In occasione della XII Giornata mondiale contro la pena di morte, la Coalizione Mondiale contro la pena di morte rilancia il problema delle esecuzioni di disabili mentali.
Le organizzazioni per i diritti umani ricordano che "gli standard internazionali sulla disabilità mentale e intellettiva sono importanti salvaguardie a tutela di persone vulnerabili: non hanno lo scopo di giustificare crimini orrendi ma stabiliscono dei criteri in base ai quali la pena di morte può essere o meno inflitta" lo dichiara Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International. "Siamo contrari alla pena di morte in ogni circostanza, in quanto è l'estrema punizione crudele, disumana e degradante. Ma nei paesi che ancora ne fanno uso gli standard internazionali, compresi quelli che la vietano nei confronti di determinate categorie di persone vulnerabili, devono essere rispettati, in vista dell'abolizione definitiva" - ha aggiunto Gaughran.
Si chiede ai governi di tutti i paesi che ancora usano la pena di morte di istituire immediatamente una moratoria sulle esecuzioni come primo passo verso l'abolizione per interrompere subito questa terribile ingiustizia.
I casi nei diversi Paesi. I casi che seguono illustrano il modo in cui la pena di morte è usata nei confronti di persone con disabilità mentale e intellettiva:
- negli Usa, Askari Abdullah Muhammad è stato messo a morte il 7 gennaio 2014 in Florida per un omicidio commesso in carcere nel 1980. Aveva una lunga storia di malattia mentale e gli era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide. Il 9 aprile, il cittadino messicano Ramiro Hernandez Llanas è stato messo a morte in Texas nonostante sei successivi test sul quoziente intellettivo avessero dimostrato la sua disabilità intellettiva e dunque l'incostituzionalità della sua condanna a morte. In Florida, Frank Walls e Michael Zack, due condannati a morte con gravi traumi mentali, hanno esaurito tutti gli appelli contro l'esecuzione;
- in Giappone, molti prigionieri sofferenti per malattie mentali sono stati già impiccati, altri rimangono nel braccio della morte. Hakamada Iwao, 78 anni, condannato a morte per omicidio nel 1968 al termine di un processo iniquo, è la persona che ha trascorso il più lungo periodo di tempo nel braccio della morte, 45 anni. Durante decenni di isolamento completo, ha sviluppato numerosi e gravi problemi di salute mentale. È stato rilasciato provvisoriamente nel marzo 2014 in vista di un possibile nuovo processo. Matsumoto Kanji è nel braccio della morte dal 1993 e, sebbene i suoi avvocati stiano chiedendo un nuovo processo, potrebbe essere impiccato in ogni momento: ha sviluppato disabilità mentale a seguito di avvelenamento da mercurio e appare paranoico e incoerente a seguito della malattia mentale sviluppata durante la detenzione;
- in Pakistan, Mohammad Ashgar, diagnosticato schizofrenico paranoide nel 2010 nel Regno Unito e da qui rinviato in Pakistan, è stato condannato a morte nel 2014 per blasfemia.
Per fermare la pena di morte, affermano le associazioni della Coalizione Mondiale, ci sono 10 cose che ciascuno può fare:
1. Participare a "Città per la vita - Città contro la pena di morte" il prossimo 30 novembre 2014;
2. Organizzare un dibattito pubblico e proiezioni di filmati con la presenza di condannati riconosciuti innocenti, familiari di vittime;
3. Organizzare mostre d'arte o spettacoli, per coinvolgere la popolazione;
4. Organizzare sit-in, flash mob;
5. Partecipare agli eventi organizzati per le giornate e diffondere le notizie;
6. Inviare appelli urgenti per chiedere la salvezza di condannati a morte che rischiano l'esecuzione e diffondere le notizie;
7. Scrivere a un condannato a morte;
8. Dare un contributo per la difesa dei condannati a morte;
9. Visitare i siti di associazioni abolizioniste;
10. Sensibilizzare sulla questione della pena di morte.
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