GINEVRA – “Finche’ esistera’ la pena di morte ci si dovra’ battere per abolirla”: lo ha detto a Ginevra l’assistente segretario generale dell’Onu ed ex ministro della giustizia croato Ivan Simonovic invitando i paesi abolizionisti a non abbassare la guardia. Presentando la pubblicazione “Moving away from the Death Penalty, Arguments, Trends and Perspectives” dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, Simonovic ha celebrato il “processo accelerato” della tendenza all’abolizione da quando nel 1948 e’ stata adottata la Dichiarazione Universale per i Diritti dell’Uomo ma ha osservato anche che, a fronte dei successi, ci sono state recentemente battute d’arresto o passi indietro.
“Nel 1948 solo 14 Paesi avevano abolito la pena di morte, la maggioranza in Sud America”, ha detto Simonovic mentre oggi sono 160 le nazioni del mondo che per legge o di fatto non fanno piu’ esecuzioni. Recentemente la Guinea Equatoriale, il Pakistan e negli Usa gli stati di Washington, Maryland e Connecticut negli Stati Uniti hanno imposto la moratoria mentre lo scorso aprile El Salvador, Gabon e Polonia hanno aderito al Secondo Protocollo Opzionale del Trattato Internazionale sui Diritti Civili e Politici che punta all’abolizione.
Non ci sono pero’ solo i successi: alcuni Stati hanno riaperto le camere della morte, altri hanno reintrodotto la pena capitale per alcuni reati particolarmente gravi. “Nel 2013, dopo anni di lenta ma costante presa di distanza dalla pena di morte c’e’ stato un aumento del 12 per cento delle esecuzioni rispetto al 2012 e il numero delle Nazioni che mettono a morte e’ aumentato di uno”, ha detto Simonovic secondo cui, proprio per queste ragioni, e’ necessario non abbassare la guardia.
La relazione di Simonovic precede di qualche settimana la ripresa del dibattito al Palazzo di Vetro della risoluzione sulla moratoria. Il documento viene discusso e votato ogni due anni e nel 2012 ha ottenuto 111 voti favorevoli.
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