Troppa segretezza da parte dei Paesi che fanno ancora ricorso alla pena di morte, lo ha dichiarato il segretario generale aggiunto dell'Onu per i diritti umani, Andrew Gilmour.
Alcuni governi, ha poi spiegato Gilmour, nascondono le esecuzioni e usano un elaborato sistema per celare chi è nel braccio
della morte e perché. Altri classificano le informazioni sulla pena di morte come segreto di stato, il rilascio di tali informazioni pertanto costituisce un atto di tradimento, come in Bielorussia e in Vietnam.
La segretezza, oltre a essere disumana per i condannati e per le loro famiglie, che hanno il diritto di conoscere il destino dei loro cari, è indicativa del fatto che, mentre molti paesi rinunciano alla pena capitale, quelli che la mantengono sentono di avere qualcosa da nascondere.
Circa 170 Stati hanno hanno abolito questa pratica che il segretario generale Antonio Guterres ha definito "barbara", o si sono astenuti. Mentre la stragrande maggioranza delle esecuzioni si svolge in cinque Paesi: Cina, Iran, Iraq, Pakistan e Arabia Saudita.
Lo scorso dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella sua tradizionale risoluzione sulla moratoria della pena di morte ha aggiunto un nuovo elemento per cercare di risolvere la questione della trasparenza, prerequisito per valutare se la pena di morte viene eseguita in conformità con le norme internazionali sui diritti umani.
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