venerdì 27 maggio 2016

IRAN - Narcotraffico. Sei giustiziati. Ma la soluzione è nella riabilitazione

da droghe.aduc.it

Diciassette detenuti sono stati giustiziati tra ieri e oggi in due differenti carceri di Karaj, città a ovest di Teheran. Lo ha denunciato Iran Human Rights (Ihr), un'ong che si batte contro la pena di morte nella Repubblica islamica, citando fonti locali. 

Recentemente l'Iran sta aprendo gli occhi sul un grave problema della tossicodipendenza, anche femminile. Le ultime statistiche rivelano che dei 76 milioni di abitanti del Paese, tre milioni fanno regolarmente uso di sostanze stupefacenti. Tra questi anche 700mila donne, il doppio rispetto ad appena due anni fa.

Molte delle ospiti sono finite nel tunnel della droga seguendo il proprio coniuge o fidanzato. Tra queste c'è Nahid, una giovane di 27 anni che ha iniziato a fare uso di sostanze con il marito subito dopo il matrimonio, avvenuto quando aveva appena 19 anni. Nahid ora dichiara  - Il mio più grande sogno è quello di essere in buona salute, buttarmi tutto alle spalle e ricostruire una buona vita per me stessa". Poi c'è Sepideh, 33 anni, che ha iniziato a fare uso di sostanze quando ne aveva 20. È stata ricoverata nel centro di Massoumeh a metà aprile, quando il suo datore di lavoro, dopo aver scoperto il suo problema, l'ha licenziata. È speranzosa, dopo diversi tentativi falliti per liberarsi dei cristalli di metanfetamine, stavolta sente che ce la farà.

Questa emergenza che ha portato alla nascita di diversi centri di recupero, anche nella periferia di Teheran, cosa impensabile fino a poco tempo fa, segno che il fenomeno è diffuso e fortemente sentito. Il paese sta facendo il possibile per combattere , anche con forti campagne di sensibilizzazione o chiedendo aiuto alle organizzazioni non governative, ma permane l'idea che la soluzione migliore sarebbe la pena capitale. 

"Voglio che i miei genitori siano orgogliosi di me. Loro mi hanno abbandonato" ha confessato Sepideh. "Senza il sostegno sociale, della comunità e della famiglia - ammette sconfortata Massoumeh - non possiamo pensare che la dipendenza vada via". In sostanza, è necessario un cambiamento intrinseco su come l'opinione pubblica percepisce e vede la tossicodipendenza femminile, altrimenti la maggior parte di queste ragazze sarà comunque condannata a morte. 

Secondo l'organizzazione, sei prigionieri sono stati impiccati ieri mattina nella prigione Gehzelhesar. Erano tutti accusati di narcotraffico. Altri 11 detenuti sono stati giustiziati stamane nel carcere Rajaishahr. Dieci di loro erano stati condannati per omicidio e uno per stupro. Tra gli 11, secondo Ihr, figurerebbe anche un giovane che era minorenne quando gli è stata inflitta la condanna a morte. "Malgrado il ritmo allarmante delle esecuzioni (in Iran, ndr), la comunità internazionale non ha ancora mostrato alcuna reazione. Invitiamo l'Onu, l'Ue e tutti i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con l'Iran a condannare queste esecuzioni e a chiedere un'immediata moratoria sulla pena di morte in Iran", ha commentato il fondatore e portavoce di Ihr, Mahmood Amiry-Moghaddam.  


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