sabato 24 marzo 2018

Zimbabwe: un passo avanti verso l’abolizione della pena di morte


La liberazione dei condannati
La Comunità di Sant'Egidio si felicita con il Presidente Emmerson Mnangagwa che il 21 marzo 2018 scorso ha commutato in ergastolo la pena per i detenuti che sono nel braccio della morte da oltre 10 anni.

Parlando ai delegati presenti al 9° Incontro Internazionale dei Ministri della Giustizia organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio il 22 febbraio  2016 ''Un mondo senza pena di morte'', l’allora Vice Presidente e ministro della giustizia Mnangagwa aveva parlato dei passi significativi compiuti dal suo paese verso l'eliminazione della pena di morte. La nuova carta costituzionale approvata nel marzo 2013 prevede infatti l'esclusione dalla condanna a morte per le donne e per gli under21.  

Sempre in quell’occasione aveva ricordato di essere personalmente sopravvissuto alla pena di morte durante il regime Rhodesiano e, pertanto, di conoscere bene "le tribolazioni patite dai prigionieri del braccio della morte".

A questo Incontro Internazionale del febbraio 2016 sono poi seguiti due importanti eventi. Il 3 novembre 2016 lo Zimbabwe ha graziato 10 prigionieri del braccio della morte che avevano chiesto la grazia presidenziale. Sempre nel 2016, significativamente, lo Zimbabwe, il 19 dicembre, per la prima volta, si è astenuto sulla Risoluzione per una Moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Negli anni precedenti aveva sempre votato contro.

sabato 10 marzo 2018

Bielorussia: un'altra esecuzione, la madre lo apprende dopo mesi

Kirill Kozatchok è stato ucciso lo scorso ottobre, ma nessuno lo aveva comunicato, nemmeno ai familiari.  
L'associazione Viasna che in quel paese si adopera per la difesa dei diritti dell'uomo, lo ha appreso soltanto mercoledì scorso dalla madre del condannato. 

A gennaio Amnesty International aveva lanciato un appello per l'abolizione della pena capitale, citando proprio il caso di Kirill Kozatchok.  L'uomo stato condannato nel 2016 per aver ucciso i suoi figli in stato di ebrezza, dopo aveva tentato di togliersi la vita, ma era sopravvissuto. Aveva rifiutato di fare appello. 

La Bielorussia, ultimo paese europeo che applica la pena di morte.


Secondo le stime di Viasna ci sono attualmente cinque condannati a morte di età tra i 24 e i 44, aspettano nel braccio della morte una esecuzione che resta segreta, a volte, come nel caso di Kirill, i familiari ne vengono informati soltanto dopo mesi. 

venerdì 2 marzo 2018

I Vescovi filippini: occorre vigilare e custodire la democrazia


Dall'Agenzia FIdes del 1 marzo 2018

I cittadini filippini dovrebbero “celebrare, vigilare e custodire il dono della democrazia", conquistata dopo aver rovesciato il dittatore Ferdinand Marcos il 25 febbraio 1986: lo affermano Vescovi delle Filippine ricordando il 32° anniversario della Rivoluzione popolare che portò alla destituzione del generale.
In un messaggio diramato per l'occasione il Vescovo del Caloocan Pablo Virgilio David, vice presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, ha rimarcato che "uno dei doni che abbiamo ricevuto come nazione è la libertà e la democrazia. E tendiamo a dare per scontato", invitando la cittadinanza a vigilare su una "dittatura strisciante nelle Filippine" e a "proteggere la nostra democrazia e le nostre libertà civili". 
A conclusione della recente assemblea plenaria, l'episcopato filippino aveva già espresso i suoi timori di fronte ai tentativi di cambiare la Carta costituzionale, mentre il presidente Duterte aveva detto che “ci vorrebbe un dittatore per cambiare il paese”. Duterte nei giorni scorsi ha corretto il tiro, dichiarando di essere “vecchio e stanco” e di voler raggiungere il prima possibile l’obiettivo della riforma federalista del paese, così da concludere anticipatamente il proprio mandato. Il presidente filippino ha istituito una commissione di 19 costituzionalisti guidati da un ex giudice della Corte suprema, che hanno presentato una proposta di riforma costituzionale sul modello americano.
I Vescovi nella recente “Marcia per la vita”, il 24 febbraio a Manila, hanno nuovamente riproposto l'attenzione sulla sanguinosa crociata anti-droga lanciata da Duterte, e su altri provvedimenti come la pena di morte e l’abuso dei diritti umani nella società. In quell'occasione, l'Arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle ha presieduto una messa esortando a “trattare le persone come doni, non come merci” e osservando che, come ha detto Papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, "la pace può venire solo da giustizia, verità, amore e rispetto”. Il Cardinale Tagle ha anche sottolineato la necessità di una campagna di "nonviolenza attiva" come antidoto alla cultura della violenza che dilaga nel paese.