lunedì 27 luglio 2015

La Tunisia reintroduce la pena di morte per i terroristi

TUNISIA: PENA DI MORTE PER I TERRORISTI

Dopo una moratoria di 25 anni  il parlamento tunisino, riunito in plenaria, ha approvato la nuova legge antiterrorismo e contro il riciclaggio del denaro sporco. 

In seguito agli attentati del Bardo e di Sousse, rivendicati dall'Isis, il parlamento tunisino ha approvato una serie di severe leggi anti-terrorismo
La Tunisia ha approvato la pena di morte per i terroristi
Un soldato delle forze speciali di sicurezza tunisine nella spiaggia di Sousse, dove lo scorso 26 giugno sono morte 38 persone in un attentato. 

Il parlamento della Tunisia ha approvato a larga maggioranza una legge che prevede condanne fino alla pena di morte per i terroristi. La proposta per una nuova legislazione anti-terrorismo è arrivata a seguito degli attacchi dei militanti islamici nei mesi scorsi.

Il 26 giugno 2015 un uomo armato ha ucciso 38 turisti – per lo più britannici – nella città costiera di Sousse, nel nordest della Tunisia. Il 18 marzo scorso due uomini armati hanno invece ucciso oltre 20 turisti stranieri e un poliziotto al Museo del Bardo di Tunisi. Entrambi gli attacchi sono stati rivendicati dall'Isis.
Secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian, il 25 luglio, dopo tre giorni di dibattito, il parlamento tunisino ha approvato il disegno di legge in questione con 174 voti a favore, 10 astenuti e nessun contrario. Il presidente del Parlamento Mohamed Ennaceur ha definito il voto "un momento storico", che permetterà di rassicurare i tunisini e farli vivere in un luogo più sicuro.

L'Ong per i diritti umani Human Rights Watch ha criticato il disegno di legge – che renderebbe più facili le procedure di arresto dei sospettati terroristi – dichiarando che "apre la strada per poter associare il dissenso politico al terrorismo, fornisce ai giudici eccessivi poteri e limita la capacità degli avvocati di fornire una difesa efficace".

La legislazione sostituirà una legge del 2003 che l'allora presidente Zine al-Abidine Ben Ali, rovesciato con una rivolta popolare nel 2011, aveva usato per ostacolare i sospetti dissidenti politici.

Il nuovo disegno di legge prevede la pena di morte per reati legati al terrorismo, come le uccisioni di visitatori stranieri o di persone che godono di "protezione internazionale", come ad esempio i diplomatici. In Tunisia non ci sono state esecuzioni dal 1991. La pena di morte fu abolita ufficialmente nel 2011, ma reintrodotta tre anni dopo.

Con la nuova legge anche chi si esprime a favore dei gruppi terroristi sarà punibile con il carcere e gli investigatori saranno autorizzati a intercettare le telefonate dei sospetti terroristi, secondo quanto riporta la Bbc. 

La Tunisia è particolarmente preoccupata per i militanti che possono entrare nel Paese dalla vicina Libia, dove l'Isis è riuscito a creare una sua roccaforte approfittando dell'instabilità politica nel Paese. Dopo la caduta del dittatore Muammar Gheddafi nell'ottobre del 2011, si è creato un vuoto di potere e la Libia è dilaniata dagli scontri tra i due governi rivali e dai conflitti tra le diverse tribù. 

Lo stesso uomo responsabile dell'attentato a Sousse, Seifeddine Rezgu, prima di effettuare l'attacco aveva trascorso un periodo in un campo di addestramento in Libia.

In seguito all'attentato a Sousse, la Tunisia ha inoltre introdotto una serie di misure di sicurezza per arginare le possibili infiltrazioni di miliziani dell'Isis, come la costruzione di un muro al confine con la Libia.

Giovedì 23 luglio, le forze di sicurezza tunisine hanno ucciso un militante islamico e arrestato 13 persone in un'operazione di sicurezza nello stato settentrionale di Bizerte, secondo quanto riporta il The Guardian, citando il Ministero degli Interni della Tunisia. Il 24 luglio altre tre persone sarebbero state arrestate durante un'incursione nelle case di alcuni sospetti militanti islamici, aggiunge il Guardian.
(The Post Internazionale)

Nessun commento:

Posta un commento

I vostri commenti sono graditi. La redazione si riserva di moderare i commenti che non contribuiscono alla rispettosa discussione dei temi trattati