Cresce la diplomazia umanitaria. Un successo di cui essere orgogliosi.
Per la quinta volta consecutiva cresce il no alla pena di morte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Dopo la svolta della prima approvazione di una Risoluzione per una moratoria universale approvata per la prima volta 13 anni dopo il primo tentativo, non riuscito nel 1993, con 103 voti nel novembre 2007.
Ieri notte, ora italiana, 114 stati su 193 hanno votato in Terza Commissione al Palazzo di Vetro a favore della nuova Risoluzione, che è stata co-sponsorizzata da 94 stati membri, il più alto numero mai registrato nella storia dell’ONU. Le astensioni sono state 36 e 34 i voti contrari. 9 gli assenti. Due anni fa 111 erano stati i voti a favore e 5 i contrari.
“Il mondo conferma che la pena di morte, se lo è mai stato, è uno strumento di giustizia del passato. E che non c’è giustizia senza vita. Perché la giustizia che uccide smette di essere giustizia. E’ un passo avanti importante sulla via del rispetto di una soglia più alta dei diritti umani perché la grande parte dei paesi del mondo affermano che la pena di morte non è solo un affare interno ai singoli paesi, ma tocca il rispetto dei diritti umani”, ha dichiarato Mario Marazziti, presidente del Comitato per i diritti umani della Camera dei deputati e membro della task force della Farnesina per promuovere la campagna mondiale contro la pena capitale creata da Federica Mogherini.
“ E’ il frutto di un metodo nuovo di lavoro, e di sinergia tra governi e le maggiori ONG del mondo, con un ruolo intelligente dell’Italia in prima fila, rinnovato dalle scelte del governo e di politica estera che hanno messo la diplomazia umanitaria tra le priorità, come ha confermato Matteo Renzi all’ONU a settembre e il ministro degli esteri Gentiloni pochi giorni fa alle Camere. L'ho potuto verificare in occasione del Summit "No Justice Without Life" e delle iniziative fatte con parlamentari giapponesi e forze sociali all'interno del Parlamento giapponese, promossi dalla comunità di Sant'Egidio e dall'Italia, con l'Unione Europea, della zona Asia Pacific, poche settimane fa.
E' il frutto di un grande lavoro della Missione italiana all'ONU, in coordinamento con le altre ambasciate europee e di paesi credibili nelle proprie aree in questo campo.
“I nuovi voti a favore vengono da paesi come Eritrea, Suriname, Fiji e Niger, e significativi passi avanti sono le astensioni di Myanmar e Bahrain. Il passo indietro di Papua Nuova Guinea è stato fortemente stigmatizzato dai vescovi. E si conferma il si di paesi come il Centrafrica, la Guinea.
“Il voto non è vincolante, ma segna uno standard sotto il quale diventa imbarazzante per i paesi retenzionisti rimanere.
“Il lavoro straordinario per la pace preventiva e per ridurre la violenza della guerra civile della Comunità di Sant’Egidio in paesi come Niger, Guinea, Centrafrica e in molti paesi africani, compresa l’Eritrea – con il sostegno italiano e dell’UE - danno grandi frutti. Come pure il lavoro in Suriname e altrove di Nessuno Tocchi Caino, o a Myanmar e in altri paesi del mondo di Amnesty International e della Coalizione mondiale contro la Pena di Morte.
Il consolidamento dei voti favorevoli e delle astensioni nei Caraibi e in Asia e corrisponde al grande lavoro che stiamo facendo in quell’area, dalle Filippine a Portorico.
E’ il metodo della “sinergia umanitaria” che ha uno stile molto italiano ed europeo, non invasivo, efficace.
Adesso il voto finale dell’Assemblea Generale previsto per dicembre: una occasione in più per i paesi che ancora hanno la pena di morte nel loro ordinamento per decidere una moratoria di legge e un percorso verso l’abolizione.
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti sono graditi. La redazione si riserva di moderare i commenti che non contribuiscono alla rispettosa discussione dei temi trattati