lunedì 28 aprile 2014

Iran, dopo la vicenda di Balal graziato sul patibolo, si inizia a sperare in un cambiamento di mentalità

Dopo la Cina, l'Iran è il paese dove la pena di morte è maggiormente applicata. Tanto più fa notizia l'annullamento della condanna a morte di un uomo, Balal, graziato a pochi istanti dall'esecuzione dalla madre del ragazzo che egli uccise circa sette anni fa. La rinuncia alla vendetta è stata incoraggiata anche da un movimento di persone che hanno insistentemente chiesto ai genitori della vittima di concedere la grazia. Come racconta, Riccardo Noury, questo è l'inizio di cambiamento di mentalità nella società iraniana: si può sperare che esso porti a breve nuove sospensioni della pena capitale.

Dopo la grazia a Balal, in Iran si dibatte sulla pena di morte

Dopo l’incredibile vicenda di Balal, graziato sul patibolo 10 giorni fa dalla madre del ragazzo che egli aveva assassinato, le esecuzioni in Iran sono riprese a pieno regime, arrivando a circa 200 dall’inizio dell’anno.

Tra le persone messe a morte negli ultimi giorni, c’erano anche dei  minorenni al momento del reato tra cui Ahmad Rahimi, Ali Fouladi,  Ali Sharifi, condannati all’impiccagione per omicidi commessi quando avevano rispettivamente 17, 16 e 14 anni.

L’annullamento della condanna a morte di Balal è stato reso possibile in primo luogo dalla straordinaria umanità della madre di Abdollah Hossainzadeh, che Balal aveva assassinato durante una rissa sette anni prima; ma anche dal fatto che, attorno ai coniugi Hossainzadeh si è coagulato un movimento contrario alla pena di morte che certamente ha avuto un peso nell’influenzare la loro decisione dell’ultimo minuto ma ha anche fatto sapere loro che – nonostante ciò che si pensi in Occidente – tantissime persone in Iran non sono d’accordo con la logica del qisas, dell’occhio per occhio dente per dente.

Ha contribuito anche la popolarità del padre di Abdollah, Ghani Hosseinzadeh, ex calciatore. Suoi vecchi colleghi lo hanno chiamato al telefono per chiedergli di risparmiare la vita dell’assassino di suo figlio. Un milione di telespettatori ha aderito all’appello lanciato alla televisione da un celebre presentatore sportivo, Adel Ferdosipour.

Col risarcimento ottenuto dai parenti di Balal, i coniugi Hosseinzadeh apriranno una scuola calcio intitolata alla memoria del figlio.


Ora il movimento d’opinione contrario alla pena di morte ci riprova. Il caso è quello di Reyhaneh Jabbari, 26 anni, condannata a morte nel 2007 per aver ucciso un uomo. Lei sostiene di aver agito per autodifesa dopo che l’uomo, un ex impiegato del ministero della Sicurezza e dell’Intelligence, l’aveva aggredita con l’intenzione di violentarla. L’esecuzione era prevista il 14 aprile ma è stata sospesa.

Per salvare la vita di Reyhaneh “in nome dell’umanità” si sono mobilitati il celebre regista Ashgar Fahradi (autore di “Una separazione” e de “Il passato”, di un film nel quale l’allora bambina Reyhaneh aveva recitato una piccola parte nonché di “Beautiful city”, proprio sulla pena capitale).

È pronta anche Tahmineh Milani, altra acclamata regista iraniana, che nel 2001 ha rischiato di essere condannata a morte a causa di un film. Da anni mette a disposizione il ricavato dei suoi film per i risarcimenti da offrire alle famiglie delle vittime del crimine in cambio della salvezza dell’assassinio.

Potrebbe andare meglio rispetto a quando, nel 2009, una mobilitazione senza precedenti in Iran non riuscì a evitare l’esecuzione di Behnoud Shojaee. Colpevole di aver ucciso un coetaneo quando aveva 17 anni, non ottenne il perdono dei genitori della vittima e venne impiccato.

Secondo molti, la vicenda di Balal può costituire una svolta. Il giornalista Siamak Bahari ha elogiato il gesto della famiglia Hossainzadeh e ha parlato di una “decisione storica da parte della società, ora pronta a  sfidare la pena di morte”. La stessa Milani ritiene che “la gente dovrebbe considerare sul serio quanto può essere importante, ogni firma può cambiare il destino di una persona”.

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