lunedì 29 aprile 2013

Papua Nuova Guinea: l'arcivescovo mons. Douglas contro la pena di morte.

 "... si sta iniettando nella società e nella cultura della Papua Nuova Guinea la stessa vena vendicativa che è parte del nostro problema attuale."
Di fronte alla violenza cieca verso altri esseri umani, di fronte agli stupratori e assassini, di fronte al dolore e alla frustrazione delle vittime, “la reazione di molti, anche del Procuratore Generale, è chiedere la pena di morte. Ma è proprio questo che la nazione intende dire ai giovani: che se qualcuno fa del male il miglior rimedio è semplicemente ucciderlo?”. E’l’interrogativo che apre la riflessione di mons. Douglas W. Young, arcivescovo di Mount Hagen, che in un comunicato inviato all’agenzia Fides stigmatizza la campagna pro-pena capitale del Paese, mentre la Chiesa e altri settori della società promuovono una moratoria e l’abolizione della pena capitale. “E’ già ampiamente noto – ricorda – che la pena di morte non è un deterrente per il crimine violento. Coloro che commettono questi reati non pensano che saranno catturati e ancor meno che potranno essere condannati. Il deterrente importante per la criminalità non è la severità della pena, ma la sua certezza. Parlando della pena di morte, si sta iniettando nella società e nella cultura della Papua Nuova Guinea la stessa vena vendicativa che è parte del nostro problema attuale”, ammonisce l’arcivescovo. Nei giorni scorsi il Ministro per lo Sviluppo della Comunità, Loujaya Tony, ha ricordato alle donne che “si educano i figli a credere che la violenza potrebbe essere una soluzione ai problemi”. Mons. Douglas Young, intervenendo sulla stessa falsariga, invita le istituzioni, i corpi sociali, le comunità religiose a “sostenere programmi che aiutino i giovani a trovare lavoro, identità, e soddisfazione nella vita”, piuttosto che cercare scorciatoie con la violenza. Inoltre “bisogna rafforzare la capacità della polizia di trovare, arrestare e perseguire i criminali, dando un messaggio chiaro: chi compie crimini sarà punito”. Come Chiesa “poniamo la nostra attenzione verso politiche che realmente affrontino la piaga della violenza in Papua, non a quelle che servono solo a brutalizzare ulteriormente la nazione”, conclude. (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 116

venerdì 26 aprile 2013

Il Consiglio Sikh della Gran bretagna esprime una ferma condanna per l'uso della pena capitale in India



23 aprile 2013
Importante intervento di ferma condanna da parte del Consiglio SIKH sulla sentenza di morte inflitta dalla  Corte Suprema indiana al Professor Devinderpal Singh Bhullar.
Il Presidente della Indian Sub-Continent Affairs Sub-Committee, Gurdial Singh Atwal, ha detto: “Condanniamo l'uso della pena capitale e la decisione da parte dell'India per una ripresa della pena di morte, ciò è particolarmente inopportuno dopo la moratoria".

Anche a Milano i SIKH  hanno dato vita a una manifestazione in appoggio dell'iniziativa di una organizzazione di SIKH  inglese per la salvezza del Prof. Devinderpal Singh Bhullar e per combattere la fine della moratoria in India. 
http://dirittiumani1.blogspot.it/2013/04/the-sikh-council-uk-with-sikh-community.html.   

lunedì 15 aprile 2013

Pena di morte in Bielorussia: la testimonianza di una madre


Vladislav Kovaliov a destra
Il 17 marzo scorso, Lioubov Kovaliova, ha ricevuto una lettera da parte della Corte Suprema della Bielorussia che l'ha informata dell'avvenuta esecuzione di suo figlio Vladislav Kovaliev.  Non era nemmeno stata avvisata dell'imminenza dell'esecuzione. Ora sta cercando il corpo di suo figlio per dargli sepoltura. Leggi gli articoli: 


http://www.lemonde.fr/europe/article/2012/03/19/executions-controversees-en-bielorussie_1671873_3214.html

mercoledì 10 aprile 2013

Mentre arretra la pena di morte nel mondo, messo a morte Ricky Lynn Lewis

Nel mondo ed anche negli Stati Uniti calano le esecuzioni, ma stanotte in Texas Rickey Lewis è stato messo a morte tramite iniezione letale, per un omicidio commesso 23 anni fa e di cui aveva sempre negato essere l'autore.  Lewis, 50 anni, ne aveva trascorsi 19 nel braccio della morte.

domenica 7 aprile 2013

Commutazioni di condanne a morte in Somaliland

L'Alta Corte delle Forze Armate del Somaliland, regione semi-autonoma della Somalia, commuta le condanne a morte di 22 civili.
 
Nel maggio 2012 i 22 civili erano stati riconosciuti colpevoli di aver attaccato un accampamento militare, 17 di loro erano stati condannati a morte, lo riporta il Qaran News.
I 17 civili, che erano stati condannati alla fucilazione, sconteranno 20 anni di reclusione, mentre cinque minori originariamente condannati all’ergastolo saranno imprigionati per un minimo di 15 anni.
I prigionieri sono stati giudicati colpevoli dell’attacco contro una base militare nell’area di Sodanta ad Hargeisa, avvenuto l'anno scorso nell’ambito della disputa sul controllo di terreni tra i militari e le comunità locali. Lo scontro a fuoco provocò la morte di tre soldati e quattro aggressori.