lunedì 1 luglio 2013

La salute in carcere: un viaggio dal nord al sud d'Italia per un servizio sanitario migliore

La distribuzione della terapia in un carcere
Essere malati in carcere. Una condizione  talvolta inconciliabile, perché le esigenze della sicurezza  si scontrano con quelle della salute. E' un problema questo che ha sempre interrogato i volontari della Comunità di Sant'Egidio presenti nei reparti per i malati di Roma, Genova, Napoli, Firenze. Per affrontarlo un movimento di Associazioni ha formato un Forum per il Diritto alla salute dei Detenuti, con lo scopo di condurre una battaglia scomoda: sostenere transito dalla Medicina Penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale.
La riforma della sanità penitenziaria è iniziata con l’approvazione del DLGS 230 del 1999 e dopo del DPCM del 1 aprile 2008 per il pieno recepimento e attuazione di una delle riforme più importanti per le persone detenute ed internate: il diritto alla salute nell’ambito del servizio sanitario nazionale.  Molti anni per aprire le porte delle carceri al Servizio Sanitario Nazionale. 
Merito di questa riforma è la creazione di un dialogo tra due mondi e due Ministeri: Giustizia e Salute e rendere anche i detenuti parte attiva di questo processo. L’idea ispiratrice: portare in carcere la stessa medicina voluta con la Legge 833 nel 1978, quando si superarono le mutue e, recependo in pieno il dettato costituzionale, si realizzò un Sistema Sanitario uguale per tutti.  
Portare questa riforma in carcere non è stato facile. L’Amministrazione Penitenziaria era abituata a gestire ogni problema, anche quelli di salute dal punto di vista delle esigenze della sicurezza.  Le ASL erano  impreparate  a garantire il diritto alla salute in un ambiente ristretto, si sono così trovate a gestire situazioni nuove e, specie all’inizio,  inconsapevoli delle molte criticità, aggravate anche dalla situazione di tagli e crisi. 


Malgrado la complessità in giro per l'Italia ci sono delle eccellenze: la "Carta dei Servizi Sanitari" quindi l'offerta sanitaria delle ASL nelle carceri, la presenza degli Assistenti Sociali, lo screening delle malattie infettive, la  telemedicina cardiologica e tanto altro che apre un futuro migliore. Cambiare è possibile anche nelle situazioni più difficili.

Per sostenere questo processo l'INMP (Istituto Nazionale Salute Migrazioni e Povertà), il Forum Nazionale per la Salute in carcere, di cui la Comunità di Sant'Egidio è socio tra i fondatori, altre Associazioni di volontariato penitenziario,  professionisti e operatori grazie al progetto "Salute Senza Barriere" hanno compiuto un viaggio in 12 Istituti Penitenziari, incontrando circa 1000 detenuti, tra cui molti immigrati, e qualche centinaio tra Operatori Sanitari e personale della Polizia Penitenziaria. Nelle carceri di Palermo, Teramo, Bari, Cagliari, Firenze, Bologna, Santa Maria Capua Vetere, Torino, Catanzaro, Roma, Padova,  Milano sono state ascoltate le voci detenuti, il loro disagio e le loro paure. E' emersa una domanda di salute, di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, di presa in carico, di conoscenza e collegamento con il territorio. 

Tanti detenuti  provengono da contesti di grande emarginazione, sono distanti dalle istituzioni a causa della loro storia di povertà, per alcuni il carcere è la prima esperienza di contatto con un medico  e l'occasione per fare analisi cliniche, visite specialistiche e conoscere il proprio stato di salute. Una grande chance per imparare, un'altra occasione educativa, per dare senso al tempo trascorso in carcere, per mettere al centro l'uomo e della donna, non il detenuto o la detenuta,  per uscire migliori di prima, nella salute e nelle conoscenze.

Dalla lettera di Salvatore che, detenuto, ha partecipato al corso sulla salute in carcere:
“Caro Antonio, ti scrivo il giorno dopo aver partecipato ad un seminario durato 7 ore ma molto molto significativo e con buone prospettive per il futuro, sulla sanità e sulla salute in carcere. Era un Forum di bravissime persone, quasi tutte donne, e che non hanno nessuna intenzione di mollare la situazione di noi carcerati, che poi questo seminario è stato promosso dallo stesso Ministro della Salute. Abbiamo tutti compilato dei questionari, che ci hanno assicurato resteranno anonimi, anzi non dovevamo scrivere il nome. Ci sono stati interventi, domande dirette e risposte concrete…anzi direi domande sincere da parte nostra, lì a parlare delle nostre paure e dei nostri pensieri tristi. Loro ci ascoltavano, non andavano di fretta, tante cose le sapevano rispondere.  Insomma una bella iniziativa, quando sono tornato in cella pensavo che ho imparato come a scuola, che poi io ci sono andato poco. Tu che mi conosci da quando ero giovane lo sai che non sono cattivo, vicino a me qui a S.M.Capua Vetere ci sono compagni che si devono curare la salute, anche più di me … “.
 











 




5 commenti:

  1. "intervenire nell esistenza di un individuo non è cosa che si possa fare empiricamente,soprattutto nell esistenza di 1 malato..

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  2. Situazione delicata in cui il soggetto,abbandonato a se stesso,può essere molto vulnerabile.FARE parte del mondo di un MALATO

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  3. È cosa che bisogna imparare"VAN DER BRUGGEN. VI SCRIVO IN QUALITÀ DI EX FACENTE FUNZIONE CAPO SALA DI UNA MEDICINA D URGENZA

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  4. Di un notissimo ospedale del NORD noto a livello EUROPEO! DUNQUE FIDATEVI CHE DI ANIME IN CARCERE NE HO VISTE PARECCHIE. TUTTI

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  5. INVISIBILI MUTI.MAnoi AB IMPARATO A LEG L ANIMA DAGLI OCCHI.E ANCHE CHI È MORTOnonÈ RIMASTO SOLO! GLI ABBIAMO SORRISO!

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