Elena Genero Santoro ci presenta il suo libro "Un errore di gioventù (0111 edizioni, 2014), ispirato alla storia vera di Luis Crawford, di cui è stata per otto anni l'amica di penna.
La corrispondenza, iniziata attraverso la pagina del sito di Sant'Egidio www.santegidio.org, mostrò subito a Elena l'umanità di molti condannati chiusi nel braccio della morte e le loro terribili condizioni di vita.
L'uomo venne ucciso con iniezione letale nel febbraio 2010.
Scrivere a un condannato a morte è il primo passo per garantire i diritti vitali agli uomini e alle donne nei bracci della morte (death row) è rompere l’isolamento. Niente è inutile, gli sforzi di tutti sono preziosi, come scrivono molti condannati ai loro amici di penna, "tu hai fatto la differenza!".
Nel sito abbiamo aperto una pagina sulla corrispondenza con i condannati a morte: sono entrati in contatto epistolare oltre 1000 condannati a morte degli Stati Uniti, della Russia, del Camerun, dello Zambia e dei Caraibi con altrettante persone da ogni paese del mondo. Ricevere una lettera fa piacere a tutti. Ancor più se questo può significare la possibilità di allacciare un'amicizia duratura e sincera, altrimenti impossibile.
http://www.santegidio.org/index.
“Tutto quello che viene penetra in queste tenebre diventa distorto e questo ha un effetto perverso sui rapporti con tutto e tutti. E’ difficile mantenere sentimenti umani, quando devo combattere la rabbia per le enormi umiliazioni che mi hanno inflitto. Condannare a morte un uomo è una cosa. Ma un’altra è chiuderlo tra mura di isolamento e segregazione, spogliarlo di qualsiasi autentica relazione umana, tagliarlo da tutto ciò che rende bello il suo mondo interiore, da tutto ciò che lo rende umano. Tutto quello che viene penetra in queste tenebre diventa distorto. Energie buone o cattive, la vita, la vita è come acqua, per sua natura tende a scorrere, e quando non può diventa stagnante. Il mio mondo interiore è fatto di tanti ricordi e tanti desideri, a cui non è dato di scorrere. Non ho altro modo per realizzarli che scrivere, disegnare, parlare durante le visite. Quindi non ho altra scelta che osservarli mentre si corrompono” . (Dalle lettere di un condannato a morte, Braccio della morte di Livingston, Texas, US, 2005).
Da un'intervista a Elena Genero:
"...Benché il caso giudiziario del condannato Luis Crawford non sia reale, io sono stata per otto anni l’amica di penna di un uomo ucciso con iniezione letale nel febbraio 2010. Ho scritto questo libro per fare conoscere la realtà della pena capitale e per dimostrare che la più parte delle persone rinchiuse in un braccio della morte non sono né mostri né bestie, ma esseri umani, anche se hanno sbagliato, hanno commesso degli errori gravissimi, e che nei decenni trascorsi a meditare chiusi in una cella, nutriti con cibo di pessima qualità a degli orari improbabili, possono aver formulato pensieri, pentimenti e conversioni che nessuno di noi cittadini liberi avrebbe nemmeno il tempo di intuire".
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