie a Dio – la pena di morte.
Bisognerebbe spiegare non questi testi, così chiari, così limpidi, così inequivocabili; ma bisognerebbe spiegare come mai paesi che si considerano civili continuano a commettere questo atto di pura barbarie.
Bisognerebbe spiegare come mai gli Stati – che puniscono severamente, come è anche giusto, l’omicidio – commettono loro stessi quello che è un omicidio di Stato. La pena di morte è un omicidio di Stato.
Ma veniamo a questi due testi. Il primo contiene quella che possiamo considerare la parola decisiva, tra tutte le parole che ci sono nella Bibbia, contro la pena di morte. Dio – abbiamo letto – «pose un segno su Caino affinché nessuno, trovandolo, lo uccidesse». Dio è il primo ad “abolire” la pena di morte.
Meglio ancora: non si tratta di abolire la pena di morte, ma di impedire che ci sia la pena di morte, che essa venga istituita. Cioè: secondo questo passo, l’assassino – Caino, fratricida – ha da qualche parte un segno che Dio gli ha messo. Quest’uomo non deve essere ucciso. Secondo questo passo, la pena di morte non avrebbe mai dovuto essere istituita.
Se gli uomini, l’Umanità nel suo insieme, singoli e Stati, avessero preso sul serio questo segno posto da Dio su Caino…
Che cosa è, però, questo segno? Come sapete, probabilmente, sono state date un numero quasi incalcolabile di interpretazioni del segno; ma a me pare che la più semplice delle interpretazioni sia questa: il segno che Dio mette su Caino è un segno di appartenenza. È come se Dio dicesse: «Caino appartiene a me, non appartiene a te!».
Sia che tu sia la singola persona che cova la vendetta contro questo assassino, che vuole fargliela pagare, che vuole rendergli pan per focaccia, “occhio per occhio, dente per dente”; sia che tu sia una singola persona, sia che si tratti della società, che si vuole difendere e che vuole punire per dare una lezione affinché altri non facciano come Caino: qualunque sia la situazione, quello che qui risulta chiaro è il segno, un segno di appartenenza. Dio dice: «Caino è mio, non è tuo. A Caino ci penso io, non ci devi pensare tu».
E – come avete sentito – non è che Dio perdoni Caino. Al contrario: lo
condanna. «Sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra». Sarai in fuga perenne, cercherai di fuggire da te stesso; cercherai di fuggire dal delitto che hai commesso; il fantasma di tuo fratello Abele ti accompagnerà in questa fuga impossibile. Non avrai pace.
Non era ancora venuto Gesù, che è morto anche per Caino e per tutti i Caino della storia umana.
Caino non avrà pace, perché nessun assassino può mai avere pace se non incontra Gesù. Caino non poteva incontrare Gesù.
Quindi, non è che Caino viene trattato da Dio come se non fosse successo niente: no. Caino porta il peso del suo delitto, ma vive! Vive. Non può venire ucciso perché Dio lo “sequestra”, per così dire, pone il segno di appartenenza a Dio. E questo segno di Dio su Caino impedisce la pena di morte: in questo senso, Dio è il primo “abolizionista”.
La seconda parola, quella di Gesù, va oltre il segno di Caino. In che senso? Nel senso che Gesù dice, praticamente: «voi avete inteso che fu detto: non uccidere». Ma io vi dico che ci sono tanti modi di uccidere. Puoi uccidere anche con una parola. «Le parole sono pietre», diceva Carlo Levi. Ma le parole sono anche pugnali. Puoi veramente uccidere con una parola. Ci sono tanti modi di uccidere, dice Gesù. Cioè, la morte si può travestire in tanti modi: anche, appunto, attraverso una parola, ma in tanti altri modi.
Se ad esempio abolisci la pena di morte ma continui a produrre armi, tu continui a produrre morte, perché le armi uccidono anche quando non si adoperano: uccidono quando sono fatte, quando sono costruite.
Se tu abolisci la pena di morte ma consideri divine, sacre, le leggi del mercato, tu produci morte, con le leggi: molte leggi sono micidiali, sono mortali.
Ecco la grandezza della parola di Gesù, che ci fa capire che ci sono molti modi di uccidere. Ed essendoci molti modi di uccidere, l’abolizione della pena di morte – sacrosanta com’è – non può essere altro che il primo passo verso quella che è il vero nodo della faccenda, e cioè l’abolizione della morte. Dobbiamo passare dall’abolizione della pena di morte all’abolizione della morte! Non parlo della morte naturale: anche Gesù ha subito questa morte. Ma parlo delle mille forme di morte che dilagano nel nostro mondo di oggi. Sempre è successo, ma sembra che succeda sempre di più.
E quindi, dalla abolizione della pena di morte, dobbiamo “programmare”, per così dire, l’abolizione della morte in tutti i mille modi in cui essa si manifesta; e che il “programma di Gesù”, diciamo così, sia di andare oltre il segno di Caino e di promuovere non solo l’abolizione della pena di morte: che questo sia il programma di Gesù ce ne ha dato il segno nella sua Resurrezione, che è appunto il contenuto ultimo e pieno dell’Evangelo cristiano e che è l’abolizione della morte. Amen.
lunedì 29 febbraio 2016
Marco Impagliazzo: l’appello del Papa e l’impegno di tanti. Smontare i patiboli
da Avvenire del
23 febbraio 2016
Continuiamo a leggere e a riflettere sulla necessità di una battaglia per l'umanità: l'abolizione della pena di morte, rilanciata in modo così forte da papa Francesco.
Il Papa ha lanciato un nuovo e importante appello. Non è la prima volta che Francesco parla della necessità di giungere all’abolizione della pena di morte nel mondo, ma quello di ieri all’Angelus suona come un programma per tutti coloro che desiderano un mondo più vivibile e umano. A partire dai cristiani. Non a caso, proponendo la moratoria per le pene capitali, si è rivolto prima di tutto ai governanti cattolici e ha inserito il suo appello all’interno del Giubileo della Misericordia.
Il discorso del Papa, però, ha un carattere universale e riguarda l’intera umanità. Ha parlato di «segni di speranza» in un’opinione pubblica sempre più contraria, nel mondo, alla pratica della pena di morte e ha ricordato che «le società moderne hanno la possibilità di reprimere efficacemente il crimine senza togliere definitivamente a colui che l’ha commesso la possibilità di redimersi». Si tratta di parole che fanno pensare a come si possa giungere, in un giorno che speriamo vicino, all’abolizione della pena capitale nel mondo, a livello legale, così come si giunse nell’Ottocento a quella della schiavitù.
Oggi l’Europa vanta, de iure e de facto, il primato di avere archiviato la pena capitale, e molti segnali positivi giungono anche dall’Africa, che potrebbe a breve diventare il secondo continente a essere liberato da questa odiosa pratica. Ma anche, più in generale, si registra la diminuzione, anno dopo anno, del numero dei Paesi mantenitori e di quello dei condannati a morte al termine di una procedura ufficialmente legale. L’ultimo voto, nel 2014, alla III Commissione delle Nazioni Unite, sulla proposta di moratoria universale della pena di morte è stato un successo, con 117 Stati favorevoli alla mozione, tre in più rispetto al voto precedente.
Il convegno internazionale "Per un mondo senza pena di morte" promosso dalla Comunità di Sant’Egidio – che il Papa ha salutato domenica durante l’Angelus, augurandosi che «possa dare un nuovo impulso all’impegno per l’abolizione della pena capitale» – si inserisce in questa campagna: ministri della Giustizia e rappresentanti di 30 Paesi in una conferenza che vede raccolti, in modo inedito, in una stessa riflessione, Paesi abolizionisti e Paesi mantenitori: la strada per difendere la vita si può cercare e trovare insieme se ci si apre al dialogo. Ministri ricevuti poi dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha rilanciato l’appello per un mondo senza pena capitale.
Sono campagne preziose per tutti perché sentono, e diffondono, il dovere morale di non retrocedere mai di fronte alla paura che è sempre cattiva consigliera. Se la crescita di un sentimento di allarme è giustificato da tanti episodi violenti cui abbiamo assistito in Europa, in Medio Oriente e in Africa, siamo però convinti che non possa e non debba riaprire la strada a pericolose marce indietro: fare il male per ricavarne il bene può sembrare un pensiero proporzionato, ma non è né giusto né efficace. Fa solo il gioco di chi semina violenza. Perché è proprio la paura la principale arma del terrore.
Il sogno di giungere al superamento della pena di morte nel mondo è realizzabile e si fa sempre più concreto. Allo stesso tempo occorre non abbassare mai la guardia. In Asia e negli Stati Uniti, ma non solo, c’è da conquistare molte istituzioni alle ragioni della vita e dell’umanità. E occorre guarire i popoli dal fascino del rancore e della vendetta, se è vero che, anche quando diminuiscono le esecuzioni, troppo frequenti sono ancora, in alcune zone del mondo, le uccisioni extragiudiziali e i linciaggi, soprattutto in America Latina e in Africa.
Lottare contro la pena di morte è anche lottare per una società in cui il livello di violenza diffusa sia il più basso possibile. Uno dei risultati dell’abolizione della pena capitale è infatti quella di inviare a tutti un potente messaggio: aggiungere violenza a violenza – anche se istituzionalizzata – non solo non risolve, ma soprattutto avvelena il clima generale, genera sentimenti deleteri tra le persone, ingabbia in una forma di "retribuzione" feroce. La campagna mondiale fa compiere un salto di qualità nella cultura generale del mondo: la vita è la cosa più importante.
23 febbraio 2016
Continuiamo a leggere e a riflettere sulla necessità di una battaglia per l'umanità: l'abolizione della pena di morte, rilanciata in modo così forte da papa Francesco.
Il Papa ha lanciato un nuovo e importante appello. Non è la prima volta che Francesco parla della necessità di giungere all’abolizione della pena di morte nel mondo, ma quello di ieri all’Angelus suona come un programma per tutti coloro che desiderano un mondo più vivibile e umano. A partire dai cristiani. Non a caso, proponendo la moratoria per le pene capitali, si è rivolto prima di tutto ai governanti cattolici e ha inserito il suo appello all’interno del Giubileo della Misericordia.
Il discorso del Papa, però, ha un carattere universale e riguarda l’intera umanità. Ha parlato di «segni di speranza» in un’opinione pubblica sempre più contraria, nel mondo, alla pratica della pena di morte e ha ricordato che «le società moderne hanno la possibilità di reprimere efficacemente il crimine senza togliere definitivamente a colui che l’ha commesso la possibilità di redimersi». Si tratta di parole che fanno pensare a come si possa giungere, in un giorno che speriamo vicino, all’abolizione della pena capitale nel mondo, a livello legale, così come si giunse nell’Ottocento a quella della schiavitù.
Oggi l’Europa vanta, de iure e de facto, il primato di avere archiviato la pena capitale, e molti segnali positivi giungono anche dall’Africa, che potrebbe a breve diventare il secondo continente a essere liberato da questa odiosa pratica. Ma anche, più in generale, si registra la diminuzione, anno dopo anno, del numero dei Paesi mantenitori e di quello dei condannati a morte al termine di una procedura ufficialmente legale. L’ultimo voto, nel 2014, alla III Commissione delle Nazioni Unite, sulla proposta di moratoria universale della pena di morte è stato un successo, con 117 Stati favorevoli alla mozione, tre in più rispetto al voto precedente.
Il convegno internazionale "Per un mondo senza pena di morte" promosso dalla Comunità di Sant’Egidio – che il Papa ha salutato domenica durante l’Angelus, augurandosi che «possa dare un nuovo impulso all’impegno per l’abolizione della pena capitale» – si inserisce in questa campagna: ministri della Giustizia e rappresentanti di 30 Paesi in una conferenza che vede raccolti, in modo inedito, in una stessa riflessione, Paesi abolizionisti e Paesi mantenitori: la strada per difendere la vita si può cercare e trovare insieme se ci si apre al dialogo. Ministri ricevuti poi dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha rilanciato l’appello per un mondo senza pena capitale.
Sono campagne preziose per tutti perché sentono, e diffondono, il dovere morale di non retrocedere mai di fronte alla paura che è sempre cattiva consigliera. Se la crescita di un sentimento di allarme è giustificato da tanti episodi violenti cui abbiamo assistito in Europa, in Medio Oriente e in Africa, siamo però convinti che non possa e non debba riaprire la strada a pericolose marce indietro: fare il male per ricavarne il bene può sembrare un pensiero proporzionato, ma non è né giusto né efficace. Fa solo il gioco di chi semina violenza. Perché è proprio la paura la principale arma del terrore.
Il sogno di giungere al superamento della pena di morte nel mondo è realizzabile e si fa sempre più concreto. Allo stesso tempo occorre non abbassare mai la guardia. In Asia e negli Stati Uniti, ma non solo, c’è da conquistare molte istituzioni alle ragioni della vita e dell’umanità. E occorre guarire i popoli dal fascino del rancore e della vendetta, se è vero che, anche quando diminuiscono le esecuzioni, troppo frequenti sono ancora, in alcune zone del mondo, le uccisioni extragiudiziali e i linciaggi, soprattutto in America Latina e in Africa.
Lottare contro la pena di morte è anche lottare per una società in cui il livello di violenza diffusa sia il più basso possibile. Uno dei risultati dell’abolizione della pena capitale è infatti quella di inviare a tutti un potente messaggio: aggiungere violenza a violenza – anche se istituzionalizzata – non solo non risolve, ma soprattutto avvelena il clima generale, genera sentimenti deleteri tra le persone, ingabbia in una forma di "retribuzione" feroce. La campagna mondiale fa compiere un salto di qualità nella cultura generale del mondo: la vita è la cosa più importante.
domenica 28 febbraio 2016
Verso l’abolizione della pena di morte in Guinea, le parole del ministro della giustizia
No Justice Without Life. E' stato questo il tema in discussione il 22 e 23 febbraio, un incontro di ministri di giustizia nel quadro dell'anno del Giubileo della misericordia voluto da Papa Francesco.
Intervenendo il rappresentante del governo della Guinea Mr Cheick Sako ha detto che il problema della pena capitale sarà presto discusso in Guinea, in occasione della revisione del Codice Penale.
Il ministro ha ricordato che l'abolizione della pena di morte è un dibattito aperto da molto tempo e ha espresso con chiarezza la sua contrarietà alla sua applicazione.
L'uomo di diritto, ha detto, si deve interrogare: ogni pena deve costituire l'ultima arma, "extrema ratio" e la giustizia può essere resa senza prendere la vita del colpevole. Ha citato Beccaria dicendo che le società che applicano le pene più severe sono quelle che conoscono maggiori violenze e crudeltà. Togliere la vita quindi è agli antipodi della giustizia. A volte per avere la verità ci vogliono dei decenni talvolta la verità si scopre anche dopo 50 anni, e oggi abbiamo il test del DNA per trovare il colpevole, ma se la vita di un innocente fosse stata tolta? come rendere giustizia?
Il ministro ha ricordato poi che la Guinea non fa esecuzioni dal 2002, anche se il Codice Penale la prevede ancora. La Guinea, ha aggiunto, ha adottato dunque una moratoria di fatto, una posizione in perfetta sintonia con gli impegni presi dalla Guinea nella sua nuova Costituzione del 7 maggio 2010, che garantisce il diritto alla vita, vieta i trattamenti crudeli, inumani o degradanti e prescrive la necessità di una proporzionalità delle pene.
Non sarà facile e mancano ancora alcuni passi, ma se il nuovo Codice Penale sarà adottato dall'Assemblea Nazionale la Guinea potrà finalmente girare pagina su questo problema. D'altra parte la riforma della Giustizia è nel cuore delle preoccupazioni del Presidente Alpha Conde.
Il ministro ha infine aggiunto che preoccupa in Guinea la condizione delle prigioni: infrastrutture giudiziarie vecchie o inesistenti, che necessitano di interventi tecnici ed economici.
sabato 27 febbraio 2016
Guarda il video del Congresso "A World Without Death penalty"
ROMA 22 FEBBRAIO 2016
NUOVA AULA DEL PALAZZO DEI GRUPPI
CAMERA DEI DEPUTATI
Abolire la pena di morte: Congresso Internazionale dei ministri della giustizia
INTERNATIONAL CONGRESS OF THE MINISTERS OF JUSTICE
mercoledì 24 febbraio 2016
Il vicepresidente dello Zimbabwe: "E' allo studio l'abolizione della pena di morte"
Da Roma, dove è in corso il Convegno Internazionale sulla pena di morte organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Montecitorio, il vice-presidente dello Zimbabwe ha annunciato che il suo paese sta seriamente considerando la possibilità di abolire le esecuzioni.
Il vicepresidente Emmerson Mnangagwa, che è anche ministro della giustizia del suo paese, ha detto che lo Zimbabwe “non esiterà a cancellare la pena capitale dai codici” perché “le esecuzioni sono una flagrante violazione del diritto alla vita e alla dignità”. Secondo il testo del discorso pubblicato sul sito della conferenza, Mnangagwa ha precisato che Harare ha recentemente avuto una possibilità di farlo quando nel 2013 e’ stata adottata una nuova Costituzione prodotto del contributo inclusivo di tutti i cittadini. “Era una occasione d’oro per decidere l’abolizione, ma poi la maggioranza della popolazione, nel corso del referendum, ha votato per mantenerla”.
Lo stesso Mnangagwa fu condannato a morte quando la Zimbabwe era ancora la Rhodesia. Era stato arrestato nel 1965 e ha scontato 10 anni di prigione ma aveva scampato la forca perché le autorità lo giudicarono troppo giovane per essere impiccato. Nello Zimbabwe ci sono circa 100 detenuti nel braccio della morte su una popolazione di 13 milioni. L’ultima esecuzione risale al 2005 in parte perché è difficile per le autorità trovare persone disposte a fare il boia. (@alebal)
Il vicepresidente Emmerson Mnangagwa, che è anche ministro della giustizia del suo paese, ha detto che lo Zimbabwe “non esiterà a cancellare la pena capitale dai codici” perché “le esecuzioni sono una flagrante violazione del diritto alla vita e alla dignità”. Secondo il testo del discorso pubblicato sul sito della conferenza, Mnangagwa ha precisato che Harare ha recentemente avuto una possibilità di farlo quando nel 2013 e’ stata adottata una nuova Costituzione prodotto del contributo inclusivo di tutti i cittadini. “Era una occasione d’oro per decidere l’abolizione, ma poi la maggioranza della popolazione, nel corso del referendum, ha votato per mantenerla”.
Lo stesso Mnangagwa fu condannato a morte quando la Zimbabwe era ancora la Rhodesia. Era stato arrestato nel 1965 e ha scontato 10 anni di prigione ma aveva scampato la forca perché le autorità lo giudicarono troppo giovane per essere impiccato. Nello Zimbabwe ci sono circa 100 detenuti nel braccio della morte su una popolazione di 13 milioni. L’ultima esecuzione risale al 2005 in parte perché è difficile per le autorità trovare persone disposte a fare il boia. (@alebal)
martedì 23 febbraio 2016
I testi degli interventi al congresso dei ministri della giustizia
Sono 30 le delegazioni di ministri della giustizia che partecipano all'iniziativa della Comunità di Sant'Egidio. L'incontro si pone come uno spazio di dialogo per una gestione più umana della giustizia.
Il congresso di Roma è l’occasione per offrire sostegno e strumenti giuridici a quegli Stati che stanno intraprendendo un percorso verso l’abolizione o la sospensione della pena di morte. Riaffermare la sacralità della vita e diffondere una cultura della pace può togliere terreno alla paura, che in questo tempo difficile rischia di prevalere nelle scelte di tanti.
Leggi i TESTI degli interventi al Congresso dei Ministri della Giustizia, per un mondo senza pena di morte
http://www.santegidio.org
Il congresso di Roma è l’occasione per offrire sostegno e strumenti giuridici a quegli Stati che stanno intraprendendo un percorso verso l’abolizione o la sospensione della pena di morte. Riaffermare la sacralità della vita e diffondere una cultura della pace può togliere terreno alla paura, che in questo tempo difficile rischia di prevalere nelle scelte di tanti.
Leggi i TESTI degli interventi al Congresso dei Ministri della Giustizia, per un mondo senza pena di morte
http://www.santegidio.org
Papa Francesco delegittima religiosamente la pena capitale
di Andrea Riccardi
Fonte: Corriere della Sera
L’invito ad una moratoria durante l’Anno Santo mobilita autorevolmente i fedeli, i vescovi e i governanti cattolici e rappresenta un’innovazione rispetto al passato
Papa Francesco lancia una proposta rilevante: «Propongo a quanti sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia». Mobilita autorevolmente i fedeli, i vescovi e i governanti cattolici per la moratoria delle esecuzioni. Quali reazioni positive o critiche ci saranno? Si pensi ai governatori americani. Bergoglio delegittima religiosamente la pena capitale: «Il criminale mantiene l’inviolabile diritto alla vita, dono di Dio».
La sua posizione ha innovato rispetto al passato. Wojtyla e Ratzinger avevano fatto passi in avanti, ma pesava l’ipoteca della continuità con l’insegnamento tradizionale. Si poteva smentire la storia della Chiesa? Ancora nel 1868, furono eseguite due condanne a morte (approvate da Pio IX) nella Roma papale. Francesco è consapevole di quanto lucidamente affermava papa Giovanni: «Non è il Vangelo che cambia: siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio». E il Vangelo narra dell’iniqua condanna alla croce dell’unico «giusto» per i cristiani. La moratoria delle esecuzioni per il Giubileo è parte d’un disegno ambizioso del Papa: l’abolizione della pena di morte.
Su questo la Chiesa dovrà dialogare anche con gli altri cristiani e le religioni. La posizione del Papa è però oggi di grande rilievo, quando vari governi pensano a reintrodurre la pena capitale, nella lotta al terrorismo e al narcotraffico. Francesco delegittima la pena di morte anche dal punto di vista dell’efficacia sociale: le società hanno altre possibilità «di reprimere il crimine». In Messico, il Papa ha incontrato un’escalation di violenza. Una società violenta non deve trascinare lo Stato ad altra violenza. La proposta del Giubileo della Misericordia è invece la realizzazione di un’inclusiva «salute sociale», che generi cultura, crei reti, prevenga il crimine e realizzi condizioni carcerarie mirate al recupero.
Fonte: Corriere della Sera
L’invito ad una moratoria durante l’Anno Santo mobilita autorevolmente i fedeli, i vescovi e i governanti cattolici e rappresenta un’innovazione rispetto al passato
Papa Francesco lancia una proposta rilevante: «Propongo a quanti sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia». Mobilita autorevolmente i fedeli, i vescovi e i governanti cattolici per la moratoria delle esecuzioni. Quali reazioni positive o critiche ci saranno? Si pensi ai governatori americani. Bergoglio delegittima religiosamente la pena capitale: «Il criminale mantiene l’inviolabile diritto alla vita, dono di Dio».
La sua posizione ha innovato rispetto al passato. Wojtyla e Ratzinger avevano fatto passi in avanti, ma pesava l’ipoteca della continuità con l’insegnamento tradizionale. Si poteva smentire la storia della Chiesa? Ancora nel 1868, furono eseguite due condanne a morte (approvate da Pio IX) nella Roma papale. Francesco è consapevole di quanto lucidamente affermava papa Giovanni: «Non è il Vangelo che cambia: siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio». E il Vangelo narra dell’iniqua condanna alla croce dell’unico «giusto» per i cristiani. La moratoria delle esecuzioni per il Giubileo è parte d’un disegno ambizioso del Papa: l’abolizione della pena di morte.
Su questo la Chiesa dovrà dialogare anche con gli altri cristiani e le religioni. La posizione del Papa è però oggi di grande rilievo, quando vari governi pensano a reintrodurre la pena capitale, nella lotta al terrorismo e al narcotraffico. Francesco delegittima la pena di morte anche dal punto di vista dell’efficacia sociale: le società hanno altre possibilità «di reprimere il crimine». In Messico, il Papa ha incontrato un’escalation di violenza. Una società violenta non deve trascinare lo Stato ad altra violenza. La proposta del Giubileo della Misericordia è invece la realizzazione di un’inclusiva «salute sociale», che generi cultura, crei reti, prevenga il crimine e realizzi condizioni carcerarie mirate al recupero.
Mario Marazziti: rifiutare la logica della pena di morte per non cedere alla trappola del terrore
IX Conferenza Internazionale dei Ministri della Giustizia
VERSO UN MONDO SENZA PENA DI MORTE
Camera dei Deputati – 22/2/2016
E’ emozionante avere riuniti qui tanti responsabili della giustizia, invitati attraverso fili di amicizia e di dialogo dai miei amici instancabili tessitori della pace e dell’attenzione alle periferie umane e urbane del mondo della Comunità di Sant’Egidio. Sono contento di ospitarvi, come presidente della Commissione Affari Sociali e rappresentante di questo Parlamento Italiano. E’ la continuazione della visione, illuminante, di un grande italiano, Cesare Beccaria, che giovanissimo, nel XVIII secolo, aveva compreso che è “« un assurdo che le leggi, [le quali] … detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e per allontanare i cittadini dall’assassinio, ne ordinino uno pubblico»
(Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII).
Il mondo si era abituato alla pena di morte fin dai suoi primi passi. Era sembrata naturale quasi come l’aria e l’acqua. Così è stato per la schiavitù e la tortura. Fin quando la schiavitù è stata abolita, almeno ufficialmente, e l’economia del mondo non è crollata. E la tortura è diventata insopportabile per legge, e quando la si pratica la si pratica di nascosto. Perché è radicalmente sbagliata. Anche la pena di morte è entrata in una fase della storia in cui irrimediabilmente sta diventando uno strumento del passato. La coscienza del mondo sta cambiando. Non è questione di se la pena capitale scomparirà dagli ordinamenti penali, ma solo di quando. Anche se la violenza nel mondo, mai come oggi, sembra crescere, pervasiva, maligna.
Il guardasigilli Andrea Orlando: ripensare in modo nuovo l’esecuzione penale e le sue finalità
lunedì 22 febbraio 2016
Intervento del guardasigilli Andrea Orlando al IX Congresso internazionale dei Ministri della Giustizia
Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati, 22 febbraio 2016
Voglio dare il mio più caloroso benvenuto ai Ministri della Giustizia e alle delegazioni dei Paesi partecipanti, in special modo a quelli che aderiscono per la prima volta a questo colloquio e alle autorevoli personalità presenti. Uno speciale ringraziamento vorrei rivolgerlo agli organizzatori della Comunità di Sant’Egidio e in particolare al suo presidente Marco Impagliazzo e all’on. Marazziti per il loro impegno sul piano internazionale a sostegno dell’abolizione della pena capitale, che credo abbia avuto un giusto momento di considerazione generale e di rilancio nelle parole qui espresse oggi dall’on. Marazziti.
Giubileo della Misericordia. Il Governo italiano accoglie con grandissimo favore questo invito del Papa alla mobilitazione, soprattutto nei riguardi dei governanti che si richiamano alla fede.
Intendo condurre il mio intervento sviluppando tre temi: innanzitutto l’esperienza italiana nel superamento della pena di morte; quindi il profilo della scarsa efficacia deterrente di questo tipo di sanzione, dalla specifica angolatura del Ministero della Giustizia; infine le azioni sostenute dall’Italia nell’ambito delle Nazioni Unite su questo tema.
La riflessione sulla pena di morte in Italia si è avviata già nel Settecento, quando il pensiero illuminista e gli studi condotti da Cesare Beccaria hanno ispirato l’abolizione della pena capitale, avvenuta per la prima volta nel 1786 ad opera del Granduca Leopoldo di Toscana. Da quel momento si è avviato un percorso progressivo e lineare per una completa e definitiva abolizione della pena di morte. Nel 1889 la pena di morte venne abolita anche nel Regno d’Italia, ad eccezione delle ipotesi previste dal codice militare. Solo durante la parentesi del fascismo venne reintrodotta, ma all’indomani della Seconda Guerra Mondiale la nuova Costituzione repubblicana la abolì definitivamente per tutti i reati civili e militari in tempo di pace.
Mattarella: "Dobbiamo costruire un mondo libero dalla pena di morte"
ITALIA AL QUIRINALE I MINISTRI DELLA GIUSTIZIA DEL IX COLLOQUIO INTERNAZIONALE MATTARELLA:
"DOBBIAMO COSTRUIRE UN MONDO LIBERO DALLA PENA DI MORTE"
Mattarella ha invitato al Quirinale i ministri della Giustizia e i rappresentanti di istituzioni partecipanti al IX Colloquio Internazionale sul tema "Non c'è Giustizia senza Vita" e ha ribadito loro l'impegno dell'Italia affinché si arrivi a "costruire un mondo libero dalla pena di morte", sostenendo che "non può esservi Europa senza rispetto della vita"
Roma 22 febbraio 2016 "Dobbiamo costruire un mondo libero dalla pena di
morte", ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha incontrato nel pomeriggio al Quirinale i ministri della Giustizia e rappresentanti di istituzioni partecipanti al IX Colloquio Internazionale sul tema "Non c'è Giustizia senza Vita".
Il Capo dello Stato ha ricordato come tutti i dati dimostrino l'inefficacia della pena di morte come deterrente per i crimini e, ha aggiunto, "purtroppo non è sopito l'impulso di affidarsi alla pena di morte per vincere paure e insicurezze". Per il presidente Mattarella si deve "rafforzare la sensibilità, non solo dei rappresentanti istituzionali, ma delle pubbliche opinioni, dei giovani, di tutti i cittadini su questi temi. La pena di morte finisce per svalutare il valore della vita e della sua dignità".
"Ho aderito con convinzione alla richiesta della comunità di S.Egidio per rilanciare l'obiettivo dell'abolizione della pena di morte. Compito delle istituzioni è contribuire a questo impegno e l'Italia e l'Europa, non da oggi, sono in prima linea su questa battaglia di portata storica". Infatti, ha sottolineato Mattarella, "non può esservi Europa senza rispetto della vita, l'Italia si è adoperata a livello politico affinché l'abolizione della pena di morte "diventasse patrimonio di tutta l'umanità'".
Le parole del Presidente della Repubblica sono in linea con l'appello lanciato ieri all'Angelus da Papa Francesco. Infatti, ha aggiunto Mattarella, "non ci sarà piena giustizia nel mondo finché l'uccisione di essere umani non verrà bandita, la dignità di ogni uomo non è una variabile indipendente ma il fondamento della civiltà" e occorre anche "adeguare il sistema penale e carcerario ai principi di umanità, consentendo ai carcerati una vita dignitosa durante la pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi".
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"DOBBIAMO COSTRUIRE UN MONDO LIBERO DALLA PENA DI MORTE"
Mattarella ha invitato al Quirinale i ministri della Giustizia e i rappresentanti di istituzioni partecipanti al IX Colloquio Internazionale sul tema "Non c'è Giustizia senza Vita" e ha ribadito loro l'impegno dell'Italia affinché si arrivi a "costruire un mondo libero dalla pena di morte", sostenendo che "non può esservi Europa senza rispetto della vita"
Roma 22 febbraio 2016 "Dobbiamo costruire un mondo libero dalla pena di
morte", ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha incontrato nel pomeriggio al Quirinale i ministri della Giustizia e rappresentanti di istituzioni partecipanti al IX Colloquio Internazionale sul tema "Non c'è Giustizia senza Vita".
Il Capo dello Stato ha ricordato come tutti i dati dimostrino l'inefficacia della pena di morte come deterrente per i crimini e, ha aggiunto, "purtroppo non è sopito l'impulso di affidarsi alla pena di morte per vincere paure e insicurezze". Per il presidente Mattarella si deve "rafforzare la sensibilità, non solo dei rappresentanti istituzionali, ma delle pubbliche opinioni, dei giovani, di tutti i cittadini su questi temi. La pena di morte finisce per svalutare il valore della vita e della sua dignità".
"Ho aderito con convinzione alla richiesta della comunità di S.Egidio per rilanciare l'obiettivo dell'abolizione della pena di morte. Compito delle istituzioni è contribuire a questo impegno e l'Italia e l'Europa, non da oggi, sono in prima linea su questa battaglia di portata storica". Infatti, ha sottolineato Mattarella, "non può esservi Europa senza rispetto della vita, l'Italia si è adoperata a livello politico affinché l'abolizione della pena di morte "diventasse patrimonio di tutta l'umanità'".
Le parole del Presidente della Repubblica sono in linea con l'appello lanciato ieri all'Angelus da Papa Francesco. Infatti, ha aggiunto Mattarella, "non ci sarà piena giustizia nel mondo finché l'uccisione di essere umani non verrà bandita, la dignità di ogni uomo non è una variabile indipendente ma il fondamento della civiltà" e occorre anche "adeguare il sistema penale e carcerario ai principi di umanità, consentendo ai carcerati una vita dignitosa durante la pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi".
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lunedì 22 febbraio 2016
Un mondo senza pena di morte, una battaglia per l'umanità: Ministri della Giustizi a congresso
Il Congresso dei Ministri della Giustizia |
L'incontro col Presidente Mattarella
|
“La campagna mondiale per l’abolizione della pena di morte fa compiere un salto di qualità nella cultura generale del mondo: la vita è la cosa più importante”, ha osservato il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.
Il Ministro Andrea Orlando |
Al congresso ha partecipato anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ricordando le iniziative promosse dall’Italia in ambito ONU fin dagli anni ’90, ha sottolineato la necessità di non arretrare sul piano dello “stato di diritto” di fronte “al diffuso senso di insicurezza ingenerato nella collettività dai tragici attacchi terroristici” che hanno recentemente colpito anche l’Europa.
L’unico “antidoto” contro la paura globale diffusa dal terrorismo è “coltivare e rafforzare lo stato di diritto”. Per il ministro Orlando, non basta “chiedere il superamento della pena di morte in altri Paesi, ma non essere pienamente conseguenti nel continente che reclama questo obiettivo".
domenica 21 febbraio 2016
Marco Impagliazzo sul Convegno Internazionale "Un mondo senza pena di morte"
Un commento video di Marco Impagliazzo per illustrare il senso e gli scopi del Convegno Internazionale dei Ministri della Giustizia che si terrà domani 22 febbraio a Roma, che ha ricevuto oggi l'augurio di papa Francesco. Lavoreranno fianco a fianco Ministri della Giustizia di Paesi abolizionisti e di Paesi mantenitori, interrogandosi sulle strategie per l'abolizione della pena capitale. Si attendono importanti passi avanti verso “Un mondo senza pena di morte”.
https://youtu.be/1fU7b7PtDAoPapa Francesco: "Abolire pena di morte, nessuna condanna durante il Giubileo"
Dall'Angelus Papa Francesco lancia un appello forte per l'abolizione della pena di morte.
..."domani avrà luogo a Roma un convegno internazionale dal titolo "Per un mondo senza la pena di morte", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Auspico che il simposio possa dare rinnovato impulso all'impegno per l'abolizione della pena capitale".
"Faccio appello a tutti i governanti - ha detto -affinché nessuna condanna capitale venga eseguita in questo Anno della Misericordia".
Papa Francesco ha poi aggiunto :"Si giunga ad un consenso internazionale per l'abolizione della pena di morte. E propongo a quanti tra loro sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia".
..."domani avrà luogo a Roma un convegno internazionale dal titolo "Per un mondo senza la pena di morte", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Auspico che il simposio possa dare rinnovato impulso all'impegno per l'abolizione della pena capitale".
"Faccio appello a tutti i governanti - ha detto -affinché nessuna condanna capitale venga eseguita in questo Anno della Misericordia".
Papa Francesco ha poi aggiunto :"Si giunga ad un consenso internazionale per l'abolizione della pena di morte. E propongo a quanti tra loro sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia".
giovedì 18 febbraio 2016
Ministri di Giustizia a Roma per parlare di pena di morte. Succede lunedì 22 febbraio
IX Congresso Internazionale, Camera dei Deputati, 22 febbraio. Rappresentanti di paesi sia abolizionisti che mantenitori. Passi significativi per un mondo più umano e una giustizia più equa.
Sarà possibile seguire l'evento in STREAMING su http://www.santegidio.org/
Perché la Comunità di Sant'Egidio riunisce ogni anno, da 9 anni, i ministri di paesi di ogni continente per discutere delle prospettive di abolizione della pena di morte? Non si tratta di un esercizio accademico, o di un evento celebrativo. Al contrario, si tratta di uno spazio in cui, nello spirito di dialogo che è la cifra delle iniziative della Comunità, si esaminano i percorsi possibili e realisti per una gestione più umana della giustizia.
Lungo è il cammino percorso ormai da tanti anni e numerosi sono gli obiettivi raggiunti dai Congressi internazionali dei ministri della Giustizia, promossi dalla Comunità di Sant’Egidio. In ordine di tempo, l’ultimo paese ad avere abolito la pena di morte è stata la Mongolia, lo scorso 4 dicembre, anche grazie a questo paziente lavoro.
Il 22 e 23 febbraio il Segretario di Stato per la Giustizia della Mongolia sarà a Roma insieme ad oltre trenta fra ministri e rappresentanti di paesi africani, asiatici, latinoamericani ed europei. Alcuni di questi (El Salvador, Rwanda, Timor Est, Togo) hanno già abolito la pena di morte da tempo; altri (Repubblica Centrafricana, Mali, Sierra Leone, Sri Lanka) hanno sospeso le esecuzioni e aderito alla votazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in favore della moratoria; altri ancora, come il Vietnam e la Somalia, mantengono la pena di morte.
In un tempo di guerra diffusa, come il nostro, infatti, invocare soluzioni semplificate e ricercare capri espiatori, in nome della sicurezza, può sembrare naturale e riscuotere successo. Il terrorismo alza il livello della violenza e spinge l’opinione pubblica a schierarsi: con o contro. E contro equivale a sopprimere, anche fisicamente, il violento. Le immagini di esecuzioni barbare, come nei video del Daesh, diffondono nella società una cultura della morte. È la sfida del terrorismo globale: propagandare la paura.
Ma la violenza fa solo il gioco della paura. E la pena di morte, espressione di una cultura violenta, non aiuta a combattere il crimine. La pena capitale – lo dimostrano tanti studi e statistiche – non è un deterrente, non diminuisce i crimini commessi, non garantisce maggiore sicurezza e aggiunge solo altra violenza e altra morte. E soprattutto quando uno Stato uccide in nome della legge, abbassa il livello del suo sistema legislativo al livello di chi uccide. Per questo occorre rinnovare l’impegno in difesa della vita e ridare slancio alla lotta per l’abolizione della pena di morte.
Il congresso di Roma sarà un’occasione importante per offrire sostegno e strumenti giuridici a quegli Stati che stanno intraprendendo un percorso verso l’abolizione o la sospensione della pena di morte. Riaffermare la sacralità della vita e diffondere una cultura della pace può togliere terreno alla paura, che in questo tempo difficile rischia di prevalere nelle scelte di tanti.
In Bielorussia nuova condanna a morte dopo lo stop alle sanzioni Ue
La condanna è stata emessa nei confronti di Sergei Khmelevsky, per cinque capi d’imputazione, di cui tre per omicidio. Appena un giorno dopo che l’Unione europea ha posto fine alle sanzioni contro Minsk in Bielorussia è stata pronunciata una nuova sentenza di morte.
L’Ue invita la Bielorussia, “unico Paese in Europa ad applicare ancora la pena di morte”, a “prendere parte alla moratoria globale come primo passo verso l’abolizione della pena capitale”. Si ribadisce inoltre in una nota che “L’Unione europea si oppone all’uso della pena di morte, una punizione crudele, che non riesce a fungere da deterrente”.
Dagli anni Novanta in Bielorussia sono state condannate a morte oltre 400 persone. L'Ue invita la Bielorussia a commutare queste sentenze e ad avviare un serio ripensamento sull'uso di tale strumento giuridico.
sabato 13 febbraio 2016
IX Congresso Internazionale dei ministri della giustizia. Per un mondo senza la pena di morte
Con il sostegno di:
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Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi
Camera dei Deputati
Via di Campo Marzio, 78 - Roma
Lunedì 22 Febbraio 2016 ore 10.00 - 13.30
L'ingresso in sala inizierà alle ore 09.15
Per partecipare al convegno è necessario confermare entro venerdì 19 febbraio 2016 la propria adesione a info@santegidio.org
Per informazioni: 39 06.585661
Il protocollo della Camera dei deputati, per l'ingresso all'aula, richiede agli uomini di indossare la giacca
Intervengono
Giovanni Canzio, Presidente della Corte di Cassazione
Mario Giro, Viceministro degli Esteri
Peter M. Huber, Giudice della Corte costituzionale - Germania
Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant'Egidio
Patrick Klugman, Vice sindaco di Parigi, Delegato alla Francofonia e agli Affari internazionali - Francia
Mario Marazziti, Presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei deputati
Reinhard Marx, Cardinale, Arcivescovo di Monaco e Frisinga, presidente della Conferenza episcopale tedesca
Andrea Orlando, Ministro della Giustizia
Jean-Louis Ville, Capo divisione Diritti umani, Commissione europea
giovedì 11 febbraio 2016
Mattarella all'ONU: il "ruolo chiave" dell'Italia verso l'abolizione della pena di morte.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella all'ONU ha incontra il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon con il quale ha affrontato i temi sopratutto inerenti ai diritti umani, global goals, migranti e crisi rifugiati, cambiamento climatico e obiettivi di sviluppo per il 2030.
Nel corso dell'incontro il segretario generale dell'ONU ha ringraziato per il ruolo che l’Italia ha svolto e svolge tuttora nel supportare la campagna per l’abolizione universale della pena di morte.
Mattarella all’ONU oltre al presidente dell’Assemblea Generale, ha incontrato il danese Mogens Lykketoft. Nel corso dell'incontro si è parlato di Libia e poi anche della interminabile crisi in Siria, e dei negoziati che dovrebbero riprendere a Ginevra il 25 febbraio.
mercoledì 10 febbraio 2016
Lo Sri Lanka commuta 34 condanne a morte in carcere a vita
Pena di morte: Colombo– Buone notizie dallo Sri Lanka per la pena di morte: in seguito ad una serie di raccomandazioni espresse nel paese asiatico da una commissione nominata per esaminare le condanne a morte di diversi detenuti, si è deciso di convertire la pena capitale di 34 di questi detenuti in carcere a vita.
Il Presidente Maithripala Sirisena ha adottato tale decisione dopo aver preso in considerazione le relazioni sui 34 detenuti presentate dalla commissione che era stata istituita dall’ex presidente.
La commissione ha inoltre completato le relazioni su altri 60 detenuti nel braccio della morte e anche questi rapporti saranno
consegnati al Presidente per essere valutati, ha detto alla stampa locale un membro della commissione.
Dal momento che nello Sri Lanka la pena di morte non viene applicata, un problema è sorto relativamente ai detenuti nel braccio della morte.
Gruppi per i diritti umani hanno esortato il governo dello Sri Lanka a non applicare le condanne capitali, nonostante le pressioni da parte di alcuni gruppi e individui a seguito di un’ondata di omicidi nel Paese.
Il Presidente Maithripala Sirisena ha adottato tale decisione dopo aver preso in considerazione le relazioni sui 34 detenuti presentate dalla commissione che era stata istituita dall’ex presidente.
La commissione ha inoltre completato le relazioni su altri 60 detenuti nel braccio della morte e anche questi rapporti saranno
consegnati al Presidente per essere valutati, ha detto alla stampa locale un membro della commissione.
Dal momento che nello Sri Lanka la pena di morte non viene applicata, un problema è sorto relativamente ai detenuti nel braccio della morte.
Gruppi per i diritti umani hanno esortato il governo dello Sri Lanka a non applicare le condanne capitali, nonostante le pressioni da parte di alcuni gruppi e individui a seguito di un’ondata di omicidi nel Paese.
sabato 6 febbraio 2016
Dal braccio della morte del Texas: annullata la condanna di Hector Garcia
Grande gioia per tutti gli amici di penna di Hector Garcia, la sua condanna a morte è stata annullata!
Hector Garcia è nostro amico da tanti anni, attraverso lettere e visite. Oggi ha 54 anni e ne ha trascorsi 25 nel braccio della morte del Texas.
Ora la sua pena è commutata in pena perpetua.
Hector Garcia è nostro amico da tanti anni, attraverso lettere e visite. Oggi ha 54 anni e ne ha trascorsi 25 nel braccio della morte del Texas.
Ora la sua pena è commutata in pena perpetua.
USA: BERNIE SANDERS DICE NO ALLA PENA DI MORTE
SCONTRO TRA HILLARY CLINTON E BERNIE SANDERS ANCHE SULLA PENA DI MORTE
Lei: "Basta calunnie". Lui: "Rappresenti l'establishment" Tweet Bernie Sanders e Hillary Clinton
05 febbraio 2016 È un vero duello, con toni accesi, a volte caustici, quello che si è consumato in diretta tv tra Hillary Clinton e Bernie Sanders nel New Hampshire, alla vigilia di primarie per la Casa Bianca che vedono il senatore del Vermont largamente in testa ai sondaggi (58% a 38%). La ex segretario di Stato ha mostrato gli artigli non solo accusando il senatore di vendere utopie ma anche di continuare a dipingerla con una ''ingegnosa calunnia'' come una candidata corrotta al soldo di Wall Street. ''Non penso che questi attacchi attraverso insinuazioni e allusioni siano degni di lei. Quando è troppo è troppo, se ha qualcosa da dire, lo dica direttamente'', ha incalzato, assicurando di non aver mai cambiato un voto per un dono ricevuto. Ma Sanders non si è lasciato intimidire, rinfacciandole le banche dietro ai super pac (comitati di raccolta fondi) che la sostengono: ''C'è una ragione per la quale questa gente sta iniettando una grande quantità di denaro nel nostro sistema politico, stanno minando la democrazia americana e consentendo al Congresso di rappresentare i donatori ricchi e non le famiglie di lavoratori di questo Paese''. ''La classe media ha salvato Wall Street quando è stato necessario, ora è arrivato il momento che Wall Street aiuti la middle class'', ha proseguito, indicando Hillary come la rappresentante dell'establishment e se stesso come paladino degli americani comuni. I due candidati hanno litigato ancora non solo su chi è davvero progressista ma anche su chi rappresenta meglio il partito Democratico: Sanders ritiene che la sua visione liberale sia degna della nomination del partito Democratico anche se ha speso la sua carriera politica come indipendente e auspica cambiamenti nel partito per renderlo piu' vicino alla working class. L'ex first lady gli ha risposto che pero' molti democratici eletti nel Vermont, lo Stato di Sanders, appoggiano lei. Uniti spesso dagli obiettivi, come il miglioramento della sanita' e dell'accesso al sistema scolastico, i due rivali sono apparsi divisi su come raggiungerli. ''Non faccio promesse che non posso mantenere'', ha sottolineato la pragmatica Hillary, sostenendo che nelle proposte di Sanders i conti non tornano. Ma il senatore, piu' sognatore e idealista, ritiene che le sue promesse di una assistenza sanitaria e di una universita' gratis per tutti, gia' esistenti in altri Paesi europei, siano raggiungibili, tassando di piu' Wall Street. Quando il duello tv ha virato sulla politica estera, l'ex segretario di Stato ha fatto valere la sua maggiore esperienza. Sanders l'ha ammesso, ma ha ricordato che l'esperienza non basta, occore anche la capacita' di giudizio: un modo per rinfacciare a Hillary il suo voto a favore della guerra in Iraq. Questa volta pero' l'ex first lady ha reagito bene: un voto nel 2002 non e' un piano per sconfiggere l'Isis, si e' difesa, ammonendo che ora l'attenzione va posta su come battere il terrorismo di oggi. Entrambi comunque hanno escluso l'invio di truppe in grande scala nel Medio Oriente. La Clinton ha poi frenato su una immediata normalizzazione dei rapporti con l'Iran, mentre Sanders e' piu' favorevole ad accelerare. I due sono apparsi divisi anche sulla pena di morte, un tema finora mai affrontato nella campagna elettorale: lei la ritiene una ''punizione adeguata'' per ''un certo numero di crimini molto limitato e particolarmente efferati'', anche se si dice ''profondamente in disaccordo con il modo in cui molti stati la stanno attuando'', mentre il senatore 'socialista' ritiene che lo Stato non dovrebbe essere ''parte di un omicidio''. Distanti anche nell'appello finale: ''passionale'' Sanders, che ha invocato una rivoluzione politica in cui ''milioni di persone combattono e dicono ad alta voce che il governo e' per tutti gli americani e non solo per un pugno di donatori ricchi; piu' razionale Hillary, che ha chiesto agli elettori del New Hampshire di portare alle urne non solo i loro cuori ma anche le loro teste.
See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Usa-2016-
Lei: "Basta calunnie". Lui: "Rappresenti l'establishment" Tweet Bernie Sanders e Hillary Clinton
05 febbraio 2016 È un vero duello, con toni accesi, a volte caustici, quello che si è consumato in diretta tv tra Hillary Clinton e Bernie Sanders nel New Hampshire, alla vigilia di primarie per la Casa Bianca che vedono il senatore del Vermont largamente in testa ai sondaggi (58% a 38%). La ex segretario di Stato ha mostrato gli artigli non solo accusando il senatore di vendere utopie ma anche di continuare a dipingerla con una ''ingegnosa calunnia'' come una candidata corrotta al soldo di Wall Street. ''Non penso che questi attacchi attraverso insinuazioni e allusioni siano degni di lei. Quando è troppo è troppo, se ha qualcosa da dire, lo dica direttamente'', ha incalzato, assicurando di non aver mai cambiato un voto per un dono ricevuto. Ma Sanders non si è lasciato intimidire, rinfacciandole le banche dietro ai super pac (comitati di raccolta fondi) che la sostengono: ''C'è una ragione per la quale questa gente sta iniettando una grande quantità di denaro nel nostro sistema politico, stanno minando la democrazia americana e consentendo al Congresso di rappresentare i donatori ricchi e non le famiglie di lavoratori di questo Paese''. ''La classe media ha salvato Wall Street quando è stato necessario, ora è arrivato il momento che Wall Street aiuti la middle class'', ha proseguito, indicando Hillary come la rappresentante dell'establishment e se stesso come paladino degli americani comuni. I due candidati hanno litigato ancora non solo su chi è davvero progressista ma anche su chi rappresenta meglio il partito Democratico: Sanders ritiene che la sua visione liberale sia degna della nomination del partito Democratico anche se ha speso la sua carriera politica come indipendente e auspica cambiamenti nel partito per renderlo piu' vicino alla working class. L'ex first lady gli ha risposto che pero' molti democratici eletti nel Vermont, lo Stato di Sanders, appoggiano lei. Uniti spesso dagli obiettivi, come il miglioramento della sanita' e dell'accesso al sistema scolastico, i due rivali sono apparsi divisi su come raggiungerli. ''Non faccio promesse che non posso mantenere'', ha sottolineato la pragmatica Hillary, sostenendo che nelle proposte di Sanders i conti non tornano. Ma il senatore, piu' sognatore e idealista, ritiene che le sue promesse di una assistenza sanitaria e di una universita' gratis per tutti, gia' esistenti in altri Paesi europei, siano raggiungibili, tassando di piu' Wall Street. Quando il duello tv ha virato sulla politica estera, l'ex segretario di Stato ha fatto valere la sua maggiore esperienza. Sanders l'ha ammesso, ma ha ricordato che l'esperienza non basta, occore anche la capacita' di giudizio: un modo per rinfacciare a Hillary il suo voto a favore della guerra in Iraq. Questa volta pero' l'ex first lady ha reagito bene: un voto nel 2002 non e' un piano per sconfiggere l'Isis, si e' difesa, ammonendo che ora l'attenzione va posta su come battere il terrorismo di oggi. Entrambi comunque hanno escluso l'invio di truppe in grande scala nel Medio Oriente. La Clinton ha poi frenato su una immediata normalizzazione dei rapporti con l'Iran, mentre Sanders e' piu' favorevole ad accelerare. I due sono apparsi divisi anche sulla pena di morte, un tema finora mai affrontato nella campagna elettorale: lei la ritiene una ''punizione adeguata'' per ''un certo numero di crimini molto limitato e particolarmente efferati'', anche se si dice ''profondamente in disaccordo con il modo in cui molti stati la stanno attuando'', mentre il senatore 'socialista' ritiene che lo Stato non dovrebbe essere ''parte di un omicidio''. Distanti anche nell'appello finale: ''passionale'' Sanders, che ha invocato una rivoluzione politica in cui ''milioni di persone combattono e dicono ad alta voce che il governo e' per tutti gli americani e non solo per un pugno di donatori ricchi; piu' razionale Hillary, che ha chiesto agli elettori del New Hampshire di portare alle urne non solo i loro cuori ma anche le loro teste.
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martedì 2 febbraio 2016
Singapore: la situazione dei diritti umani all’esame delle Nazioni Unite
di Riccardo Noury - Amnesty International (sito)
lunedì 1 febbraio 2016
Singapore: la situazione dei diritti umani all'esame delle Nazioni Unite
Mercoledì scorso il Consiglio Onu dei diritti umani ha esaminato la situazione dei diritti umani a Singapore, l’isola-stato asiatica a lungo governata da Lee Kuan Yew, morto nel marzo 2015.
Nonostante una serie di riforme avviate nel 2012 in favore di una maggiore discrezionalità dei giudici nell’imporre la pena capitale, questa continua a essere applicata seppur saltuariamente: la moratoria introdotta nel 2012 è stata sospesa due anni dopo e da allora vi sono state quattro esecuzioni.
Tra l’altro, tra le pene alternative alla condanna a morte a disposizione del giudice, oltre all’ergastolo è prevista la fustigazione, sanzione crudele inumana e degradante contemplata per numerosi reati tra cui le violazioni alla Legge sull’immigrazione e il vandalismo.
La libertà d’espressione è limitata da una serie di leggi: sulle pubblicazioni indesiderabili, sulla stampa quotidiana, sulle emissioni radio-televisive e sulle produzioni cinematografiche. Si sta anche inasprendo la repressione online.
Restano in vigore molte altre leggi restrittive, come quella del 2009 sull’ordine pubblico che tratta alla stregua di manifestazione non autorizzata anche la protesta di una singola persona. La legge sulle associazioni vieta la registrazione alle organizzazioni della società civile giudicate “indesiderabili” o “contrarie all’interesse nazionale”. Le leggi sulla sedizione e per la protezione dalle minacce sono talora utilizzate per intentare processi penali per diffamazione nei confronti di oppositori e voci critiche.
La legge sulla sicurezza interna (in vigore sin dal 1963, quando Singapore faceva ancora parte della Malaysia e poi rimasta in vigore) continua a consentire la detenzione senza accusa né processo fino a due anni e ha un raggio d’azione ben più ampio della sovversione e della violenza politica.
Infine, le lavoratrici domestiche straniere restano escluse dalle garanzie previste dalla Legge sull’impiego di manodopera straniera e subiscono violenze e sfruttamento.
lunedì 1 febbraio 2016
Singapore: la situazione dei diritti umani all'esame delle Nazioni Unite
Mercoledì scorso il Consiglio Onu dei diritti umani ha esaminato la situazione dei diritti umani a Singapore, l’isola-stato asiatica a lungo governata da Lee Kuan Yew, morto nel marzo 2015.
Nonostante una serie di riforme avviate nel 2012 in favore di una maggiore discrezionalità dei giudici nell’imporre la pena capitale, questa continua a essere applicata seppur saltuariamente: la moratoria introdotta nel 2012 è stata sospesa due anni dopo e da allora vi sono state quattro esecuzioni.
Tra l’altro, tra le pene alternative alla condanna a morte a disposizione del giudice, oltre all’ergastolo è prevista la fustigazione, sanzione crudele inumana e degradante contemplata per numerosi reati tra cui le violazioni alla Legge sull’immigrazione e il vandalismo.
La libertà d’espressione è limitata da una serie di leggi: sulle pubblicazioni indesiderabili, sulla stampa quotidiana, sulle emissioni radio-televisive e sulle produzioni cinematografiche. Si sta anche inasprendo la repressione online.
Restano in vigore molte altre leggi restrittive, come quella del 2009 sull’ordine pubblico che tratta alla stregua di manifestazione non autorizzata anche la protesta di una singola persona. La legge sulle associazioni vieta la registrazione alle organizzazioni della società civile giudicate “indesiderabili” o “contrarie all’interesse nazionale”. Le leggi sulla sedizione e per la protezione dalle minacce sono talora utilizzate per intentare processi penali per diffamazione nei confronti di oppositori e voci critiche.
La legge sulla sicurezza interna (in vigore sin dal 1963, quando Singapore faceva ancora parte della Malaysia e poi rimasta in vigore) continua a consentire la detenzione senza accusa né processo fino a due anni e ha un raggio d’azione ben più ampio della sovversione e della violenza politica.
Infine, le lavoratrici domestiche straniere restano escluse dalle garanzie previste dalla Legge sull’impiego di manodopera straniera e subiscono violenze e sfruttamento.
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