L'incontro vuole essere uno spazio di confronto e dialogo, alla ricerca di percorsi possibili per una gestione più umana della giustizia, un'occasione per offrire sostegno e strumenti giuridici a quegli Stati che stanno intraprendendo un percorso verso l’abolizione o la sospensione della pena di morte.
Riaffermare la sacralità della vita e diffondere una cultura della pace può togliere terreno alla paura, che in questo tempo difficile rischia di prevalere.
Il Convegno è organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiana, dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Confederezione Svizzera.
Per poter partecipare all'evento è necessario confermare entro venerdì 24 novembre 2017 la propria adesione al numero di telefono 39 06 585661 o scrivendo una email a eventi@santegidio.org
In un tempo di guerra diffusa come il nostro, invocare soluzioni semplificate e ricercare capri espiatori, in nome della sicurezza, può sembrare naturale e riscuotere consensi. Il terrorismo alza il livello della violenza e spinge l’opinione pubblica a schierarsi: con o contro. E contro equivale a sopprimere, anche fisicamente, il violento. Questo favorisce la propaganda della paura e diffonde nella società una cultura di morte. La violenza fa il gioco della paura, così la pena di morte è espressione di una cultura violenta e non aiuta a combattere il crimine.
La pena capitale – lo dimostrano tanti studi e statistiche – non è un deterrente, non diminuisce i crimini commessi, non garantisce maggiore sicurezza e aggiunge solo altra violenza e altra morte. E soprattutto quando uno Stato uccide in nome della legge, abbassa il livello del suo sistema legislativo al livello di chi uccide.
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