venerdì 30 gennaio 2015

Jakarta pronta a giustiziare altri cinque narcotrafficanti. La Chiesa: Curate le dipendenze

di Mathias Hariyadi
La procura generale indonesiana annuncia l’imminente esecuzione di altri condannati a morte per traffico di droga. Confermata la linea dura voluta dai vertici della giustizia, col sostegno del presidente Jokowi. Per i vescovi, contrari alla pena di morte, essenziali gli interventi nel campo della prevenzione e del contrasto al consumo. 


Jakarta (AsiaNews) - Il dipartimento del Procuratore generale (Ago) in Indonesia annuncia l'esecuzione a breve di un secondo blocco di persone, condannate in passato per droga. Incuranti delle proteste di attivisti e gruppi pro-diritti umani del Paese e internazionali, i vertici della giustizia - col sostegno del presidente "riformista" Joko Jokowi Widodo - proseguono nel solco della linea dura contro il narcotraffico. Nelle scorse settimane Jakarta ha già giustiziato sei persone, fra cui quattro stranieri, per reati legati alla vendita di stupefacenti; nei prossimi giorni, anche se la data non è stata ancora fissata, verrà eseguita la pena capitale nei confronti di cinque detenuti rinchiusi nel braccio della morte. Essi provengono da Francia, Ghana, Filippine, Australia e Indonesia. 

Ieri il procuratore generale H.M. Prasetyo, nel corso di un'audizione al Parlamento, ha confermato l'imminenza delle esecuzioni dei cinque prigionieri; il dipartimento sta ultimando i dettagli, anche in considerazione delle difficoltà causate dal maltempo e dalla pioggia. "Siamo ancora alla ricerca - ha dichiarato - del posto ideale [per l'esecuzione]". Il Paese, ha aggiunto il funzionario, mantiene la linea del rigore contro la droga e il suo impegno a punire con la pena massima i grandi trafficanti, che muovono le pedine del commercio internazionale. 


In precedenza il presidente Jokowi ha voluto sottolineare, ancora una volta, che non saranno graziati i trafficanti condannati per droga; il pugno di ferro, ha aggiunto il capo di Stato, è la sola via per combattere la droga in Indonesia, nazione che nel tempo è diventata un "importante crocevia" del commercio. 


Di recente l'Agenzia nazionale per il narcotraffico (Bnn) ha pubblicato un rapporto da cui emerge che almeno cinque milioni di indonesiani sono "dipendenti" - a vario titolo - dalla droga; un problema che preoccupa anche i vescovi indonesiani, che contrastano la linea dura voluta dal presidente ma, al tempo stesso, invocano interventi nel campo della prevenzione e del contrasto al consumo di stupefacenti. 


Lo scorso anno la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) ha lanciato un piano pastorale per il recupero dei tossicodipendenti, sostenuto dallo stesso Bnn. Interpellato da AsiaNews in occasione del lancio del programma di riabilitazione promosso dalla Kunci Foundation, l'arcivescovo di Yogyakarta mons. Johannes Pujasumarta, segretario generale Kwi, avverte che "bisogna fare qualcosa per risolvere il problema".


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