sabato 31 gennaio 2015

Nessuna esecuzione nel 2015 in Ohio. Mancano i farmaci letali

L’Ohio riprogramma sette condanne a morte nel tentativo di trovare nuovi farmaci letali. Non ci saranno quindi esecuzioni capitali nello stato nel 2015 per la prima volta dal 1999. 
L’annuncio riguarda sei esecuzioni che erano in calendario quest’anno e una nel 2016 e segue la decisione della giustizia di ritardare le condanne a morte in attesa che una nuova politica sulle esecuzioni venga decisa. La nuova politica include l’uso di farmaci che l’Ohio non ha.

L'annuncio riguarda sei esecuzioni che erano in calendario quest'anno e una nel 2016 e segue la decisione della giustizia di ritardare le condanne a morte in attesa che una nuova politica sulle esecuzioni venga decisa. La nuova politica include l'uso di farmaci che l'Ohio non ha.

Gary Mohr, il direttore del Department of Rehabilitation and Correction dell'Ohio, ha riferito al giudice federale che lo Stato vuole interrompere l'uso dei due farmaci (midazolam, un sedativo, e l'idromorfone, un narcotico) usati per eseguire la condanna a morte di Dennis McGuire (colpevole di stupro e omicidio) il 16 gennaio 2014. La sua agonia è durata oltre 20 minuti, tra le urla, provocando un’ondata di sdegno in tutto il Paese. Il cocktail di farmaci in questione da anni non era più usato per le esecuzioni capitali. I figli di McGuire hanno intentato una causa contro lo Stato perché l'uccisione del padre ha violato, a loro giudizio, la proibizione sancita in Costituzione di punizioni crudeli e disumane. 

La sospensione annunciata dall'Ohio non è però il primo passo verso la sospensione dello pena capitale nello Stato. Le autorità dell'Ohio hanno annunciato di voler cambiare i farmaci passando al pentobarbital, un barbiturico ad azione rapida, o al sodio thiopental, un anestetico, usati per le esecuzioni negli anni passati. Non è tuttavia chiaro come lo Stato abbia intenzione di rifornirsi di questi medicinali, su cui pendono restrizioni per il loro uso nelle esecuzioni. Sarà rimandata dunque la prossima esecuzione in programma, quella di Ronald Phillips prevista per l'11 febbraio, e tutte quelle in calendario nel 2015. Sono 37 su 50 gli Stati americani dove vige la pena di morte.


venerdì 30 gennaio 2015

Jakarta pronta a giustiziare altri cinque narcotrafficanti. La Chiesa: Curate le dipendenze

di Mathias Hariyadi
La procura generale indonesiana annuncia l’imminente esecuzione di altri condannati a morte per traffico di droga. Confermata la linea dura voluta dai vertici della giustizia, col sostegno del presidente Jokowi. Per i vescovi, contrari alla pena di morte, essenziali gli interventi nel campo della prevenzione e del contrasto al consumo. 


Jakarta (AsiaNews) - Il dipartimento del Procuratore generale (Ago) in Indonesia annuncia l'esecuzione a breve di un secondo blocco di persone, condannate in passato per droga. Incuranti delle proteste di attivisti e gruppi pro-diritti umani del Paese e internazionali, i vertici della giustizia - col sostegno del presidente "riformista" Joko Jokowi Widodo - proseguono nel solco della linea dura contro il narcotraffico. Nelle scorse settimane Jakarta ha già giustiziato sei persone, fra cui quattro stranieri, per reati legati alla vendita di stupefacenti; nei prossimi giorni, anche se la data non è stata ancora fissata, verrà eseguita la pena capitale nei confronti di cinque detenuti rinchiusi nel braccio della morte. Essi provengono da Francia, Ghana, Filippine, Australia e Indonesia. 

Ieri il procuratore generale H.M. Prasetyo, nel corso di un'audizione al Parlamento, ha confermato l'imminenza delle esecuzioni dei cinque prigionieri; il dipartimento sta ultimando i dettagli, anche in considerazione delle difficoltà causate dal maltempo e dalla pioggia. "Siamo ancora alla ricerca - ha dichiarato - del posto ideale [per l'esecuzione]". Il Paese, ha aggiunto il funzionario, mantiene la linea del rigore contro la droga e il suo impegno a punire con la pena massima i grandi trafficanti, che muovono le pedine del commercio internazionale. 


In precedenza il presidente Jokowi ha voluto sottolineare, ancora una volta, che non saranno graziati i trafficanti condannati per droga; il pugno di ferro, ha aggiunto il capo di Stato, è la sola via per combattere la droga in Indonesia, nazione che nel tempo è diventata un "importante crocevia" del commercio. 


Di recente l'Agenzia nazionale per il narcotraffico (Bnn) ha pubblicato un rapporto da cui emerge che almeno cinque milioni di indonesiani sono "dipendenti" - a vario titolo - dalla droga; un problema che preoccupa anche i vescovi indonesiani, che contrastano la linea dura voluta dal presidente ma, al tempo stesso, invocano interventi nel campo della prevenzione e del contrasto al consumo di stupefacenti. 


Lo scorso anno la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) ha lanciato un piano pastorale per il recupero dei tossicodipendenti, sostenuto dallo stesso Bnn. Interpellato da AsiaNews in occasione del lancio del programma di riabilitazione promosso dalla Kunci Foundation, l'arcivescovo di Yogyakarta mons. Johannes Pujasumarta, segretario generale Kwi, avverte che "bisogna fare qualcosa per risolvere il problema".


giovedì 29 gennaio 2015

La Corte Suprema blocca tre esecuzioni in Oklahoma. I vescovi Usa: "La pena di morte deve finire"

La decisione dopo il ricorso di tre detenuti contro il farmaco utilizzato per il procedimento: potrebbe non essere abbastanza potente da eliminare il dolore. 

Molti vescovi Usa hanno dato il benvenuto alla decisione della Corte Suprema di rivedere i protocolli delle esecuzioni e ne hanno approfittato per chiedere l’abolizione della pena capitale negli Usa.”Preghiamo perché la revisione della Corte porti al riconoscimento che le pratiche della violenza istituzionalizzata nei confronti delle persone erode la dignità della vita umana. La pena di morte deve finire”, ha detto il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della commissione delle attività “per la vita” dei vescovi Usa.

La Corte Suprema ha accettato di considerare il caso Glossip v. Gross, presentato da tre detenuti nel braccio della morte dell’Oklahoma, Richard Glossip, John Grant, and Benjamin Cole. La loro esecuzione e’ stata rinviata in attesa della decisione della Corte. Originariamente il caso portava il nome di Charles Warner: capofila perche’ il primo a morire. Warner e’ morto sul lettino dell’iniezione letale il 15 gennaio: “My body is on fire”, ha detto dopo che il suo ricorso a Washington era stato respinto 5 a 4. Pochi giorni dopo la Corte ha accettato di esaminare il ricorso dei suoi compagni di detenzione. Bastano quattro voti per aprire la procedura, cinque sono necessari per fermare una condanna a morte.



martedì 27 gennaio 2015

Indonesia e Australia ai ferri corti su pena capitale e 'boat people'


Il Governo australiano vuole la grazia per alcuni detenuti australiani in Indonesia che sono stati condannati a morte ma il presidente indonesiano Jokowi ha rifiutato ogni atto di clemenza.

Ha avuto grande eco in Indonesia il commento di un rispettato opinionista sullo scontro diplomatico che oppone quel paese all’Australia. Ci sono vari australiani – trafficanti di droga – che attendono la pena capitale in una prigione di Bali. E il governo australiano, che condanna la pena di morte, ha fatto le più forti pressioni diplomatiche perché siano graziati. Ma il presidente indonesiano Jokowi ha rifiutato ogni atto di clemenza.

Ora, Pierre Marthinus, in un editoriale del Jakarta Post, condanna i ‘due pesi e due misure’ del governo australiano. É vero, la pena di morte non esiste in Australia, ma che cosa è se non una pena di morte sotto altre vesti il trattamento che l’Australia riserva agli immigranti illegali, che vengono presi e confinati per anni in qualche isola del Pacifico, con rischi – financo letali – per la salute fisica e mentale. O che vengono deportati nel paese di origine, da dove in qualche caso erano fuggiti perchè oppositori del regime e che, al ritorno, rischiano la prigione o peggio?

I media australiani, dice Marthinus, si sono incartati in una surreale forma di ipocrisia, condannando la pena di morte solo quando ci sono degli australiani di mezzo.

Pena di morte, il Wyoming valuta il ritorno alla fucilazione

I problemi sul mix dell'iniezione letale fanno riflettere i governanti locali

CHEYENNE - I problemi sul mix dell'iniezione letale che hanno fatto finire il protocollo dell'Oklahoma davanti alla Corte Suprema hanno indotto il Wyoming, uno degli Stati dell'Ovest che hanno la pena di morte ancora nei codici, a contemplare la possibilità del ritorno alla fucilazione.

Una legge approvata dal Senato in gennaio prevede il ritorno del plotone di esecuzione nel caso in cui l'iniezione letale non possa essere somministrata o se dovesse essere giudicata incostituzionale dai giudici di Washington.

Il Wyoming è lo stato meno popoloso degli interi Stati Uniti e ha solo una persona nel braccio della morte. Nello Utah una proposta che ripristina la fucilazione se i farmaci dell'iniezione letale non dovessero essere disponibile va all'esame dei parlamentari locali in questa sessione legislativa, mentre in Tennessee il governatore Bill Haslam ha ratificato la possibilità di tornare alla sedia elettrica.

Lo Utah aveva abolito le esecuzioni per fucilazione nel 2004 ma coloro che erano già stati condannati a quella data hanno conservato il diritto di scegliere come lasciare questo mondo, se con la pallottola di un plotone di tiratori scelti o con l'iniezione letale. Questo ha permesso nel 2004 a Ronnie Lee Gardner, 49 anni, di essere fucilato nel carcere di Salt Lake City dopo 25 anni passati nel braccio della morte.

lunedì 26 gennaio 2015

Firma e fai firmare l'Appello per salvare Richard Glossip, rischia l'esecuzione il 29 gennaio

Appello Urgente per la salvezza di RICHARD GLOSSIP, la sua esecuzione è fissata per il 29 gennaio in Oklahoma. Richard Glossip ha 51 anni, da 17 si trova nel braccio della morte.

La Comunità di Sant’Egidio invita tutti ad unirsi agli sforzi di coloro che chiedono l’immediata sospensione dell’esecuzione, attraverso l’invio al Governatore di uno specifico appello.
http://nodeathpenalty.santegidio.org/  

Richard Glossip fu condannato a morte nel 1998 (17 anni fa) con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Barry Van Treese, il proprietario del motel che Richard gestiva, ucciso a colpi di bastone nel corso di un brutale agguato nel gennaio del 1977.
Richard, che non è stato condannato per aver materialmente commesso l’omicidio, si è sempre dichiarato innocente. Del resto le prove a suo carico erano assai scarse. L’unico ad accusarlo era un altro collega di lavoro, poi condannato all’ergastolo in quanto autore materiale dell’omicidio e reo confesso, il quale ha accusato Richard di avergli commissionato l’omicidio, molto probabilmente per evitare lui stesso la condanna a morte.
La condanna a morte è arrivata dopo due processi in cui l’accusatore ha cambiato più volte la propria versione dei fatti e la difesa si è dimostrata del tutto inefficace, anche perché Richard non poteva permettersi un’adeguata difesa legale in un processo così complesso.
Successivamente a Richard fu offerto di dichiararsi colpevole e patteggiare una condanna a 20 anni, ma lui rifiutò, continuandosi a dichiarare del tutto innocente.
Finora tutti gli appelli presentati dai suoi avvocati sono stati respinti e l’esecuzione sembra assai probabile, sebbene essa avvenga dopo quella di Clayton Lockett, che lo scorso 29 aprile è stato messo a morte dopo una dolorosa agonia durata quasi un’ora e causata dagli effetti di un nuovo cocktail di farmaci e dopo diversi tentativi infruttuosi da parte del personale medico di trovare la vena adatta per l’iniezione letale.
Recentemente è cresciuta la mobilitazione a livello americano ed internazionale, che ha come obiettivo convincere il Governatore dell’Oklahoma Mary Fallin, a sospendere l’esecuzione, in attesa che a Richard venga riconosciuta la possibilità di avere un nuovo processo. 

Sr. Helen Prejean, celebre autore del libro “Dead Man Walking”, si è interessata al caso entrando in contatto con Glossip ed assicurandogli la propria vicinanza ed accettando di accompagnarlo fino all’esecuzione, nel caso in cui essa non dovesse essere sospesa.

Eventuali approfondimenti sul caso sono disponibili alla pagina www.richardeglossip.com

APPELLO PER SALVARE LA VITA DI RICHARD GLOSSIP

Text of the petition to be sent to the Governor of Oklahoma Mary Fallin

Governor Mary Fallin,
Stop the Execution of An Innocent Man. Please do not execute Richard Glossip on January 29th. 
The foundation of the case against Richard was based on the testimony of Justin Sneed (the man who committed the murder), who testified against Richard in exchange for a plea deal that spared him the death penalty and gave JUSTIN life without parole.

Justin Sneed's daughter recently wrote a letter to the Parole board asking them to given Richard clemency because her father has been telling her for years that he wanted to recant his testimony but was afraid of losing his plea deal and ending up on death row himself. She has never met or spoken with Richard, in her letter she states her motivation is because she did not want another innocent man to die because of her father's actions.

Richard was offered a plea deal of 20-life with parole recommendation from the judge after 20 years. He did not take the plea deal because he did not want to plead guilty for a crime he did not commit.

Richard had never been arrested in his life and had no history of violent behavior.

The State of Oklahoma's laws allow for three 'aggravators' to be used by a Court to determine whether the convicted prisoner should be executed:
1) The crime is "heinous, atrocious, or cruel." The trial court struck this aggravator.
2) The convicted prisoner would be "a continuing threat" to society. The jury rejected this argument. In other words, the jury did not agree that Richard would be a continuing threat to society.
3) The crime was "murder-for-renumeration." This was the sole aggravator. And there was no testimony or evidence supporting this other than the killer's testimony.

There is more than enough "reasonable doubt" in this case. He'd be FREE if he'd taken the plea deal, but now Oklahoma wants to kill him for not committing perjury and saying he was guilty of something he did not do.

Please do not kill Richard, it is time he is released from death row ALIVE.




Pena di morte, Corte Suprema Usa esaminerà casi di 3 condannati

La Corte Suprema degli Stati Uniti esaminerà il caso di tre detenuti rinchiusi nel braccio della morte che contestano - in quanto incostituzionale perché rischia di causare sofferenze e dolore - l'uso di determinati farmaci nel cocktail usato per le esecuzioni con l'iniezione letale.


La Corte aveva precedentemente deciso di non posticipare l'esecuzione di 4 detenuti in Oklahoma, una delle quali è stata eseguita il 15 gennaio: Charles Warner è stato il primo la cui esecuzione è stata portata a termine nello Stato americano dopo quella che nell'aprile 2014 si risolse in un'agonia di tre quarti d'ora per il condannato, Clayton Lockett. 

Ginevra aderisce alla campagna internazionale "Città per la vita, contro la pena di morte"

All'indomani degli attentati di Parigi e in Nigeria la città di Ginevra dal 2002 ogni 30 novembre illumina la cattedrale di colore verde

  
Il 23 gennaio scorso il Consiglio Comunale della Città di Ginevra, riunito per discutere dei fatti di Parigi, ha deliberato un impegno a favore dell'abolizione della pena di morte attraverso  l'adesione alla campagna abolizionista internazionale della Comunità di Sant'Egidio. 
Il consiglio ha risposto favorevolmente alla proposta del sindaco Sami Kanaan. Il sindaco aveva già insistito sul "peso simbolico" di un impegno da parte del parlamento comunale dei Diritti Umani di Ginevra e riferendosi al fatto che il progetto era stato avviato già prima degli attentati di Parigi e in Nigeria ha affermato: "Ci sono alcune circostanze che non possono essere previste, ma alcune voci che chiedono di ripristinare la pena di morte ci inducono a pensare che le democrazie ne perderebbero molto e ci incoraggiano a deliberare in favore della campagna "Città per la Vita Città contro la pena di morte". Il Sindaco ha poi aggiunto, citando Robert Badinter, che "la pena di morte non ha mai impedito un crimine violento".   


Dal 2002, ogni 30 novembre la città si illumina la Cattedrale di San Pietro in verde, ma, paradossalmente, Ginevra non ha ancora formalmente aderito alla campagna.

Come noto quest'anno sono state oltre 1900 le città che hanno aderito e illuminato un monumento significativo in occasione del 30 novembre. Il Consiglio Comunale vorrebbe per il 2015 dare una dimensione supplementare all'azione, nella prospettiva di una nuova risoluzione in favore di una moratoria di tutte le esecuzioni che l'Unione Europea ha deciso di sottomettere all'Onu a fine 2014. 

domenica 18 gennaio 2015

La Comunità di Sant'Egidio annuncia con dolore l'avvenuta esecuzione di 6 persone in Indonesia

Marco Moreira, Brasiliano
Cinque stranieri: quattro uomini dal Brasile, dall'Olanda, dalla Nigeria e e dal Malawi,una donna vietnamita e una donna indonesiana - sono stati tutti giustiziati poco dopo la mezzanotte. A parte la vietnamita, fucilata nella località di Boyolali, gli altri cinque sono stati fucilati simultaneamente in coppia vicino a un carcere di alta sicurezza sull'isola di Nusakambangan.
I condannati erano in carcere da circa dieci anni.
Rani Andriani Melisa Aprilia, indonesiana


Il procuratore generale indonesiano, Muhammad Prasetyo, ha affermato di sperare che le esecuzioni avranno "un effetto deterrente" contro il traffico di stupefacenti.
In un comunicato, la presidente brasiliana Dilma Rousseff ha dichiarato di essere "indignata e sgomenta", aggiungendo che l'esecuzione del suo cittadino Marco Moreira (53 anni) ha "colpito le relazioni tra i due Paesi". L'Olanda, tramite il suo ministro degli Esteri Bert Koenders, ha definito l'accaduto "un'inaccettabile negazione della dignità e integrità umana".
Oltre 138 persone - di cui un terzo sono stranieri - sono tuttora nel braccio della morte in Indonesia, la maggior parte di esse per crimini legati alla droga. Il Paese, il più popoloso stato musulmano al mondo, ha una legislazione in materia tra le più severe al mondo, e ha reintrodotto la pena di morte nel 2013 dopo cinque anni di sospensione delle esecuzioni.
 
Oltre 138 persone - di cui un terzo sono stranieri - sono tuttora nel braccio della morte in Indonesia, la maggior parte di esse per crimini legati alla droga. Il Paese, il più popoloso stato musulmano al mondo, ha una legislazione in materia tra le più severe al mondo, e ha reintrodotto la pena di morte nel 2013 dopo cinque anni di sospensione delle esecuzioni.

sabato 17 gennaio 2015

Sant'Egidio chiede all'Indonesia di annullare l'esecuzione dei condannati a morte

Comunità di Sant’Egidio - Indonesia


Comunicato Stampa 


A seguito della notizia dell’imminente esecuzione per traffico di droga, il governo indonesiano eseguirà a gennaio 2014, 6 detenuti dal braccio della morte:

1. Marco Archer Cardoso Moreira – Cittadino Brasiliano
2. Namaona Denis – cittadino Nigeriano
3. Daniel Enwemuo alias Diarrassouba Mamadou – cittadino Nigeriano
4. Ang Kiem Soei alias Kim Ho alias Ance Tahir alias Tommi Wijaya – cittadino olandese
5. Tran Thi Bich Hanh – Cittadina Vietnamita 
6. Rani  Andriani alias Melisa Aprilia – cittadina indonesiana

La Comunità di Sant’Egidio conosce la minaccia rappresentata dalla droga che ha raggiunto livelli preoccupanti e che potenzialmente ha la capacità di inserirsi nelle articolate giunture della vita della società; diversi sforzi sono stati fatti nella lotta contro la diffusione della droga in Indonesia e per questo rinnoviamo l’apprezzamento per l’ impegno dello Stato nel proteggere la società.

Chiediamo però che in questa lotta alla droga ci sia un ripensamento profondo nell’utilizzo della pena di morte: l’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità ed al male nella società non ha bisogno di questo terribile strumento. 

Come la pratica della schiavitù è stata abbandonata ed appartiene ormai alla memoria del passato, così è giunto oggi il momento in cui anche la pena capitale sia relegata tra le pagine del passato. Oggi non è più necessario lo strumento della pena capitale per condurre una politica della giustizia e della sicurezza ; sono piuttosto altri gli sforzi in cui ci si dovrebbe concentrare a livello più umano per garantire la sicurezza e la giustizia per la società. Ad esempio, i programmi sulla riduzione della povertà e la rivoluzione di una mentalità di cui si è già fatto promotore l’attuale governo. La povertà e l’ingiustizia sono infatti una un grande fattore di crescita della criminalità e del male nella società.

La Comunità di Sant’Egidio è una comunità cattolica internazionale di laici, che si è impegnata nella “Campagna Internazionale contro la Pena di Morte”, ed anche presso le Nazioni Unite ha sostenuto il cammino verso l’abolizione della Pena Capitale, insieme ad altre istituzioni ed organizzazioni in tutto il mondo. 

La Comunità di Sant’Egidio chiede allo Stato di annullare la imminente esecuzione  dei condannati a morte. 

Siamo pronti a sostenere con convinzione gli sforzi che il governo vorrà potrebbe adottare per la costruzione di una società più giusta, umana e dignitosa.


Jakarta 17 Gennaio 2015


Ign R. Teguh Budiono 

Comunità di Sant’Egidio
Indonesia 

Città del Messico Giovani per la Pace "Stop Death Penalty"



Dai Giovani per la pace di Città del Messico un concerto per dire "Stop alla Pena di Morte"!


sabato 17 gennaio 2015 ore 10,00

con la tua musica difendi la vita!

citiesforlife



Pena di morte, ripartono le esecuzioni in Oklahoma


Johnny Shane Kormondy
NEW YORK. Duplice esecuzione negli Usa: in Oklahoma e in Florida. In Oklahoma, dove da aprile era in atto una moratoria, il condannato Charles Warner è stato messo a morte con l' iniezione letale nove mesi dopo che un suo compagno di sventura, Clayton Lockett, aveva impiegato ben 43 minuti a morire. A Warner, che aveva ucciso la figlia di undici mesi della sua allora ex fidanzata, è stata somministrata una dose da cavallo di anestetico: cinque volte la dose del sonnifero Midazolam che era stata somministrata a Lockett.
Charles Warner
In Florida è morto per iniezione letale Johnny Shane Kormondy, responsabile di una rapina del 1993 durante la quale un banchiere era stato assassinato e sua moglie violentata. L'esecuzione, rinviata di due ore in attesa del verdetto su un ricorso alla Corte Suprema, si è svolta senza imprevisti.  Warner sarebbe dovuto morire la stessa sera di Lockett: la sua esecuzione era stata rinviata in extremis dopo il fiasco dell'altra iniezione letale. Sul suo caso, ancora una volta in extremis, la Corte Suprema oggi si è divisa, ma alla fine cinque a quattro, i giudici di Washington hanno dato luce verde.

venerdì 16 gennaio 2015

Jakarta pronta a giustiziare sei narcotrafficanti, quattro gli stranieri

Le esecuzioni verranno eseguite nel fine settimana. Una conferma della linea dura imposta dal presidente riformista Jokowi. Per la procura generale è un “messaggio forte” ai signori della droga. Critiche dalla Chiesa cattolica, che chiede forme di punizione che rispettino la persona umana.





Jakarta (AsiaNews) - Nei prossimi giorni in Indonesia verranno giustiziate sei persone, fra cui quattro stranieri, condannate per reati legati alla vendita di stupefacenti; la conferma arriva dal procuratore generale a Jakarta. Si tratta delle prime condanne a morte eseguite dall'insediamento del nuovo presidente Joko "Jokowi" Widodo, il quale ha dichiarato guerra aperta al narcotraffico. Anche nei giorni scorsi il capo di Stato è intervenuto sulla questione, sottolineando che "non vi sarà perdono" per quanti sono stati condannati per reati legati alla droga e oggi rinchiusi nel braccio della morte. 

La posizione inflessibile assunta da Jokowi in tema di traffico di droga ha contrariato attivisti e movimenti a difesa dei diritti umani, che hanno sperato in una moratoria della pena di morte con l'ascesa al potere di un presidente riformista e popolare.  

Fra quanti verranno giustiziati - per fucilazione - nel fine settimana vi sono cittadini provenienti da Brasile, Malawi, Vietnam e Nigeria (nella foto); gli altri due sono un cittadino indonesiano e un uomo la cui nazionalità risulterebbe incerta, anche se il governo olandese avrebbe confermato in queste ore che si tratta di un proprio concittadino. 

Per il procuratore generale H.M. Prasetyo questo è un "messaggio forte" ai signori della droga, perché "non c'è misericordia per i venditori e i trafficanti di stupefacenti. "E a quanti sono in disaccordo con la pena di morte - aggiunge - mi auguro che possano capire che quanto stiamo facendo è solo salvare la nostra nazione dalla minaccia del narcotraffico". 

Anche per il portavoce della Corte suprema indonesiana Suhadi le esecuzioni - riprese lo scorso anno, dopo una moratoria iniziata nel 2008 - sono "conformi al diritto", nonostante l'ondata di proteste di attivisti e la richiesta di commutare la pena di morte in carcere a vita. Il 30 dicembre scorso il presidente ha respinto la loro richiesta di grazia; ad oggi vi sono altri 64 carcerati nel braccio della morte per reati di droga, in attesa di finire nelle mani del boia. 

Sulla vicenda nel dicembre scorso è intervenuta anche la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi), contestando la posizione di inflessibilità e rigore adottata da Jokowi in tema di reati legati alla droga. "Nessuno ha il diritto di mettere la parola fine alla vita di un altro" ha dichiarato p. Siswantoko, mettendo anche in dubbio la reale colpevolezza dei condannati e il fatto che siano davvero loro "i signori" della droga, e non semplice manodopera. "La pena di morte non è la via giusta - conclude - per applicare la legge con dignità, perché essa mette la parola fine all'esistenza del condannato". 

Pena morte: Mogherini, appello Ue a Indonesia per stop esecuzioni



Onuitalia.it

BRUXELLES – Dal suo nuovo ruolo di Alto Rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini ha lanciato un appello all’Indonesia: fermi il boia. “L’annunciata esecuzione di sei condannati tra cui un cittadino olandese per reati di droga e’ altamente deplorevole”, e ha osservato che “si tratta del secondo round di esecuzioni dal novembre 2013″.

La Ue e’ contraria alla pena capitale in tutti i casi e senza eccezioni e ne ha chiesto la abolizione in tutto il mondo: “La pena di morte e’ una punizione disumana e crudele, che non funziona come deterrente e rappresenta una negazione inaccettabile della dignità e dell’integrità umana”, si legge nel comunicato della Mogherini che invita le autorita’ indonesiane all’adozione di una moratoria della pena di morte in vista della sua definitiva abolizione”. 

mercoledì 14 gennaio 2015

Citiesforlife: proseguono le iniziative contro la pena di morte


Nella Rete Cities of life c'è spazio tutto l'anno per Vedano Olona

Il peso di un singolo paese su questioni di portata internazionale è spesso così limitato da scoraggiare anche i più volonterosi dall'impegnarsi in prima persona. Il discorso può cambiare invece quando l'apporto non viene proposto direttamente, ma all'interno di un gruppo. Come in tante altre situazioni spesso all'ordine del giorno nei problemi della Valle Olona, anche nell'ultima iniziativa sottoscritta dal Comune di Vedano Olona, il concetto di rete aiuta a offrire il proprio contributo e metterlo a frutto a prescindere dalla dimensione.

Accogliendo la proposta della Commissione Europea e della Comunità di Sant'Egidio, l'Amministrazione ha infatti deciso di entrare a far parte della rete di Municipalità che, in Europa e nel Mondo, intendono sostenere l'impegno per il rispetto alla vita e della dignità dell'uomo e sensibilizzare la cittadinanza, i Governi e le istituzioni internazionali sull'urgenza di cancellare la pena capitale dal panorama giuridico e dalla pratica degli Stati.

Per aprire ai cittadini la riflessione su questi temi è stato previsto un calendario di incontri, il primo dei quali si è tenuto lo scorso 30 novembre 2014, in coincidenza con la XIII Giornata Internazionale Cities for Life–Città contro la Pena di Morte, nella data che ricorda la prima legge di abolizione della pena capitale, nel Granducato di Toscana, il 30 novembre 1786.

Nell'occasione, le riflessioni sul tema si sono svolte attraverso i linguaggi del cinema con la proiezione del film La parola ai giurati di Sidney Lumet. Ora, il prossimo 15 gennaio alle ore 20.45 in Sala Consiliare di Villa Aliverti è previsto il secondo appuntamento: una lettura scenica basata su L'ultimo giorno di un condannato a morte di Victor Hugo e su brani storici e tratti dai dibattiti parlamentare sull'abolizione della pena di morte nell'Italia unitaria, sotto il titolo Non è ammessa, che richiama la Costituzione. I testi elaborati da Giuseppe Battarino e messi in scena da Luciano Sartirana verranno letti dagli attori Simona Bramanti, Lia Locatelli, Pasquale Bevilacqua.

Un terzo momento di confronto è previsto per il 5 febbraio alle ore 20.45, sempre in Sala Consiliare di Villa Aliverti, quando verrà proiettato il film Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick.

La Giornata Mondiale delle Città per la Vita/Città contro la Pena di Morte, che si tiene il 30 novembre di ogni anno, rappresenta la più grande mobilitazione contemporanea planetaria per indicare una forma più alta e civile di giustizia, capace di rinunciare definitivamente alla pena capitale. Ogni città ha la facoltà di dichiarare il 30 Novembre Giornata per la vita/contro la pena di morte e quindi inserire la dizione Città per la vita/Città contro la Pena di Morte, accanto al nome e al logo. Ogni città può inoltre collegare il proprio sito web (o pagina facebook) al network internazionale che fa riferimento alla piattaforma online, e iscrivere la città nell'elenco e nella mappa interattiva.

Pakistan, sette esecuzioni per terrorismo

A dicembre la pena capitale è stata ripristinata dopo il massacro alla scuola di Peshawar

http://cronacaeattualita.blogosfere.it/

Sette persone sono state giustiziate in Pakistan, un’esecuzione che porta a sedici il numero delle persone uccise dopo la disattivazione della pena capitale nello Stato asiatico del 2008. A dicembre il dispositivo era stato riattivato per il caso dell’attacco terroristico dei talebani contro la scuola di Peshawar che ha fatto 150 morti di cui 134 scolari.

Due dei condannati a morte sono stati impiccati per il loro ruolo in un tentativo di omicidio dell’ex presidente Pervez Musharraf, tre altri per violenze settarie, un altro per un attacco contro il consolato americano di Karachi nel 2003 e un altro ancora per l’uccisione di un avvocato.

L’esecuzione è avvenuta proprio nei giorni in cui il segretario di stato statunitense John Kerry si trova in Pakistan per rafforzare la cooperazione sui temi della sicurezza fra Washington e Islamabad.

Secondo Amnesty International sarebbero addirittura ottomila i condannati a morte detenuti nelle prigioni pakistane. Dopo il massacro di Peshawar e la riattivazione della pena capitale le autorità di Islamabad hanno previsto di effettuare circa 500 esecuzioni. Ovviamente la ripresa delle esecuzioni capitali ha provocato la reazione di numerose associazioni per la difesa dei diritti umani europee secondo le quali la pena capitale non rappresenta uno strumento efficace per lottare contro il terrorismo. La scorsa settimana, nonostante l’opposizione dei partiti islamisti e dei deputati progressisti, il Parlamento pakistano ha approvato la creazione di nuovi tribunali militari che avranno il compito di giudicare i civili per atti di terrorismo.

Eseguita la condanna di Andrew Howard Brannan, veterano della guerra in Vietnam

Andrew Howard Brannan, eseguioto in Georgia, aveva problemi mentali. 

(ANSA) - NEW YORK, 14 GEN - In un carcere della Georgia è stata eseguita la condanna a morte inflitta ad un veterano della guerra del Vietnam, Andrew Howard Brannan, giudicato colpevole dell' omicidio di un vice sceriffo. Brannan, 66 anni, è stato messo a morte con una iniezione letale nel carcere di Jackson, dopo che anche la corte Suprema ha respinto un ultimo appello.
    In Vietnam era stato insignito di due medaglie al valore e di una Croce di Bronzo. Gli era stata diagnosticata una sindrome da stress post-traumatica.
   

sabato 10 gennaio 2015

Victor Hugo
Appuntamento a Vedano Olona:
Lettura scenica de "L'ultimo giorno di un condannato a morte", iniziativa a sostegno delle "città per la vita" giovedì 15 gennaio 2015, ore 20.45 in Villa Aliverti

Il Comune di Vedano Olona accogliendo la proposta della Commissione Europea e della Comunità di Sant’Egidio è entrato a far parte della rete di Municipalità che, in Europa e nel Mondo, intendono sostenere l’impegno per il rispetto alla vita e della dignità dell’uomo e sensibilizzare la cittadinanza, i governi e le istituzioni internazionali sull’urgenza di cancellare la pena capitale dal panorama giuridico e dalla pratica degli Stati.

Per aprire ai cittadini la riflessione su questi temi è stato previsto un calendario di incontri, iniziati il 30 novembre 2014, in coincidenza con la XIII Giornata Internazionale “Cities for Life –Città contro la Pena di Morte” (data che ricorda la prima legge di abolizione della pena capitale, nel Granducato di Toscana, il 30 novembre 1786). 


Il 30 novembre 2014 le riflessioni sul tema si sono svolte attraverso i linguaggi del cinema con la proiezione del film “La parola ai giurati” di Sidney Lumet.
Il 15 gennaio 2015 alle ore 20.45 in Sala Consiliare di Villa Aliverti è previsto il secondo
Vedano Olona (Varese)
appuntamento: verrà proposta una lettura scenica basata su “L’ultimo giorno di un condannato a morte” di Victor Hugo e su brani storici e tratti dai dibattiti parlamentare sull’abolizione della pena di morte nell’Italia unitaria, sotto il titolo “Non è ammessa”, che richiama la Costituzione. 


I testi elaborati da Giuseppe Battarino e messi in scena da Luciano Sartirana verranno letti dagli attori Simona Bramanti, Lia Locatelli, Pasquale Bevilacqua.
Un terzo momento di confronto è previsto per il 5 febbraio 2014 alle ore 20.45 in Sala Consiliare di Villa Aliverti; verrà proiettato il film “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick.

Ohio: riprendono le esecuzioni, ma cambia il mix di farmaci.

Il Dipartimento di Riabilitazione e Correzione dello Stato dell'Ohio ha annunciato giovedì scorso che i farmaci Midazolam e Hydromorphone, che avevano provocato la terribile agonia a Dennis McGuire durante l'esecuzione nel gennaio 2014, non saranno più utilizzati, al loro posto ha approvato l'uso del Thiopental sodico e Pentobarbital. 

Purtroppo le esecuzioni riprendono e la prossima è prevista per l'11 febbraio prossimo.  Continuiamo a sostenere la necessità di una prolungata moratoria delle esecuzioni per riflettere su un cambiamento e una giustizia che rispetti la vita. 

da http://www.cdt.ch/mondo/cronaca

L'Ohio porrà fine all'utilizzo della combinazione dei due farmaci per le iniezioni letali che ha causato la drammatica agonia lo scorso gennaio di Dennis McGuire, condannato a morte per lo stupro e l'omicidio di una donna incinta nel 1993. Lo ha annunciato il Department of Rehabilitation and Correction statale.

Per l'iniezione letale dell'uomo è stato usato un mix di midazolam e idromorfone, ma qualcosa è andato storto tanto che McGuire ha impiegato ben 25 minuti per morire. Un tempo lunghissimo, in cui il condannato si è dimenato in preda alle convulsioni ed è infine morto soffocato. JoEllen Smith, portavoce del Dipartimento, ha affermato con i media statunitensi che il sistema carcerario dell'Ohio sta pensando di utilizzare il pentobarbital insieme ad un farmaco usato per le iniezioni letali dal 1999 al 2011, il sodio tiopentale.

L'Ohio Department of Rehabilitation and Correction, nel frattempo, ha anche deciso di rinviare l'esecuzione di Ronal Phillips, condannato per lo stupro e omicidio di una bimba di tre anni, figlia della sua fidanzata, in programma per l'11 febbraio.

Diversi Stati americani nei quali è in vigore la pena di morte sono alla ricerca di nuove combinazioni di farmaci per le iniezioni letali dopo che alcune aziende farmaceutiche hanno fermato la fornitura dei loro prodotti per non essere più associate alla pena capitale.

lunedì 5 gennaio 2015

Pena di morte, Pakistan e Giordania rispolverano il patibolo


I governi di Amman e Islamabad hanno sospeso la moratoria. Mentre Arabia Saudita e Iran segnano il primato in negativo degli ultimi anni circa il numero delle esecuzioni. Un passo nella direzione opposta arriva dal Maryland dove quattro condannati sono stati salvati dalla pena capitale.

di CHIARA NARDINOCCHI
http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani

ROMA - A fermare il trand postitivo che aveva visto negli ultimi anni sempre più Stati virare perso l'abolizione, sono stati Pakistan e Giordania che il 21 dicembre 2014 hanno ripreso le esecuzioni. Un brutto colpo per le associazioni umanitarie come Nessuno tocchi Caino impegnate nella lotta contro il sistema capitale. 

Il ritorno del Pakistan. Dopo sei anni di moratoria de facto, Islamabad è tornata sui suoi passi. Una decisione presa dopo l'attacco alla scuola di Peshawar del 16 dicembre 2014, quando sette appartenenti al gruppo del Tehrik-i-Taliban Pakistan (i talebani pakistani) ha aperto il fuoco uccidendo 141 persone, la maggior parte bambini. Il giorno seguente, il presidente Nawaz Sharif ha annunciato la fine della moratoria per i reati legati al terrorismo. Dal 21 al 31 dicembre sono state giustiziate cinque persone nelle prigioni di Faisalabad e Peshawar, colpevoli di aver preparato e messo in atto l'attentato contro il generale Pervez Musharraf nel 2003.

In Giordania. Ancora più drastica la decisione di Amman, che dopo otto anni di sospensione, il 21 dicembre 2014 ha ripreso le esecuzioni impiccando undici uomini condannati per omicidio nel Centro di correzione e riabilitazione di Swaqa, una prigione a circa 70 chilometri dalla capitale. "Alcuni prigionieri - ha riferito una fonte interna al carcere all'agenzia di stampa Petra - hanno chiesto di dare un ultimo messaggio alle loro famiglie, altri solo di fumare una sigaretta". Dal 2006, anno dell'ultima esecuzione in Giordania, più di 120 persone sono state condannate alla pena capitale per omicidio, stupro di minori e spionaggio, ma le loro sentenze non sono state eseguite. Un'altra dimostrazione della fermezza della sua decisione Amman l'ha dato sul palcoscenico internzionale. Il 18 dicembre 2014, infatti, il rappresentante giordano all'Assemblea generale delle Nazioni Unite si è astenuto durante la votazione sulla Risoluzione per una moratoria sull'uso della pena di morte.

Iran e Arabia Saudita. Un record in negativo anche per Teheran e Riyad, che nell'anno appena concluso hanno registrato il maggior numero di esecuzioni degli ultimi anni. Una tendenza che non sembra arrestarsi dato che in soli quattro giorni (dal 29 dicembre al 1° gennaio) tre persone sono state decapitate dallo stato saudita per reati di omicidio e traffico di droga, facendo salire così a 86 le esecuzioni del 2014, il numero più alto degli ultimi cinque anni. Mentre, secondo l'Iran humans rights documentation center nel 2014 Teheran ha giustiziato almeno 707 persone, un numero impressionante, che segna un 10% in più rispetto al 2013.

Buone notizie dagli Stati Uniti. Un passo, ma nella direzione opposta, l'ha fatto lo Stato del Maryland, il 18° stato statunitense, nell'aver abolito la pena di morte. Promulgata il 15 marzo 2013, l'abolizione non aveva carattere retroattivo, così il 31 dicembre il governatore Martin O'Malley ha deciso di commutare in ergastoli senza condizionale le condanne a morte degli ultimi quattro detenuti nel braccio della morte. "In un governo rappresentativo - ha detto O'Malley - le esecuzioni di Stato rendono ogni cittadino partecipe di un omicidio legalizzato". Inoltre, dopo l'abolizione in Maryland, non era in vigore nessun protocollo di esecuzione, quindi giustiziare i quattro condannati rimasti nel braccio della morte sarebbe stato "legalmente e di fatto impossibile", ha detto Doug Gasler procuratore generale dello Stato.

giovedì 1 gennaio 2015

Usa, governatore del Maryland commuta le ultime 4 condanne a morte

Il democratico Martin O'Malley lascerà guida dello Stato a gennaio

New York, 31 dic. (askanews) - In uno dei suoi ultimi atti da governatore del Maryland, il democratico Martin O'Malley ha annunciato oggi che commuterà le sentenze degli ultimi quattro condannati a morte nel suo Stato. Per loro l'ergastolo si sostituirà alla pena capitale.

Due anni fa, l'Assemblea Generale aveva abolito la pena di morte nello Stato, trasformando la pena capitale in ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Il cambiamento, però, non aveva avuto formula retroattiva per cinque detenuti precedentemente condannati a morte. Uno di questi, John Booth-El, è morto in carcere quest'anno.

"A mio giudizio, mantenere queste condanne a morte non sarebbe servito al bene pubblico della popolazione del Maryland", ha affermato O'Malley in una nota. Il governatore ha anche detto di aver parlato con molti dei parenti delle vittime uccise dai detenuti, e li ha ringraziati per aver discusso con lui del caso.

O'Malley lascerà la poltrona di governatore il prossimo mese dopo due mandati, il limite massimo per questo stato.

"Vorremmo ringraziare il governatore O'Malley per aver preso una decisione morale dura e coraggiosa", ha commentato attraverso un comunicato Gary Proctor, avvocato di uno dei detenuti nel braccio della morte, Heath Burch. "È il tempo che le macchine della morte del Maryland vengano consegnate ai libri di storia", ha concluso lo stesso Proctor.