giovedì 31 ottobre 2013

L'UE e la Comunità di Sant'Egidio chiedono l'abolizione della pena di morte

A Tokyo la seconda giornata di convegno si è svolta presso la Camera dei rappresentanti di Tokyo alla presenza di parlamentari, diplomatici, avvocati, personalità della cultura, esponenti della società civile. Mario Marazziti ha ricordato che la pena di morte non è un tratto identitario del Giappone, dove fu abolita nell'818 dall'imperatore Saga, quando in Europa, in pieno Medioevo, era praticata comunemente.
Il convegno è stato anche l'occasione per ricordare il grande lavoro di “Città per la vita”, il movimento della Comunità di Sant'Egidio che raccoglie oltre 1600 città in tutto il mondo impegnate per la giustizia e contro la pena capitale. L'impegno delle “Città per la vita” avrà il suo momento di maggiore visibilità il 30 novembre prossimo quando le oltre 1600 città associate organizzeranno eventi pubblici contro la pena di morte nell'anniversario del 30 novembre 1786, prima abolizione della pena capitale nel Granducato di Toscana.

Usa: un sondaggio rivela che il sostegno popolare alla pena capitale è sceso al 60%

Il numero dei cittadini americani favorevoli alla pena di morte scende ma resta ancora la maggioranza del Paese. Secondo un recente sondaggio, infatti il 60% degli americani si esprime a favore della pena di morte per gli omicidi, ma si tratta della percentuale più bassa dal 1972.
Nel suo momento di massima popolarità, alla metà degli anni '90, la pena capitale era sostenuta dall'80% della popolazione.
"L'attuale periodo di minor consenso - scrive Gallup - può essere legato alla moratoria della pena di morte in diversi stati, cominciata intorno al 2000 dopo che diversi detenuti del braccio della
morte erano stati riconosciuti innocenti".

mercoledì 30 ottobre 2013

Sant'Egidio: un convegno ieri a Tokyo dal titolo "No justice without life"


Si è svolto ieri a Tokyo il Simposio promosso dalla Comunità di Sant’Egidio dal titolo “No Justice Without Life”.
Ha avuto luogo presso l’Istituto di Cultura Italiano, “uno dei simboli – ha affermato in apertura l’Ambasciatore italiano Giorgi - di maggior rilievo e visibilità della cultura italiana in Giappone”. L’incontro ha fatto seguito a quello tenutosi un anno fa nello stesso Istituto,
approfondendo la riflessione e coinvolgendo un ampio numero di realtà istituzionali ed associative, impegnate sui temi dei diritti umani e, in modo specifico, sulla problema della pena di morte ancora in uso in Giappone.
La ricchezza dei contributi ha disegnato in modo ampio la problematica e le contraddizioni vive nel Paese, mentre ha indicato l’urgenza di un impegno concreto nell’informazione nei confronti della popolazione e nella riflessione a livello legislativo perché il Giappone non resti isolato, ma entri con determinazione nella tendenza mondiale della moratoria verso l’abolizione della pena capitale.
Il convegno si è articolato in tre sessioni: la prima sul valore della vita umana; la seconda sull’impegno a costruire un mondo giusto per tutti; la terza sull’abolizione della pena di morte in Giappone e nel mondo.
Si è sottolineato in apertura come la Comunità di Sant’Egidio da oltre dieci anni si sia impegnata in Giappone per raccogliere le energie delle realtà associative del paese nella direzione di una difesa della vita e di una sensibilizzazione circa la disumanità, oltre che l’inutilità, della pena di morte.
“La violenza – ha ribadito Alberto Quattrucci - nasce sempre dalla paura e nessuna forma di violenza, soprattutto quando si tratta di violenza di Stato, ha mai risolto il problema della paura anzi, al contrario, non ha fatto altro che aumentarla.”
Quindi l’Ambasciatore Giorgi, che ha parlato della Comunità di Sant’Egidio come di una “risorsa preziosa dell'Italia moderna, ma anche di una realtà che ha la propria casa nel mondo”, ha affermato che “il Giappone è nel mondo un punto di riferimento fondamentale di democrazia, di libertà, di stabilità sociale…” ed ha concluso: “…siamo qui per esortare i nostri amici giapponesi, con rispetto e con fermezza, a cominciare un cammino sul sentiero del dibattito aperto.
E siamo pronti, da amici che condividono gli stessi valori, a offrire un contributo di idee se e quando ci sarà richiesto.”Dopo il contributo significativo di Hans Schweisgut, Ambasciatore dell’Unione Europea in Giappone, che ha offerto nuovamente la collaborazione piena dell’Europa al dibattito sulla pena di morte sotto il titolo "Europe against the Death Penalty – Join the discussion", ha preso la parola Mario Marazziti, Presidente del Comitato per i Diritti Umani della Camera dei Deputati italiana, tra i fondatori della World Coalition Aganist the Death Penalty.
Ribadendo che “l’Italia è un grande amico del Giappone” ha affermato che “la pena di morte non e’ un tratto identitario del Giappone. Quando in Europa la pena di morte era normale, nel Medioevo europeo l’imperatore Saga, nell’818, qui in Giappone, aboliva la pena capital e questo divieto durò tre secoli, fino al 1156.
”Ha poi continuato: “In Giappone si può essere giustiziati, anche senza avere avuto la possibilità di appelli.  Dal 6 giugno 2012 non e’ richiesta la verifica del caso per i reati di pena di morte. Questo aumenta la possibilità di errore giudiziario, specialmente nel caso di confessioni estorte, che, come sappiamo dalle cronache, sono possibili. Anche per la fase del Daiyo Kangoku, quella di interrogatori che si estendono, senza garanzie e con trascrizioni selettive fino a 23 giorni: il che aumenta il rischio di confessioni estorte, come in altre parti del mondo”. Tra le proposte, quella di avviare in Giappone la fine del regime di isolamento come pratica ordinaria, di consentire l’accesso di parlamentari, ONG e media ai bracci della morte, come avviene negli Stati Uniti e in altri paesi e la messa in atto di una moratoria delle esecuzioni avviando una Commissione indipendente e qualificata di revisione e studio della pratica della pena di morte in Giappone, con adeguata informazione dell’opinione pubblica.
Con la proiezione di alcune scene del film di Banmei Takahasi sul “caso Hakamada” - l’ex pugile, ormai dimostrato innocente, che si trova da 47 anni nel braccio della morte vicino Tokyo, senza possibilità di riaprire il suo processo – si è aperta la seconda sessione. La tavola rotonda, condotta dal giornalista Muneto Nikai ha raccolto interventi significativi e toccanti, come quella della sorella dello stesso Hakamada “…i settantasette anni di un giapponese so o una data molto importante…mio fratello li compie quest’anno, ma è ancora chiuso nel braccio della morte da quarantasette anni. Non potremo festeggiarlo. Ormai non mi riconosce più, non vuole neanche che io vada a trovarlo. Ma la sua innocenza è stata dimostrata. Perché non si da il permesso di riaprire il processo…?”. Il monaco
Ryuji Furukawa ha parlato dell’ingiustizia del caso di Fukuoka: un altro innocente condannato ed anche eseguito…Ha concluso la sessione il Presidente di Amnesty International Japan, sottolineando le difficoltà nel riaprire il caso Fukuoka – sarà il 16 dicembre il processo per decidere in merito…- ha parlato dei principali punti di lavoro, contro la pena di morte, delle organizzazioni e delle Ong Japan.
Ampia la terza sessione dell’incontro. Dalla funzione dei media alle procedure giudiziarie nei confronti dei carcerati e dei condannati a morte: interrogatori di sedici ore per estorcere “confessioni forzate”. E’ intervenuto alla fine George Kain dal Connecticut (USA), affermando che anche nelle situazioni più difficili, attraverso una adeguata sensibilizzazione ed un appropriato intervento mediatico è possibile l’abolizione della pena di morte. In sintesi sono risultati, nella battaglia per l’abolizione della pena capitale, due gli aspetti fondamentali: una ampia e diffusa informazione nella popolazione ed un serio e preciso intervento a livello legislativo per studiare, in modo ragionevole e coraggioso al tempo stesso, forme di pena alternative di pena che possano inserirsi nella tendenza mondiale dell’abolizione della pena di morte. Questo secondo aspetto sarà quello affrontato in dettaglio domani, nell’importante e storico dibattito promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, all’interno della Camera dei Rappresentanti del Parlamento giapponese.



 

La pena di morte in Giappone: il caso di Iwao Hakamada

Hideki Wakabayashi, segretario di Amnesty International in Giappone, è particolarmente impegnato nella battaglia per la sospensione dell'impiccagione di Iwao Hakamada, 77 anni di cui 45 passati nel braccio della morte, la cui colpevolezza non è accertata.  Egli è il detenuto che ha trascorso il maggior numero di anni nel braccio della morte. Per la sua salvezza una vasta campagna di Amnesty International.
Hakamada, che ha  trascorso in isolamento 45 anni della sua vita, è stato condannato dopo una confessione iniziale, poi ritrattata, estorta dopo 20 giorni di interrogatorio senza avvocato, con percosse e intimidazioni.
Oggi ha 77 anni e la sua salute è precaria. Le sue condizioni mentali hanno iniziato a peggiorare già mesi dopo l'emissione della condanna a morte e ora viene descritto come confuso e disorientato. Pare rifiuti le cure mediche per l'ipertensione e soffre di diabete. La direzione della prigione ha negato l'accesso alla cartella medica ai suoi familiari e agli avvocati.
In Giappone non si commuta una condanna a morte dal 1975. Le impiccagioni hanno luogo in segreto: i detenuti vengono a sapere dell'esecuzione solo poche ore prima, i familiari dopo. Ciò significa che i prigionieri vivono nella costante paura dell'esecuzione, per anni e anche per decenni, sviluppando in questo modo depressione e malattia mentale.
La vicenda di Hakamada Iwao, presentata al Convegno di ieri 29 ottobre a Tokyo nel corso del Convegno dal titolo "No Justice without life" ha permesso un approfondimento sulle modalità di punizione in uso in Giappone.
 

 

 
 

Sant'Egidio e Europa insieme a Tokyo per combattere la pena di morte

Comunità di Sant'Egidio                                                               Commissione Europea

 Il 29 ottobre si è tenuto a Tokyo un Convegno per parlare di pena di morte e di futuro 
 
 

NON C’E’ GIUSTIZIA SENZA VITA
 Tokyo, 29 ottobre 2013 Istituto Italiano di Cultura
 

Un  dibattito che si è aperto il 29 ottobre ha inteso proporre una discussione sul valore della vita umana nelle società contemporanee e su quale giustizia si possa praticare senza offendere la vita e i diritti fondamentali dell'uomo.
Vi hanno partecipato giornalisti, uomini di cultura, uomini di religione, politici giapponesi ed europei, e la sorella di Hakamada Iwao, condannato a morte da 45 anni nel braccio della morte, la cui colpevolezza non è provata.
Questa iniziativa è particolarmente opportuna dopo un periodo di moratoria "de facto" di quasi 20 mesi. Il Giappone ha ripreso purtroppo le esecuzioni capitali nel marzo 2012, eseguendo tre condanne, mentre non è mai cessata la comminazione di sentenze capitali: i detenuti nel braccio della morte sono oggi 134.   
A febbraio 2013 sono state eseguite altre tre condanne, sempre senza preavvisare né il detenuto, né i suoi parenti o gli avvocati.
Questo Convegno costituisce una opportunità per discutere e ripensare le modalità di punizione dei crimini più gravi.  

http://nodeathpenalty.santegidio.org/it/news

IL PROGRAMMA
 
Mario MARAZZITI
Presidente del Comitato per i Diritti Umani della Camera Italiana dei Deputati

Shizuka KAMEI
Membro della Camera dei Rappresentanti del Giappone

PARTE II
Dibattito
“La Pena di Morte in Giappone e negli USA: Il Giappone è veramente a favore della Pena di Morte?”
Presentazione di
Isshin TESHIMA and Mihoko TAKEUCHI
Waseda University

Moderatore
Pio D’EMILIA
Corrispondente East Asia, Sky TG24

Relatori
Mizuho FUKUSHIMA
Member of the House of Councilors of Japan

Nobuto HOSAKA
Sindaco di Setagawa

 

lunedì 28 ottobre 2013

La dichiarazione di Shizuka Kamei, Presidente della Lega dei Parlamentari contro la pena di morte in Giappone

Giorni di intenso lavoro a Tokyo in preparazione delle due giornate organizzate dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Commissione Europea, sul tema della pena di morte.
 Il 29 e 31 ottobre parlamentari, cittadini, giornalisti e attivisti si interrogheranno sul futuro della pena capitale in Giappone. Un respiro internazionale per dare sostegno all'impegno di chi in Giappone da tempo lotta per la difesa della vita.

Pubblichiamo qui di seguito la dichiarazione  di protesta contro l'esecuzione della pena capitale del Sig. Tokuhisa KUMAGAYA, condannato a morte. Dichiarazione firmata da Shizuka KAMEI (nella foto), Presidente della Lega dei Parlamentari Giapponesi contro la pena di morte, indirizzata al ministro della giustizia. 
 
12 settembre2013
Al Ministro della Giustizia Sadakazu TANIGAKI
Protesta contro l'esecuzione della pena capitale
Lega Parlamentare contro la pena di morte
Presidente Shizuka KAMEI
Noi, membri dell'Associazione Parlamentare contro la pena di morte, esprimiamo il nostro grande disappunto e rabbia, nonché un senso di impotenza dinanzi all'esecuzione della pena capitale di un detenuto (Sig. Tokuhisa KUMAGAYA), ordinata in data odierna da parte del Ministro della Giustizia Sadazaku TANIGAKI.
Dinanzi al progressivo dilagarsi di atti criminosi degli ultimi anni, è evidente che la pena capitale non sia un deterrente e, qualora le accuse fossero infondate, la pena capitale diventa un atto al quale non si può porre rimedio ed è per questo motivo che non si può permettere in qualsiasi circostanza l'omicidio di Stato, quale è la pena capitale. Questa è una preziosa ideologia, alla quale è pervenuto il genere umano attraverso secoli di storia, macchiati da una moltitudine di vittime, ed è un principio universale che non ha confini né Stati. Il 70% degli Stati sviluppati ha ormai abolito la pena capitale nella legge o de facto e l'abolizione della pena capitale è ormai una tendenza mondiale. Tuttavia il persistere nel nostro Paese di tale pena comporta un grave danno alla fiducia a noi posta.
Nonostante la suddetta Associazione si sia prodigata già dall'anno scorso nell'istituire una commissione d'inchiesta del sistema legislativo che vige la pena capitale, nel sostituire suddetta pena con l'ergastolo, nell'introduzione della maggioranza assoluta nella pronuncia della sentenza capitale e non per ultimo in una proposta di legge che valuti la necessità o meno di tale pena, azioni queste che vanno oltre l'appartenenza alla maggioranza o all'opposizione, non possiamo non sentire una forte delusione dinanzi a 3 esecuzioni, per un totale di 6 vittime, effettuate dal presente governo.
Presentiamo le nostre vive proteste contro quest'ultima esecuzione e allo stesso tempo chiediamo la moratoria della pena capitale.

sabato 26 ottobre 2013

Tokyo: L'Europa contro la Pena di morte

Tokyo, 31 Ottobre 2013

L'Europa contro la pena di morte
                                                
Camera dei Rappresentanti
First Members’ Office Bldg. 1F
Sala Congressi  10:00-12:00
 
IL PROGRAMMA 
      
PARTE I
Alberto QUATTRUCCI
Segretario Generale di Popoli e Religioni, Comunità di Sant'Egidio
Mario MARAZZITI
Presidente del Comitato per i Diritti Umani della Camera Italiana dei Deputati
         
Shizuka KAMEI
Membro della Camera dei Rappresentanti del Giappone
PARTE II
Pio D'EMILIA
Corrispondente Corrispondente dell’Est Asiatico, Sky TG24
Contributi di
Mizuho FUKUSHIMA
Membro della Camera dei Rappresentanti del Giappone
Nobuto HOSAKA
Sindaco di Setagawa     
Curtis MC CARTHY
Innocente, scagionato dopo aver trascorso 20 anni della sua vita nel braccio della morte in Oklahoma, Stati Uniti d'America
Yuji OGAWARA
Vice - Presidente dell'Associazione Bar   
Hans Dietmar SCHWEISGUT
Ambasciatore dell’Unione Europea in Giappone
Kaoru TASHIRO
Membro della Camera dei Rappresentanti del Giappone
Sono attesi altri contributi
PARTE III
Conclusioni
Mario MARAZZITI
 
Riportiamo il testo dell'Appello congiunto di 42 ministri europei lanciato in occasione dell’11ma Giornata Mondiale contro la Pena di Morte
 
La giustizia che uccide non è giustizia. Convinti della disumanità della pena di morte, i paesi firmatari qui rappresentati sono contrari alla sua applicazione in qualsiasi circostanza e in qualsiasi parte del mondo.
La pena di morte non è solo un affronto intollerabile alla dignità umana , ma la sua attuazione comporta numerose violazioni dei diritti umani dei detenuti e delle loro famiglie. Inoltre, la pena di morte non ha alcun effetto positivo sulla prevenzione della criminalità o sulla sicurezza in alcun modo e non può rimediare alla sofferenza delle vittime e delle loro famiglie.
L'abolizione della pena di morte è il risultato di una progressiva consapevolezza di uno sforzo collettivo e costante . Questo è il percorso che i paesi che ancora eseguono condanne a morte nel nome della giustizia devono intraprendere . La determinazione necessaria per ottenere l'abolizione della pena di morte deve venire sia dagli stati sia dagli individui . Grazie ad un dibattito informato.
e ad uno scambio libero di idee tra i nostri paesi e le nostre società la pena di morte è stata ora quasi interamente soppressa in Europa .
Stiamo entrando in una fase cruciale nel processo di abolizione della pena di morte. Attualmente, circa 50 paesi applicano ancora la pena di morte , mentre solo 20 anni fa erano più del doppio. Questo trend positivo ci permette di immaginare che la prossima generazione vivrà in un mondo senza la pena di morte e ci incoraggia nel nostro sforzo comune per aiutare i paesi nel loro cammino verso la sua abolizione universale.
I seguenti ministri degli esteri hanno firmato l' appello:
Ditmir Bushati ( Albania ) , Gilbert Saboya Sunyé ( Andorra ) , Michael Spindelegger ( Austria ) , Didier Reynders ( Belgio ) , Zlatko Lagumdžija ( Bosnia ed Erzegovina ) , Kristian Vigenin (Bulgaria ) , Ioannis Kasoulides ( Cipro ) , Vesna Pusic ( Croazia ) , Villy Søvndal ( Danimarca ) , Urmas Paet ( Estonia ) , Nikola Poposki ( Macedonia ) , Erkki Tuomioja ( Finlandia ) , Laurent Fabius ( Francia ) , Guido Westerwelle ( Germania ) , Evangelos Venizelos  ( Grecia ) , Eamon Gilmore ( Irlanda) , Gunnar Bragi Sveinsson ( Isola) , Emma Bonino ( Italia ) , Edgars Rinkevics ( Lettonia ) , Aurelia Frick ( Liechtenstein ), Linas Antanas Linkevicius( Lituania ), Jean Asselborn        ( Lussemburgo ), George Vella ( Malta ), Natalia Gherman ( Moldavia), José Badia ( Principato di Monaco ), Igor Lukšic ( Montenegro ), Espen Barth Eide ( Norvegia ), Frans Timmermans (Paesi Bassi ), Rui Machete ( Portogallo ), William Hague (Regno Unito ), Jan Kohout (Repubblica Ceca ), Miroslav Lajcák ( Repubblica Slovacca ), Titus Corlatean ( Romania ), Pasquale Valentini ( San Marino ), Ivan Mrkic ( Serbia ), Karl Erjavec ( Slovenia ), José Manuel García - Margallo ( Spagna ), Carl Bildt ( Svezia ), Didier Burkhalter ( Svizzera), Ahmet Davutoglu ( Turchia ), Leonid Kozhara ( Ucraina ) e János Martonyi ( Ungheria ) .Dall'Europa a Tokyo per incontrare  parlamentari , giornalisti , cittadini Giapponesi in una discussione aperta e rispettosa.
 

 

venerdì 25 ottobre 2013

Due indonesiani salvati dalla pena di morte in Malesia


Giovedì 24 Ottobre il Presidente Susilo Bambang Yudhoyono  ha dichiarato di aver  apprezzato gli sforzi per salvare due emigrati indonesiani dalla sentenza di morte in Malesia.
" Estendo la mia gratitudine alla nostra ambasciata a Kuala Lumpur, agli avvocati ed agli esponenti del governo che hanno lavorato duramente per salvare Heni Herawati e Indah Kumala Sari dalla condanna alla pena di morte ",  ha dichiarato  il Presidente sul suo account Twitter @ SBYudhoyono . Il Presidente ha anche detto che il governo sta facendo tutti gli sforzi possibili per ottenere per più di 140 emigrati indonesiani, sparsi in tutto il mondo, la liberazione dalle sentenze di condanna a morte .
"Ma spero davvero che tutti i cittadini indonesiani residenti all'estero siano rispettosi delle leggi e non commettano crimini", ha detto, come riportato dall'agenzia di stampa Antara .
Yudhoyono ha detto inoltre che se i cittadini indonesiani all'estero avessero le loro condanne a morte commutate, i leader di quei paesi chiederebbero al governo indonesiano di fare lo stesso per i loro cittadini .
Heni Herawati e Indah Kumala Sari da quando sono stati rilasciati dal carcere si trovano all’ Ambasciata Indonesiana di Kuala Lumpur in attesa di transito per tornare in Indonesia .

Fonte : Jakarta Post, 24 Ottobre 2013
Per saperne di più :

giovedì 24 ottobre 2013

Graziato l'uomo sopravvissuto all'impiccagione in Iran

Il ministro della Giustizia iraniano Mostafa Pour-Mohammadi ha scelto di concedere la grazia a  Alireza M., di 37 anni, l'uomo condannato a morte in Iran ma sopravvissuto all'impiccagione lo scorso nove ottobre.   Il caso e' stato al centro di polemiche internazionali dopo che i giudici iraniani avevano deciso di giustiziare comunque l'uomo: meno di una settimana fa Amnesty International aveva lanciato un appello volto a scongiurare l'esecuzione.  Alireza M. era stato condannato a morte perché trovato in possesso di un chilogrammo di droghe sintetiche nel carcere di Bojnord.
Dopo l'impiccagione era stato dato per deceduto, ma il giorno seguente un dipendente dell'obitorio aveva scoperto che in realta' l'uomo respirava ancora. Alireza M. ora si troverebbe in condizioni soddisfacenti.

domenica 20 ottobre 2013

Veronesi: anche chi ha sbagliato può cambiare e essere recuperato

Nel corso degli anni il Prof. Veronesi ha più volte ricordato che “il male non esiste nell’uomo, che ha un’origine ambientale e non genetica e che la scienza ha dimostrato come il cervello si rigeneri continuamente durante la vita”.  Veronesi invita a credere di più nel cambiamento perché “condannare un uomo di 40 anni per un delitto commesso a 20 è come condannare un’altra persona perché, ormai, non è più lui”.  E ricorda il caso a noi caro di Anthony Farina, condannato a morte in Florida, per la sua salvezza è in corso una vasta  campagna di solidarietà promossa dalla Comunità di Sant'Egidio e altre Associazioni.
Pubblichiamo l'articolo a sua firma apparso su L'Unità di oggi 20 ottobre 2013

venerdì 18 ottobre 2013

Messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla questione carceraria

In questi giorni il Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio alle Camere chiedendo provvedimenti urgenti per risolvere la difficile situazione delle carceri italiane.
La scelta del messaggio alle Camere è dettata da una emergenza ormai «drammatica» e dalla necessità di adottare «rimedi straordinari» per risolvere il sovraffollamento.  Il Presidente della Repubblica parte dalla condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo, che ci ha dato un anno di tempo (ormai quasi del tutto trascorso) per correggere le storture del sistema. Da quel momento, sottolinea il Presidente, il nostro Paese si trova «in una situazione umiliante sul piano internazionale per le tantissime violazioni del divieto di trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti». Al punto in cui siamo, osserva, c’è un «abisso» tra la realtà carceraria e il principio di rieducazione della pena sancito dalla Costituzione. 
Qui di seguito il link al sito del Quirinale per la lettura integrale del testo.

http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2764

giovedì 17 ottobre 2013

La Comunità di Sant'Egidio alla celebrazione del 10° anniversario delladella fondazione dell’associazione “Witness to innocence”









Philadelfia e Indianapolis: due incontri importanti dai quali viene lanciato un forte appello alle città americane ad unirsi al movimento di “Cities for Life, Cities Against the Death Penalty”.
L’8 ottobre a Philadelfia si è celebrato il 10° anniversario della fondazione dell’associazione “Witness to innocence”, che raccoglie gran parte di coloro che sono stati riconosciuti innocenti e liberati dal braccio della morte negli Stati Uniti, i cosiddetti “sopravvissuti”.
Alla cerimonia hanno preso parte l’attore e produttore Danny Glover, Sr. Helen Prejean, che è anche co-fondatrice dell’Associazione W.t.I., Antonio de Lecea, Consigliere del Rappresentante della U.E. presso gli Stati Uniti, Carlo Santoro della Comunità di Sant’Egidio, gli ex condannati a morte: Ray Krone (Co-fondatore dell’associazione), Randy Steidl, Kirk Bloodsworth, Shuja Graham e Dave Keaton e Elizabeth Zitrin, avvocato americano e Vicepresidente della World Coalition Against the Death Penalty e Richard Dieter (Direttore del Death Penalty Information Center). Ha introdotto i lavori il Direttore esecutivo di Witness to Innocence, David Love. Tra loro tanti uomini e donne che hanno trascorso lunghissimi anni nei bracci della morte da innocenti e che sono venuti a portare la loro testimonianza anche nel nostro paese.

Dopo gli interventi di Ray Krone, Kirk Bloodsworth e Shuja Graham, è intervenuto Carlo Santoro, della Comunità di Sant’Egidio. Nel suo discorso, riportato alla fine del presente articolo, ha invitato le città americane a mobilitarsi e ad unirsi il 30 novembre alle Città per la Vita, attraverso l’illuminazione di un monumento.


mercoledì 16 ottobre 2013

Pena di morte: uno studio sulle esecuzioni negli USA

Oltre metà delle esecuzioni di condanne a morte che hanno avuto luogo in America dal 1976 sono avvenute nel due per cento delle contee del Paese: lo afferma un nuovo studio del Death Penalty Information Center di Washington. Sembra infatti che tutte le 1.348 esecuzioni dell'era moderna sono state eseguite nel 15% delle contee.
E il trend sembra proseguire, poiché secondo la ricerca i 3.125 detenuti che si trovano attualmente nel braccio della morte vengono dal 20% delle contee Usa. Il luogo nel quale sono state giustiziate in assoluto più persone e' la contea di Harris, in Texas, della quale fa parte anche la città di Houston: dal 1976, sono state effettuate 115 esecuzioni.

Comunità di Sant'Egidio: no alla pena di morte con "città per la vita"!

La Comunità di Sant'Egidio promuove “Città per la vita - Città contro la Pena di Morte”, un evento che il 30 novembre di ogni anno ricorda la prima abolizione della pena di morte da parte del Gran Ducato di Toscana nel 1786. La speranza è che, progressivamente sempre di più, tante altre città si uniscano a una battaglia di vita, di progresso, di umanità.  Tutti possono suggerire ai Sindaci la partecipazione alla Giornata Mondiale  “Città per la vita – Città contro la pena di morte”. 

http://nodeathpenalty.santegidio.org/it/cities-for-life-2012.aspx

Pena di morte: lo Yemen sospende le esecuzioni dei minorenni

I rappresentanti dell' Unione Europea e dell'UNICEF hanno accolto con soddisfazione la decisione dello Yemen di non applicare la pena di morte nei confronti dei minorenni, in accordo con le norme internazionali. L'uso della pena di morte per reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni è vietato dal diritto internazionale sui diritti umani. 

Florida: messo a morte un uomo con un nuovo farmaco. I Vescovi della Florida chiedono pietà per i condannati.


I Vescovi della Florida chiedono pietà per i condannati; fiduciosi che la crescente opposizione alla pena di morte porterà alla fine del suo utilizzo. A Tallahassee il 9 ottobre 2013, prima dell' esecuzione stabilita di William Frederick Happ, i Vescovi della Florida si sono appellati al governatore Rick Scott per dimostrare misericordia commutando la condanna a morte di Happ in carcere a vita senza possibilità di libertà condizionale. Per Happ è fissata l'esecuzione capitale  Martedì 15 Ottobre alle 6:00 pm, presso la Florida State Prison vicino a Starke. La Chiesa considera che tutti gli individui, anche quelli che hanno causato gravi sofferenze, possiedono una dignità umana che è sacra e instillata in noi da Dio.Il rispetto per ogni vita umana è riconosciuto da coloro che in tutto lo Stato si riuniranno prima dell'esecuzione di Happ a pregare per la sua vittima, Angela Crowle , e per tutte le vittime di crimini violenti e le loro famiglie , per le persone che sono nel braccio della morte in attesa di esecuzione, e per la fine dell'uso della pena di morte. 

La scorsa notte un americano di 51 anni e' stato messo a morte in Florida con un nuovo cocktail di farmaci. L'esecuzione è durata oltre 15 minuti, William Happ, è questo il suo nome, ha mostrato sussulti e movimenti incoerenti. Richard Dieter ha dichiarato: ”Siamo di fronte ad un esperimento su un essere umano".


 William Happ, 24 anni passati nel braccio della morte, e' stato dichiarato morto alle 18:16 ora locale (le 22:16 in Italia) dopo l'iniezione di una dose letale di anestetico, che lo Stato della Florida ha utilizzato per la prima volta. Si tratta dell'ottantesima esecuzione in Florida dalla reintroduzione della pena capitale nel 1976; la sesta quest'anno nello Stato, la trentunesima in tutti gli Usa.  Le autorità carcerarie hanno reso noto anche che Happ è deceduto dopo aver aver confessato sul tavolo dell'esecuzione l'omicidio per il quale era stato condannato a morte. "Per la pace della sua famiglia, dei suoi cari e tutti coloro per le erano vicini, e' con mia grande vergogna che nell'agonia devo confessare questo crimine tremendo", queste sono state le sue parole. 

domenica 13 ottobre 2013

Madagascar: Sessanta due detenuti sotto pena di morte

La pena capitale esiste nel codice penale ma l'ultima esecuzione è avvenuta nel 1958. Oggi i condannati scontano una pena di ergastolo con obbligo di lavori forzati. Fino al mese di settembre nei centri di detenzione di Tsiafahy, Antanimora, Ambatolampy e Arivonimamo, si contano 62 detenuti, tra cui una donna, condannati alla pena di morte, mentre nel 2010 erano 59. Lo ha affermato Lazatiana Razafimamonjy, giurista dell'ACAT (Azione dei Cristiani per l'abolizione della tortura) il 10 ottobre, presso il Centro Stampa di Antsakaviro dove è stata celebrata la Giornata Mondiale conto la Pena di Morte. L'omicidio, l'avvelenamento, l'incendio volontario, la castrazione,... sono le principali cause di condanna a morte.
Il Madagascar avanza verso l'abolizione della pena di morte. Nel settembre 2012, Andry Rajoelina, presidente della Transizione, aveva firmato il protocollo aggiuntivo dei diritti civili e politici, che include la pena capitale. Nessuno dovrebbe uccidere qualcuno perché, secondo l'Acat, la morte non ridurrà né il banditismo né la criminalità.

 

sabato 12 ottobre 2013

Cosenza aderisce all'iniziativa della Comunità di Sant'Egidio

Cosenza aderisce all'iniziativa della Comunità di Sant'Egidio "Città per la vita-città contro la pena di morte"!

Una battaglia di civiltà e di progresso per ribadire la ferma contrarietà della città alla pena di morte.
http://www.quicosenza.it/le-notizie-dell-area-urbana-di-cosenza/cosenza/10916-contro-la-pena-di-morte-cosenza-citta-per-la-vita#.UlqvMXZH5lY
http://247.libero.it/rfocus/18980477/0/cosenza-aderisce-alla-giornata-internazionale-delle-citt-per-la-vita/

Pakistan: la società civile rivolge un appello al governo per l'abolizione della pena di morte


Abolire la pena capitale e garantire un giusto processo. Lo chiede la società civile al nuovo governo del Pakistan che ha compiuto l'importante scelta di rinnovare la moratoria sulle esecuzioni. Abolire la pena di morte; commutare le pene già comminate in ergastolo; rivedere la lista dei reati punibili con la pena capitale (fra i quali vi è la “blasfemia”); garantire un giusto processo per gli imputati: è l’appello rivolto al governo Pakistan dalla società civile pakistana. 
Come riferisce un comunicato inviata Fides, un Forum di associazioni guidate dalla “Asian Human Rights Commission”, che ha trovato sostegno in movimenti e organizzazioni cristiane, sollecita il governo pakistano ad aderire alle norme internazionali, “riconoscendo e proteggendo il diritto alla vita di ogni individuo”, violato dalla pena capitale. “Uccidere i prigionieri serve solo a perpetuare la violenza e aumenta il rischio di ritorsioni da parte di gruppi militanti e fondamentalisti religiosi”, notano le associazioni. La società civile apprezza il passo computo dal governo pakistano, che ha annunciato la decisione di rinnovare la moratoria sulla pena di morte. La decisione è stata adottata dopo forti pressioni internazionali da parte delle Ong e di governi, specie dell’Unione Europea. La moratoria salva, per ora, la vita di oltre 8.000 prigionieri attualmente nel braccio della morte. Le associazioni spiegano che “la pena di morte in Pakistan è spesso il risultato della mancanza di giusto processo, annoso problema che affligge la nazione. E ' pericoloso lasciare in vigore la pena di morte nell’ambito di un sistema giudiziario che non garantisce un processo equo e imparziale”, visti i condizionamenti esterni che influenzano la magistratura. “Corruzione e concussione – spiega la nota giunta a Fides – hanno un ruolo significativo in Pakistan e troppo spesso i ricchi comprano la via d'uscita dai guai giudiziari, mentre i poveri, spesso innocenti, sono lasciati al loro destino”, in quanto privi di un'adeguata rappresentanza legale. In Pakistan vi sono 27 reati punibili con la pena capitale, che viene eseguita di solito per impiccagione. La definizione di questi crimini “è spesso vaga e lascia spazio all'interpretazione”, si dice. Per questo le Ong chiedono al nuovo governo di rivedere la lista dei reati punibili con la morte che includono anche la “blasfemia”, l’adulterio, il contrabbando di droga, il sabotaggio del sistema ferroviario. Tali crimini – si afferma – vanno ben oltre lo scopo di punire “crimini più gravi” . Per rispettare la vita dei suoi cittadini e tenere il passo con le norme internazionali sui diritti umani, “la via maestra è abolire la pena capitale: questo potrebbe fortificare la posizione del Pakistan come fautore dei diritti umani a livello internazionale”. (R.P.)





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http://it.radiovaticana.va/news/2013/10/11/pakistan._appello_della_societ%C3%A0_civile_al_governo:_abolire_la_pena_di/it1-736374

venerdì 11 ottobre 2013

Giornata Mondiale contro la Pena di Morte: un lungo cammino tra buone notizie e sfide da affrontare

Si è celebrata ieri 10 ottobre la Giornata Mondiale contro la pena di morte, con la World Coalition, la Comunità di Sant'Egidio e le Associazioni che nel mondo lottano per l'abolizione della pena di morte, dando avvio a un periodo di grande impegno per tutti, che che culminerà con la Giornata Mondiale delle "Città per la vita - contro la pena di morte" il 30 novembre prossimo. Tempo utile per la diffusione e la sensibilizzazione del mondo intero sui temi della vita e della necessità di abolire la pena capitale. Quarantadue Ministri degli Esteri hanno sostenuto l'abolizione, il Pakistan è oggi più vicino a una condanna penale per false accuse di blasfemia e la Florida
ha revocato la sentenza di morte per Anthony Farina. Buone notizie che incoraggiano la nostra battaglia.

L'intervista di Radio Vaticana a Stefania Tallei della Comunità di Sant'Egidio.
http://it.radiovaticana.va/news/2013/10/10/giornata_mondiale_contro_la_pena_di_morte:_140_i_paesi_che_l%E2%80%99hanno/it1-736088

lunedì 7 ottobre 2013

Revocata la sentenza capitale di Anthony Farina,


Anthony Farina è un cittadino italo-americano condannato a morte dallo stato della Florida. 
Per lui si sono battuti la Comunità di Sant'Egidio insieme a Hands of Cain  e Repreive affinché la pena capitale fosse rivista e si potesse giungere ad una sentenza meno infausta. Anche il Sindaco di un paese in provincia di Messina, S.Stefano di Camastra, da cui proviene la famiglia di Anthony, si era unito al coro di richieste di una giustizia più umana. La vasta campagna di sostegno ha avuto un esito positivo a sostegno della vita di Anthony, sembra infatti che la Corte di Appello Federale abbia deciso di revocare la sentenza di pena di morte perché la difesa legale è stata così carente da rendere la sua condanna incostituzionale. La corte statale della Florida dovrà quindi rivedere il caso e fare un secondo processo. 


mercoledì 2 ottobre 2013

Cuneo è città per la vita!

A Cuneo il 4 ottobre e il 30 novembre il faro della stazione sarà simbolo di pace illuminandosi di rosso.
Il Comune di Cuneo, da sempre si è fatto promotore di iniziative volte ad informare e diffondere una cultura relativa ai temi dell’educazione alla pace e alla legalità . Negli anni ha attuato percorsi che hanno coinvolto sia le Scuole che la società civile e che hanno visto l’impegno serio e personale di ciascuno.
La Città di Cuneo però non è stata solo “promotrice” di Pace, ma è anche da anni Città contro la pena di morte e ha aderito a una campagna che oltre alla semplice condivisione di un appello e l’inclusione in un Lista “Cities For Life” di città impegnate su tale fronte, ha comportato la realizzazione, in questi anni, di più iniziative di comunicazione e di impegno.  
Nella prosecuzione di tali percorsi la Giunta Comunale intende aderire sia alla “Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo” promossa a livello nazionale dagli Enti Locali per la pace, che alla Campagna mondiale “Città per la vita – Città contro la pena di morte” promossa a livello nazionale dalla Comunità di Sant’Egidio.
Per dare un segno tangibile dell’adesione di Cuneo, come suggerito dagli organizzatori stessi delle campagne, il faro della stazione nelle giornate del 4 ottobre e del 30 novembre prossimi diventerà monumento simbolo di pace e simbolo contro la pena di morte e sarà illuminato di colore rosso; il giorno 30 novembre inoltre, il complesso monumentale di San Francesco sarà “adottato”  come monumento simbolo della lotta contro la pena di morte.
Cuneo diventa “Città per la pace e città contro la pena di morte” e anche le Scuole cittadine saranno coinvolte in questo percorso attraverso progetti educativi che potranno declinarsi su entrambe le tematiche. 

Marshall Gore eseguito in Florida, lo annuncia con dolore la Comunità di Sant'Egidio

Marshall Gore aveva quasi 50 anni. E' stato dichiarato morto per
iniezione letale alle 18:12 ora locale.
Per il servizio penitenziario della
Florida è la quinta esecuzione nel 2013, la ventottesima negli Stati Uniti, lo precisa il conteggio del Centro di informazione sulla pena di morte.
 
L'esecuzione della  condanna a morte era già stata rimandata tre volte quest'anno. In due occasioni il tribunale bloccò la pena per permettere di verificare la veridicità delle dichiarazioni di insanità mentale di Gore, mentre in un'altra la data coincideva con eventi politici organizzati dalla procuratrice generale Pam Bondi.
Marshall Gore ha trascorso 23 anni nel braccio della morte. La Comunità di Sant'Egidio è vicina a tutti quelli che lo hanno accompagnato e gli hanno voluto bene in questi anni difficili di lotta per la salvezza e durante il tempo terribile dell'attesa dell'esecuzione. 
 

Carcere: Rebibbia apre le porte a un incontro interreligioso


IL CORAGGIO DELLA SPERANZA

Religioni e Culture in Dialogo
Roma, 29 settembre - 1° ottobre 2013

Standing ovation di trecento detenuti per Alganesh Fessaha, coraggiosa donna eritrea che ha salvato la vita a centinaia di profughi. Il vescovo ortodosso rumeno Siluan e l’imam Izzedin Elzir parlano di trasformazione ascetica di sé e dello sforzo di cambiamento personale chiamato jihad dal Corano, per concludere che sono più le analogie che le differenze. Il vescovo belga Lemmens racconta dell’incontro con mille musulmani a Bruxelles per parlare loro dell’appello di pace per la Siria di Papa Francesco. Succede anche questo all’incontro interreligioso di Sant'Egidio, approdato a Rebibbia. Il Coraggio della Speranza è il suo titolo, ancor più evocativo tra le mura di una prigione.