venerdì 6 novembre 2015

da repubblica.it
di TIZIANA CIAVARDINI

Iran, in bilico tra le aperture di Rohani e le frustate in pubblico inflitte anche ai poeti

C'é attesa per l'arrivo in Italia del presidente Iraniano Hassan Rohani, previsto per il prossimo 14 e 15 Novembre. Questo primo viaggio in Europa del Presidente si prepara peró anche ad essere contestato da vari gruppi di attivisti che hanno giá organizzato manifestazioni di protesta in varie
cittá italiane. In molti chiedono all'Italia di non rimanere insensibile di fronte alla scarsa, se non assente, attenzione rispetto ai diritti umani e alla diffusa pratica della pena di morte per impiccagione che c'è in Iran. Le accuse mosse verso il presidente sono quelle di non aver attuato alcun miglioramento in questo senso, legato com'è - è questa la ragione che si tende ad accreditare - al condizionamento dell'ala ultraconservatrice che mostra di voler intensificare le repressioni proprio per ostacolare le aperture di Rohani. Insomma, la solita scena del "poliziotto buono in antitesi con quello cattivo" che non rende chiara la verità della situazione se sia in gioco una reale contrapposizione o invece uno squallido gioco delle parti.

Il record di impiccagioni. Tuttavia, secondo molti osservatori e numerose organizzazioni umanitarie internazionali per la difesa dei diritti umani, l'aumento delle esecuzioni e i continui arresti ordinati dalla magistratura avrebbero - in effetti - l'intento di screditare la figura di Rohani, soprattutto agli occhi dei paesi occidentali. La maggior parte delle esecuzioni (il 69% dei casi) avvengono per reati legati al traffico e possesso di droga. Diversi funzionari iraniani hanno peró ammesso, nel corso dello scorso anno, che la pena di morte non ha ridotto questi reati. In Iran le esecuzioni, secondo il nono rapporto di Ahmeed Shaheed, relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, sono aumentate esponenzialmente dal 2005 ad oggi, raggiungendo il picco di 750 persone messe a morte nel 2014. Ma la situazione è ancora più drammatica, se guardiamo all'anno in corso: dal 1° gennaio 2015 al 15 settembre hanno avuto luogo ben 694 esecuzioni e di queste 33 si sono state eseguite in pubblico.

La relazione di Ban Ki-moon. Anche il Segretario generale Ban Ki-moon, nella sua relazione annuale lo scorso 25 settembre, ha espresso forti preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Iran. In particolare, Ban Ki-moon si dice preoccupato per le impiccagioni dei minori e per quelle in pubblico e dichiara: "C'è stato un costante trend in ascesa nel numero delle esecuzioni dal 2008 al 2015". Nella sua relazione si parla anche dei casi di evidenti violazioni dei diritti delle donne: "Si stima che tra marzo 2013 e marzo 2014 oltre 2,9 milioni di donne abbiano ricevuto ammonimenti per non aver osservato il codice di abbigliamento".

I casi piú recenti. Alcuni arresti hanno destato piú di altri interesse nell'opinione pubblica occidentale. Ad esempio il caso del giornalista Jason Rezaian, il giornalista del Washington Post in carcere in Iran dal luglio 2014 e ancora detenuto con l'accusa di spionaggio. Una condanna che potrebbe comportare fino a vent'anni di detenzione. Altro caso quello della giovane vignettista Atena Farghadani iniziato nel 2014 e ancora non terminato. La ventottenne è accusata di propaganda contro il sistema; insulto di membri del parlamento attraverso disegni, e insulto del leader supremo. Recentemente ha dovuto anche affrontare una ulteriore umiliazione sottoponendosi a un test di verginità e gravidanza per  aver stretto la mano del suo avvocato difensore; un gesto questo, ritenuto dagli inquisitori iraniani 'al limite dell'adulterio'.

Condannati anche due poeti con 99 frustate. Poche settimane fa due poeti sono stati accusati e condannati a 99 frustate per aver stretto la mano a persone di sesso opposto. Da alcuni giorni inoltre un altro cittadino americano di origini iraniane Siamak Namazi, imprenditore residente a Dubai in visita ai famigliari, è stato arrestato in Iran anche se le notizie sono frammentarie. L'arresto risale all'inizio del mese di ottobre e potrebbe rappresentare una ulteriore  difficoltá per i negoziati finali dell'accordo sul nucleare.

La voce grossa dei conservatori, dopo gli accordi di Vienna. Questa linea dura e repressiva che la magistratura iraniana sta adottando, si é intensificata con il successo degli accordi di Vienna sul discusso programma nucleare iraniano. Conservatori intransigenti continuano e continueranno ad utilizzare le questioni sociali e civili per intralciare l'amministrazione di Rohani. L'accordo iraniano, con la totale rimozione delle sanzioni, avrá ripercussioni anche su quel mercato attualmente gestito dai veterani della Rivoluzione.

In attesa delle elezioni del febbraio prossimo. La linea dura teme infatti che le aperture occidentali del Presidente possano influire negativamente anche all'interno della Repubblica Islamica. Il rischio é che le compagnie straniere in cerca di investimenti nel paese non sempre scenderanno a compromessi con le restrizioni in vigore e auspicheranno insieme a gran parte della popolazione maggiori libertá.  Il momento forse piú atteso peró sará quello delle elezioni parlamentari di Febbraio 2016 in cui i conservatori cercheranno in tutti i modi di compensare la sconfitta avvenuta dopo il successo dell'accordo nucleare.

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