martedì 25 giugno 2013

Andrea Riccardi sulle carceri italiane: utilizzare le pene alternative.

Sulla situazione delle carceri italiane segnaliamo un editoriale di Andrea Riccardi  su "Famiglia Cristiana" del 23 giugno scorso, che denuncia la situazione drammatica e il rischio concreto e documentato che la permanenza in carcere costituisca un motivo di incremento dei reati.
Scrive Riccardi:

La situazione delle 206 carceri italiane è drammatica. Non da oggi. Tanti lo hanno denunciato autorevolmente. Da molti anni lo ribadisce con forza il presidente della Repubblica. Ma si è fatto poco o niente. È la realtà stupefacente di fronte a cui dobbiamo metterci.
Per affrontare questa situazione ci vogliono misure di emergenza e un investimento di più lungo periodo.
Nelle prigioni italiane ci sono circa 66 mila detenuti, in assoluta maggioranza uomini (le donne non sono più di tremila). Ma le carceri potrebbero ospitare una quantità di detenuti di poco più della metà di questa popolazione. Ci sono pure una sessantina di bambini insieme alle loro madri. Gli spazi (anche quelli di socializzazione, di istruzione o di svago) sono spesso occupati da letti a castello. Le condizioni igieniche sono generalmente precarie. Si vive 20-22 ore al giorno in locali stretti e pieni di gente.
Dal 2000 a oggi ci sono stati 776 suicidi in carcere: una cifra allarmante, rivelatrice dell`anníchilimento delle personalità in quell`ambiente.

Tra l`altro il sovraffollamento è invivibile con la stagione calda.

Continua a leggere l'articolo su www.santegidio.org

1 commento:

  1. in carcere negare la dignità e il rispetto a chi "ha sbagliato" non serve ad altro che ad inchiodarlo per sempre al modo di vivere che lo ha portato fin lì; investire sul recupero di risorse personali o sulla costruzione di nuovi percorsi non è perdita di tempo o abuso di fiducia, è un modo per ridare a tutti, o a quanti più possibile, un posto nella società. San Francesco parlò con il lupo di Gubbio e lo convinse a cambiare(un gesto di fiducia può muovere anche i cuori più incattiviti), ma chiese anche agli abitanti di Gubbio di accoglierlo, di dargli da mangiare, di trattarlo con rispetto e, perchè no, di volergli bene.

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