mercoledì 31 dicembre 2014

L’Arcivescovo indonesiano di Jakarta si schiera contro la Pena di Morte

Mons. Ignatius Suhario
Nel giorno di Natale la voce della chiesa indonesiana si aggiunge al fronte abolizionista. 
La conferenza stampa del 25 dicembre nella cattedrale di Jakarta. 

Il presidente Joko Widodo detto Jokowi ha affermato che non concederà il perdono ai trafficanti di droga. Jokowi  ha inoltre dichiarato che non concederà la grazia alle decine di condannati a morte coinvolti per lo stesso reato.

Si differenzia da questa posizione l’arcivescovo di Jakarta Ignatius Suhario. Secondo Mons. Ignatius nell’insegnamento della Chiesa non è presente la condanna a morte. Nel corso di una conferenza stampa tenuta presso la cattedrale di Jakarta proprio il giorno di Natale, l'arcivescovo ha affermato: “ Io credo, che nell’insegnamento della Chiesa non è concepita la pena capitale. Non c’è nessuno che abbia diritto sulla
Il presidente dell'Indonesia Jokowi
vita di un altro”. Mons. Ignatius non ha negato che vi siano molti di paesi che applicano la pena di morte, ma a suo parere, ha così aggiunto: "ogni paese che abbia nel suo ordinamento la pena capitale, ha delle proprie regole selettive. E in ogni caso l’Indonesia nell’applicazione della pena capitale è rimasta indietro". Ha poi proseguito nella sua dichiarazione affermando che "anche secondo gli avvocati della difesa, gli interrogatori così come effettuati nel presente sistema giuridico, non sono così evoluti, sono infatti ancora presenti le torture. Questo non è giusto.  Inoltre se si vuole creare un deterrente al crimine non si può adottare l’esecuzione capitale” ha così chiarito.  L’Arcivescovo Ignatius Suhario ha poi proseguito sostenendo che il governo dovrebbe rivedere l'impatto dell'applicazione della pena di morte. Secondo l’arcivescovo non c’è garanzia che nell’applicazione della pena capitale si limiti il livello della criminalità: “Quello che vorrei dire, è che la stessa condanna commisurata al reato commesso non risolve il problema. La pena capitale non diminuisce il livello di criminalità. La teoria che la pena capitale sia un deterrente non è mai stata provata” .


Il governo ha affermato che eseguirà 5 delle 64 condanne a morte per casi di droga, tutte persone a cui è stata negata clemenza, che hanno ricevuto la condanna dal verdetto, che di per sé ha già un valore legale permanente. Il Presidente ha incaricato i funzionari di svolgere il processo legale correttamente. Il ministro Tejo Edy Purdjianto presso l'Ufficio presidenziale di Jakarta, ha dichiarato che il Presidente Jokowi vuole mantenere la sua promessa che il governo sarà fermo nell'applicazione della legge. Per quanto riguarda il numero di condannati a morte, secondo il Ministro Tejo ha confermato che sono presenti 64 condannati a morte, sia indonesiani che stranieri, ma che la condanna è giuridicamente vincolante per 5 condannati e che l'esecuzione è in attesa di una lettera del procuratore generale e la firma del presidente.   

venerdì 19 dicembre 2014

Il parlamento del Madagascar ha abolito la pena di morte


Il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, il parlamento ha abolito la pena di morte. Il Madagascar è il 18esimo paese abolizionista dell'Unione africana e il 99esimo abolizionista totale a livello mondiale.


ANTANANARIVO – Il parlamento del Madagascar ha abolito la pena di morte. Il Madagascar è il 18esimo paese abolizionista dell’Unione africana e il 99esimo abolizionista totale a livello mondiale. Il voto e’ simbolicamente arrivato il 10 dicembre, per coincidere con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.

Sono anni, dal 1958, ancora in epoca coloniale, che il Madagascar non effettua piu’ esecuzioni e tuttavia la pena capitale era rimasta nei suo codici anche se di routine ogni condanna a morte veniva commutata nel carcere a vita. “Ci sono state discussioni molto intense, ma alla fine l’abolizione e’ arrivata all’unanimità, 99 a zero”, ha detto il presidente del Parlamento Jean Max Rakotomamonjy. Soddisfazione per il voto “storico” e’ stata espressa dall’Unione Europea.

La nuova legge sancisce che “nessuno pup’ essere messo a morte” e sostituisce la pena capitale con i lavori forzati a vita. 
http://www.onuitalia.com/

Pena di morte, quinta risoluzione dell’Onu per una moratoria universale



 Gentiloni: «Un successo per l'Italia e per i diritti umani». Il primo testo fu adottato nel 2007, il nostro paese sempre in prima linea.

L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto ieri per la quinta volta – la prima fu nel 2007 – di porre fine all’uso della pensa di morte con il passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica.

La nuova Risoluzione è stata adottata con il numero record di 117 voti a favore, 6 in più rispetto alla Risoluzione di due anni fa e il più basso dei voti contrari 38. Per la prima volta c’è stata la cosponsorizzazione della Sierra Leone e il voto a favore del Niger.

Giornata storica dunque,  il voto espresso nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Risoluzione per la Moratoria Universale delle esecuzioni capitali ha fatto un nuovo passo avanti e
cresce il consenso mondiale per la moratoria sulla pena di morte. 

Una importante novità riguarda l’invito agli Stati ad assicurare il diritto all’assistenza consolare ai cittadini stranieri coinvolti in processi in cui rischiano la pena di morte. Molto soddisfatto il ministro degli esteri che, in un tweet ha scritto che si tratta di «un successo per l’Italia e i diritti umani». Gentiloni ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio, Amnesty International Italia e Nessuno Tocchi Caino, «parti attive della task force costituita alla Farnesina dallo scorso luglio». 

Analisi del voto:
CONTRARI: In sette anni passano da 52 a 36 paesi (-27%)
FAVOREVOLI: I Paesi favorevoli sono aumentati di 18 unità
Myanmar Sempre contrario, questa volta si astiene
Uganda Sempre contrario, questa volta si astiene
Grenada- Sempre contrario, questa volta non è presente
Fiji Sempre astenuto, questa volta vota a favore
Eritrea Sempre astenuto, questa volta vota a favore
Suriname Vota a favore per la prima volta
Guinea Equatoriale Vota a favore per la prima volta
Tonga Sempre contrario o assente, questa volta si astiene



giovedì 18 dicembre 2014

George Stinney condannato a morte a 14 anni

Dopo 70 anni un giudice dimostra che era innocente.

Nel braccio della morte a 14 anni, ma dopo 70 anni scoprono che era innocente. È la storia di George Stinney, un ragazzo di colore condannato nel 1944 per l'uccisione di due bambine bianche, dalle autorità del South Carolina. Una sentenza sbagliata, che però è stat eseguita e ha portato alla morte del giovane. Oggi però a 70 anni di distanza, la giustizia restituisce a George almeno l'innocenza, se non la vita.

Lo ha deciso la giudice Carmen Mullen, affermando che lo Stato fece una grande ingiustizia uccidendo il ragazzo a meno di due mesi dalla condanna e a sole 12 settimane dall'arresto. Stinney, ha affermato Mullen, ebbe un processo ingiusto, nel corso del quale fu impossibile stabilire la sua colpevolezza o innocenza. Il ragazzo fu la persona più giovane giustiziata negli Stati Uniti nel XX secolo. Le due bambine bianche, rispettivamente di 7 e 11 anni, furono picchiate alla testa con una sbarra di ferro.

Stinney fu arrestato dopo che alcuni testimoni avevano riferito di averlo visto raccogliere fiori insieme alle due vittime. Dopo l'arresto il ragazzo non poté vedere i genitori e successivamente le autorità riferirono che aveva confessato. A gennaio Mullen aveva ascoltato le testimonianze del fratello e delle sorelle di Stinney, di una persona coinvolta nelle ricerche delle bambine e di esperti che hanno messo in dubbio i risultati dell'autopsia e la confessione del ragazzo.

http://www.huffingtonpost.it/

Benigni torna a parlare di pena di morte


Benigni e I Dieci Comandamenti: 

Un estratto sul Quinto Comandamento: Non Uccidere

"Dobbiamo credere che sia possibile un mondo in cui non si uccida mai. 
E col Quinto comandamento, Dio ci chiede di scegliere tra la vita e la morte. E non abbiamo ancora scelto di non estinguerci: una guerra mondiale oggi ci distruggerebbe.... Perché alcuni Stati conservano la pena di morte? Per dirci che in fondo siamo crudeli... che siamo assassini anche noi. 
Perché si insiste sul delitto del fratello? Per sottolineare che chiunque si uccida è un proprio fratello. E ciascuno di noi è unico. Chi uccide qualcuno, uccide qualcosa di irripetibile... Dio sa contare sempre fino a uno, non importa quanti siamo i delitti. Uno è sempre unico. Chi uccide, uccide se stesso. E il peggiore è chi permette che si uccida...
Diciamo che siamo partiti bene, come umanità: come ci è stato dato il libero arbitrio la prima cosa fatta è stato l'omicidio. Caino e Abele, insomma. I quali non avevano mai parlato: i rischi dell'incomunicabilità...
Il secolo scorso è quello più omicida. E' quello in cui è nato 'il crimine verso l'umanità'... E si inizia con Non Uccidere. E le Tavole della Legge è il primo codice che contiene in maniera esplicita questo divieto. Non è un caso che sia quello che, paradossalmente, ha incontrato più resistenze. Quasi come se si ledesse il 'diritto all'omicidio'"...



giovedì 4 dicembre 2014

Buona notizia! Il 5° Circuito della Corte d'Appello concede un rinvio a Scott Panetti


Una corte d'appello federale ha rinviato l'esecuzione di Scott Panetti condannato a morte in Texas. L'esecuzione doveva avere luogo questa sera. Sono stati presi in considerazione gli argomenti sulla sua malattia mentale presentati dagli avvocati per cercare di impedire la sua esecuzione.  

A Scott Panetti è stato diagnosticato un disturbo di schizofrenia nel 1978 , malgrado questo era stata fissata la data per l'esecuzione tramite iniezione letale.

Anche l'Onu da Ginevra si era espresso contro lo stato del Texas per chiedere di risparmiare la vita all'uomo malato mentale. I due esperti delle Nazioni Unite sulle esecuzioni arbitrarie e la tortura avevano chiesto alle autorità texane di fermare l’iniezione letale. Christof Heyns, l’esperto Onu sulle esecuzioni sommarie e arbitrarie, aveva sostenuto che l’esecuzione di Panetti “avrebbe violato le salvaguardie che impediscono l’applicazione della pena capitale a individui con disabilita’ psicosociali: si sarebbe dunque trattato di una esecuzione arbitraria”. E anche Juan Mendez, lo Special Rapporteur sulla tortura, aveva ricordato che “la legge internazionale considera l’imposizione della pena di morte su persone con disabilita’ mentali una violazione del bando della tortura e di altre punizioni o trattamenti inumani e crudeli”.

I vescovi cattolici del Texas hanno apprezzato la decisione della Corte d’Appello di sospendere in extremis l’esecuzione del malato mentale Scott Panetti. In un comunicato la conferenza episcopale texana ha ribadito che i vescovi da tempo «insegnano che la pena di morte è immorale e hanno sollevato con forza l’opportunità di esercitare clemenza nei confronti di un uomo a cui molti medici hanno diagnosticato gravi infermità mentali». Secondo i vescovi, anziché sul lettino dell’iniezione letale, Panetti dovrebbe essere trasferito in una istituzione specializzata nella cura dei suoi disturbi. «Il rinvio dell’esecuzione – si legge nel comunicato – consentirà ai legali del condannato di sostenere che la sua esecuzione violerebbe i principi della Costituzione che bandiscono le punizioni inusuali e crudeli».

Video Story - Citiesforlife 2014


martedì 2 dicembre 2014

da Famiglia Cristiana l'invito a firmare gli Appelli Urgenti. Esecuzioni imminenti


Scott Panetti, Texas death row
di Stefano Pasta

Uno negli Stati Uniti, la cui pena capitale è fissata per il 3 dicembre. L’altro in Bielorussia, potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento. Entrambi soffrono di turbe psichiche, ma nemmeno questo ha impedito la condanna. La Comunità di Sant’Egidio si mobilita per evitare loro il patibolo. E chiede di sottoscrivere l’appello.

Firma anche tu gli appelli urgenti: http://nodeathpenalty.santegidio.org/pageID/240/Appelli_urgenti.html

Il 30 novembre, Giornata mondiale in ricordo della prima abolizione della pena di morte in uno Stato (il Granducato di Toscana nel 1786), duemila città del mondo hanno aderito all’iniziativa “Città per la vita” della Comunità di Sant’Egidio, illuminando un monumento contro il boia.

Dal Colosseo di Roma al Cristo Redentore di Rio de Janeiro, da Lisbona a Betlemme, da Boston a Manila, da Hong Kong a tante capitali africane, in un’alleanza che ha unito amministrazioni locali e società civile. Ogni anno, il numero di adesioni cresce, così come avanza il cammino per cancellare la pena di morte dalla faccia della Terra.

Lo scorso 21 novembre, la III Commissione delle Nazioni Unite ha votato una nuova risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni con 114 voti a favore su 193, cioè quattro in più rispetto a quella del 2012. Del resto, quando nel 1945 venne fondata l’Onu, solo 8 degli allora 51 Stati membri avevano abolito la pena capitale dal proprio ordinamento, mentre ora il numero degli abolizionisti per tutti i reati è 95, che sale a 137 considerando i Paesi che l’hanno abolita nella prassi.

Anche Papa Francesco è recentemente intervenuto per sostenere questo cammino verso la vita: «Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà», ha detto, «sono chiamati a lottare per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia».

Gli appelli urgenti per Scott Panetti, 56 anni, la cui esecuzione è prevista per domani 3 dicembre. Edward Lykov, 53 anni, potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento. Entrambi soffrono di disturbi psichici.
http://www.famigliacristiana.it/

Proprio in questi giorni arriva dalla Comunità di Sant’Egidio un appello a mobilitarsi, sottoscrivendo e diffondendo la petizione, contro due omicidi di Stato. Per Scott Panetti, 56 anni, è già iniziato il conto alla rovescia che lo porterà, il 3 dicembre, al patibolo nel braccio della morte di Huntsville, in Texas. Lo Stato americano in testa per il numero di esecuzioni ucciderà per iniezione letale un malato di mente per un assassinio di 22 anni fa.


Edward Lykov, Bielorussia
Nel 1992, Scott Panetti si rade i capelli a zero, indossa una divisa militare ed esce di casa. Va nell’abitazione dei suoceri e li uccide per aver dato rifugio all’ex moglie e alla figlia di tre anni, che l’avevano lasciato per i suoi comportamenti violenti legati all’alcool. Poi si consegna alla polizia dicendo di aver agito sotto il controllo del «Sergente» e «le risate del demonio». Al processo, si presenta con un vestito viola da cowboy e rifiuta l’avvocato per difendersi da solo; chiama a deporre alcuni testimoni morti da anni, insieme al Papa, Gesù Cristo e John Fitzgerald Kennedy. Negli 11 anni precedenti l’omicidio, infatti, era già stato ricoverato 14 volte per problemi psichiatrici e aveva una diagnosi per schizofrenia. L’ex moglie stessa, scrisse alla Corte che Scott, nonostante gli avesse distrutto la vita, non doveva essere condannato a morte a causa delle sue condizioni mentali. Eppure, la scelta dei giudici fu per la pena capitale.

Nel 2004, il giorno prima dall’esecuzione, l’iniezione venne bloccata, mentre nel 2007 la Corte Suprema concesse il riesame del caso. L’anno dopo, il verdetto fu però il ripristino della pena capitale perché, disse il giudice, «Panetti era malato di mente quando commise il crimine e lo è ancora adesso. Ma aveva chiaro il nesso tra il suo crimine, la sentenza prevista per quel crimine e il nesso causale retributivo tra il primo e la seconda».

Tuttora, il dead man walking, “il morto che cammina” come chiamano negli Usa i detenuti nel braccio della morte, sente le voci ed è convinto che la direzione del carcere gli abbia impiantato un sistema d’intercettazione nei denti. Per l’annullamento della sua condanna, si sono appellati al Governatore Rick Perry psichiatri, ex togati, pubblici ministeri, l’Unione Europea, pastori evangelici e vescovi cattolici. Eppure, senza che il suo stato mentale fosse riesaminato, la scorsa settimana la Corte d’appello del Texas ha confermato l’omicidio di Stato per il 3 dicembre, con un voto di stretta misura dei giudici (5 a 4). Il New York Times ha scritto in un editoriale: «Una società civile non dovrebbe mettere a morte nessuno. Ma certamente non può pretendere di aderire ad alcuno standard morale accettabile di colpevolezza se uccide qualcuno come Scott Panetti».

L’altro appello lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio riguarda invece la Bielorussia del dittatore Lukashenko, l’unica nazione in Europa che continua a uccidere per legge e dove vige ancora il segreto di Stato, retaggio della tradizione sovietica, e le notizie filtrano dalle prigioni tramite i parenti dei giustiziati o le organizzazioni internazionali molto tempo dopo la morte del detenuto.

Per questo si sa che è imminente, ma non se ne conosce la data, l’esecuzione di Eduard Lykov, 53 anni, un uomo con evidenti turbe mentali e da sempre dedito all’alcol, accusato di aver commesso cinque omicidi. Il suo processo ha suscitato dubbi, specialmente per i consigli dei suoi avvocati, che ad alcuni parvero più propensi ad accorciare i tempi del procedimento che a difendere seriamente l’imputato. Potrebbe essere ucciso in qualsiasi momento, senza preavviso. Il 30 novembre, per Eduard e gli altri detenuti nel braccio della morte, la Comunità di Sant’Egidio ha promosso una veglia di preghiera nella chiesa dei Santi Elena e Simone a Minsk, la capitale bielorussa.

lunedì 1 dicembre 2014

Le immagini del Colosseo a Roma per citiesforlife!





Città per la vita. Si illumina il mondo

Cronaca 30 novembre 2014

di Michele Brancale

Suezann Bosler è sopravvissuta nel 1986 a un'aggressione in Florida. Fu colpito a morte invece suo padre, il Rev. Bossler da sempre contrario alla pena capitale. Suezann è fondatrice di Journey of hope, associazione di parenti delle vittime contro la pena di morte. Su invito della Comunità di Sant'Egidio ha raggiunto Firenze per un incontro speciale con i detenuti di Sollicciano, promosso giovedì in collaborazione con la Direzione. Rappresentanti religiosi della città – cristiani, musulmani, buddisti, in particolare – hanno motivato insieme a Bosler il loro no alle esecuzioni. Con lei l'imam Izzedin Elzir, don Roberto Falorsi, che celebra la liturgia a Sollicciano con il cappellano don Vincenzo Russo, il parroco della Comunità ortodossa romena di Firenze Ionut Coman, e Alessandro D'Alessandro, buddista, della Soka Gakkai di Firenze. Un importante passaggio di questa presa di coscienza a livello mondiale è rappresentato dall’istituzione della Giornata Internazionale delle “Città per la vita – città contro la pena di morte”, proposta dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Lega Mondiale per l’abolizione della Pena di Morte. Ne sono protagoniste le città del mondo che oggi, domenica 30 novembre, scelgono di illuminare un monumento significativo o altre forme di adesione proprio nel giorno in cui si ricorda la prima abolizione nel mondo, il 30 novembre del 1786, da parte del Granducato di Toscana. Dalla provincia di Firenze in questi anni ben 32 adesioni su 42 Comuni. In prima fila il Comune di Firenze, che ha rinnovato l'adesione come anche Bagno a Ripoli, Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Capraia e Limite, Campi Bisenzio, Castelfiorentino, Certaldo, Montaione, Pontassieve, Scarperia-San Piero a Sieve, Sesto Fiorentino, Greve in Chianti, Tavarnelle Val di Pesa e Vaglia. Da ieri sera e per tutta la giornata di oggi cliccando sul sito del Comune di Firenze www.comune.fi.it si apre per 30 secondi una pagina dedicata a 'Città per la vita'. A Campi Bisenzio oggi il teatro Dante Carlo Monni rimarrà illuminato. Nel sito istituzionale sotto il nome del Comune verrà aggiunta la frase Città per la vita – contro la pena di morte. Il Comune di Scaperia e San Piero illuminerà il Palazzo dei Vicari di Scarperia e affiggerà, davanti alla sede del municipio di San Piero a Sieve, uno striscione che richiama i contenuti dell’adesione. A Barberino di Mugello Palazzo Pretorio in piazza Cavour illuminato per tutta la notte. Il logo di 'Città per la vita' sul sito del Comune di Greve in Chianti. Realizzato nel frattempo un breve video illustrativo di 'Città per la vita', visibile anche su:
http://www.lanazione.it/firenze/santegidio-pena-morte-bosler-1.436970

Monumenti illuminati, cities for life

Rio de Janeiro
 
Antwerpen
Alcune foto dei monumenti del mondo illuminati per la Giornata Mondiale delle "città per la vita"







Montréal







Genova











Ginevra

Nella pena di morte né umanità né giustizia

da Avvenire 
del 30 novembre 2014

di Marco Impagliazzo

  
Cesare Beccaria, 250 anni fa, consegnava alle stampe il manoscritto che sarebbe divenuto Dei delitti e delle pene. In quel testo emergeva fiducia nella capacità della ragione di illuminare il campo dell'azione penale, consapevolezza delle difficoltà insite nel contrasto di idee e consuetudini millenarie, orgoglio di combattere per «la causa dell'umanità», come è scritto nel capitolo dedicato all'abolizione della pena di morte.
La condizione di chi lotta, oggi, contro la pena capitale è ben diversa. Particolarmente in Europa, continente che con maggiore decisione e compiutezza ha voluto scrollarsi di dosso il retaggio di atti di violenza che si aveva il coraggio di chiamare giustizia. Ma anche guardando al vasto mondo ci si può rallegrare che diminuisca, anno dopo anno, il numero dei Paesi
mantenitori e quello dei condannati a morte al termine di una procedura ufficialmente legale. Il recente voto alla III Commissione delle Nazioni Unite (quella che si occupa di «questioni sociali, culturali e umanitarie») sulla proposta di moratoria universale della pena di morte è stato un successo, con 114 Stati favorevoli alla mozione, tre in più rispetto a due anni fa. Quel voto fa sperare in un mondo che avanzi sulla via del diritto e dell'umanità, trasmettendo a tutti, e in particolare alle generazioni più giovani, l'idea della vita come qualcosa di prezioso. Per questo, oggi, 30 novembre, giorno che ricorda la prima abolizione della pena di morte in uno Stato europeo, il Granducato di Toscana nel 1786, si celebra la giornata Città per la vita. Migliaia di città nel mondo, tra cui molte capitali, su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, si fermano per riflettere sul superamento della pena di  morte. E' un sogno realizzaile. Un possibile, nuovo, passo in avanti dell'umanità. Ma mai abbassare la guardia! Anzi. C'è uno sforzo collettivo da sostenere, per suscitare un movimento ancora più largo dei cuori e delle coscienze. La fiducia e l'impegno degli attivisti e delle tantissime persone impegnate in questa battaglia non deve essere disgiunta dalla consapevolezza delle difficoltà, la stessa vissuta da Beccaria 250 anni fa. Non può non accompagnarsi a un discorso meditato e insieme appassionato per spiegare a un mondo spaventato e spaesato che non c'è giustizia senza vita.
In Asia e negli Stati Uniti soprattutto, ma non solo, c'è da conquistare le istituzioni alle ragioni della vita e dell'umanità, aiutandole a ritrovare nel rispetto della persona umana la radice profonda di ogni politica che tenda al bene comune. Occorre guarire i popoli dal fascino del rancore e della vendetta, se è vero che, anche quando diminuiscono le esecuzioni, troppo frequenti sono, in alcune zone del mondo, le uccisioni extragiudiziali e i linciaggi. Dovunque, c'è da far crescere il senso di quanto l'altro ci sia vicino, perché, come ha affermato papa Francesco il 23 ottobre: «È diffusa la tendenza a costruire deliberatamente dei nemici: figure stereotipate, che concentrano in se stesse tutte le caratteristiche che la società percepisce o interpreta come minacciose».
Lottare contro la pena di morte è lottare per la vita. È difenderla, garantirla, erigerle attorno una rete di protezione che parli alla mente e al cuore, vincendo tanto la tentazione di credere che i problemi possano essere superati eliminando un essere umano, quanto la scorciatoia dello "scarto" dei più poveri, degli "inutili", di coloro la cui esistenza è ritenuta meno meritevole di essere portata avanti, quasi che tutti costoro siano un ostacolo a un procedere più spedito.
I 250 anni passati da quando un nostro concittadino ha scelto di spendere la propria intelligenza e la propria passione a difesa della vita nei tribunali e nelle carceri, siano stimolo per continuare la battaglia, estenderla, vincerla in profondità, rispondendo così all'invito fatto a tutti dal Papa: «Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà lottino per l'abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme».




Pescara è città per la vita, iniziative il 4 dicembre

Città per la Vita – Città contro la Pena di Morte

Pescara ha voluto confermare il suo impegno a favore della campagna internazionale per l'abolizione della pena capitale e rinnovare la sua adesione all'iniziativa "Città per la Vita – Città contro la Pena di Morte".


George Kain al Congresso di Manila
Un'adesione visibile dal colore blu della torre campanaria già da sabato e che culminerà, giovedì 4 dicembre con l'incontro di un importante testimonial della causa: si tratta di George F. Kain, professore di Diritto Penale presso la Division of Justice and Law Administration della Western Connecticut State University, Commissario di Polizia nella città di Ridgefield, in Connecticut, esperto studioso di tematiche legali relative all'uso della pena capitale, curatore di diverse pubblicazioni sull'argomento, che ha ricevuto svariati riconoscimenti ufficiali per il suo lavoro accademico.

Gli appuntamenti. La mattina di giovedì 4 dicembre, dalle 10 in poi George F. Kain porterà la sua testimonianza agli studenti del Liceo Classico "G. D'Annunzio", raccontando ai giovani il suo impegno e la sua lunga storia di partecipazione al movimento abolizionista americano: il Connecticut ha abolito la pena di morte nell'aprile 2012 (Aula Magna).

Nel pomeriggio, invece, dalle 16,30 incontrerà la cittadinanza presso la Sala Tosti dell'Aurum, raccontando la sua storia e le storie che riguardano la campagna.

Cos'è Città per la vita. Dal 2002 la Comunità di Sant'Egidio promuove "Città per la vita - Città contro la Pena di Morte", un evento che il 30 novembre di ogni anno ricorda la prima abolizione della pena di morte da parte del Gran Ducato di Toscana, nel 1786.

Circa 80 città hanno partecipato alla prima edizione nel 2002. Oggi sono oltre 1900, tra cui più di 70 capitali, in oltre 90 Paesi nei cinque continenti, le città che prendono parte a questa Giornata, con iniziative a carattere educativo e spettacolare che vedono coinvolte scuole, università, monumenti o piazze-simbolo e con interventi mirati alla sensibilizzazione dei cittadini.

La Giornata Mondiale delle Città per la Vita/Città contro la Pena di Morte rappresenta la più grande mobilitazione contemporanea planetaria per indicare una forma più alta e civile di giustizia, capace di rinunciare definitivamente alla pena capitale. Le Comunità di Sant'Egidio, ovunque nel mondo, si impegnano nella battaglia in difesa della vita e per l'abolizione della pena di morte, per diffondere una nuova cultura della vita, perché non c'è giustizia senza la vita.