sabato 22 giugno 2013

La storia di Paula Cooper dice che tutti possono cambiare. Radiovaticana intervista Stefania Tallei di Sant'Egidio

Paula Cooper oggi

Dopo 28 anni di carcere Paula Cooper torna in libertà. Per lei ci furono una mobilitazione mondiale e gli appelli del Beato Giovanni Paolo II. Intervista a Stefania Tallei della Comunità di Sant'Egidio




Dopo 28 anni di carcere, è tornata in libertà Paula Cooper, la più giovane condannata a morte nella storia degli Stati Uniti. Nel luglio del 1986 aveva ucciso, all'età di 15 anni, la sua insegnante di religione. La sua vicenda divenne un caso internazionale e provocò profondi interrogativi nella coscienza degli americani circa la legittimità e l’efficacia della pena capitale. Per lei si mobilitarono molte associazioni impegnate per i diritti umani. Più volte Papa Giovanni Paolo II si appellò alla giustizia americana per chiederne la grazia e fu proprio a Karol Wojtyla che la Cooper inviò una lettera chiedendo un intervento. Nel 1989, grazie alla modifica della legislazione in materia, la pena capitale venne commutata in 60 anni di ergastolo poi, per buona condotta, la riduzione della pena e qualche giorno fa l’uscita dal carcere della ragazza oggi una donna di 43 anni. Su questo caso Federica Baioni ha intervistato Stefania Tallei della Comunità di Sant’Egidio. RealAudioMP3 
 
R. - La storia di Paula mostra il riscatto di una vita, come una persona possa cambiare completamente e come per tutti ci sia una possibilità di ricominciare. Paula era così giovane - aveva 15 anni - quella ragazza sbandata non ha niente a che vedere con la donna di oggi e con la vita che può vivere da ora in poi. La sua storia  mostra che è possibile cambiare. Noi partecipammo come Comunità di Sant’Egidio, insieme a tante altre associazioni e tantissime persone, a questa campagna internazionale nella quale l’Italia ebbe una parte molto importante: si raccolsero più di un milione di firme per la sua salvezza. E’ stato l'intervento del Beato Giovanni Paolo II a salvarla, un intervento autorevole presso il governatore. Paula ha avuto una storia di perdono da parte del parente della vittima, Bill Pelke, il nipote diretto dell'anziana donna uccisa. Quindi è una storia veramente di perdono da parte di un uomo che prima era favorevole alla pena di morte, come tanti americani, e anche una storia di pietà, da parte di milioni di persone. Si può vedere come dal perdono e dalla pietà è nata una nuova vita, una nuova donna, una storia nuova, che ricomincia adesso.

D. - Per chi fa campagna contro la pena di morte, cosa vuol dire però trovare ancora nella società americana delle polemiche intorno ad un caso come questo?

R. - Io penso che ci sia molta paura, troppa, e poca fiducia negli uomini, nelle donne, nel cambiamento. Ecco credo che si debba parlare di più di come la pena di morte sia dannosa piuttosto che utile. Crea altra violenza, senza interrompere quella già grande che dilaga tra la gente e crea paura. Ma non c'è solo violenza e male.
Nella storia di molti condannati a morte ci sono amicizie nate attraverso la corrispondenza. Amicizie durature e sincere che rompono l'isolamento e creano il collegamento con il mondo di fuori. Queste amicizie sono uno spazio di affetto che aiuta persone, anche tanti giovani, che hanno visto solo violenza e male, a riacquistare la fiducia in se stessi e negli altri. Così deve essere anche per noi che siamo liberi.

1 commento:

  1. la fiducia nel cambiamento può muovere energie e risorse inaspettate:a volte si assiste a veri miracoli, e comunque è sempre meglio costruire, con pazienza, piuttosto che distruggere

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