Il Consiglio dei diritti umani dell'ONU, riunito a Ginevra, ha approvato una risoluzione proposta dalla Svizzera per l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo a medio termine. I voti a favore sono stati 26, i contrari 13 e 8 le astensioni.
La Svizzera - rende noto oggi un comunicato del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) - ha sfruttato questa sessione autunnale del Consiglio per insistere ulteriormente sull'abolizione mondiale della pena capitale, un obiettivo di medio termine della sua politica estera sui diritti umani. Assieme ad altri sette Paesi ha presentato una risoluzione sul tema, che ieri è stata approvata.
Berna ritiene che l'applicazione della pena capitale sia inconciliabile con il diritto internazionale vigente e che comporti sempre violazioni dei diritti umani, sia per i condannati stessi che per le persone a loro vicine.
La risoluzione è incentrata sul rapporto tra la condanna a morte e l'esecuzione della pena da un lato e il divieto di tortura e altre procedure violente, disumane e umilianti dall'altro, con riferimento ad esempio alle condizioni vigenti nel braccio della morte o a metodi di esecuzione particolarmente problematici. È stato inoltre deciso che nel marzo 2017 avrà luogo un dibattito di esperti all'interno del Consiglio dei diritti umani.
La Svizzera ha poi nuovamente coordinato una dichiarazione congiunta in merito alla situazione dei diritti umani in Bahrein, sostenuta da altri 33 Stati. Nella dichiarazione si riconoscono gli sforzi del governo per migliorare la situazione, ma vengono anche citate le violazioni tuttora esistenti. La dichiarazione esorta il Bahrein a introdurre ulteriori riforme, rispettare fedelmente i diritti umani e cooperare con i meccanismi internazionali in questo ambito.
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In questa sessione dei lavori è stato inoltre esaminato il tanto atteso rapporto d'inchiesta dell'Alto Commissariato per i diritti umani sulle violazioni che si sono verificate nel 2009 in Sri Lanka, alla fine della guerra civile. La conclusione è che vi siano buoni motivi per supporre che entrambe le parti in conflitto abbiano commesso crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Le violazioni documentate nel rapporto imputate alle autorità statali sono particolarmente gravi.
Durante la sessione la Svizzera, che è molto attiva in Sri Lanka, ha collaborato intensamente alle trattative sulla risoluzione relativa a questo Paese. Tale risoluzione loda i passi avanti fatti dal governo e sottolinea la necessità di un meccanismo di partecipazione internazionale come pure di riforme nella legislazione nazionale per giungere a un'elaborazione del passato degna di credibilità.
Il DFAE ha infine fatto sapere che a fine ottobre la Svizzera si candiderà per un seggio in seno al Consiglio dei diritti umani per il periodo 2016-2018.
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