Il Ghana è pronto per abbandonare la pena di morte. Il Paese potrebbe essere il 12° stato africano ad abolire la pena capitale in favore di altre soluzioni detentive.
Emmanuel Victor Oware Dankwa (fonte: www.gillbt.org)
Gli elettori ghanesi, infatti, verranno chiamati a votare un referendum per scegliere se abolire o mantenere la pena. La consultazione avverrà molto probabilmente il prossimo novembre.
Il professor Emmanuel Victor Oware Dankwa, presidente della Commissione di revisione della Costituzione, ha fatto sapere che in caso di esito positivo la pena capitale verrà sostituita con una pena detentiva a vita. Con l’occasione i votanti verranno chiamati ad esprimersi anche su altri due quesiti. Il secondo riguarda la possibilità che il presidente possa dichiarare guerra solo se il parlamento rettifica la sua decisione nelle 72 ore successive; la terza prevede che il presidente neo-eletto possa giurare, non di fronte al parlamento, ma davanti al capo della corte suprema.
Dankwa ha detto anche che la commissione ha ricevuto sotto varie forme, dalle lettere ai social network, oltre 83,161 segnalazioni per le modifiche costituzionali. Tra i vari emendamenti alcuni riguardavano anche le modalità di concessione della grazia. Secondo le prime bozze, per alcuni reati come tradimento, rapina, omicidio e delitti legati al traffico di droga, la grazia non sarebbe più nelle mani del presidente ma di un comitato indipendente.
Dankwa ha inoltre spiegato che la consultazione avverrà probabilmente in concomitanza con le elezioni locali di Novembre per risparmiare sui costi e per alzare l’affluenza dei votanti al di sopra del 40%. Secondo alcune rilevazione oltre il 75% dei potenziali lettori sarebbe favorevole ai quesiti referendari.
Non tutti gli addetti ai lavori si sono detti entusiasti di questa consultazione. Akuriba Yaagy, comandante di polizia della regione est del paese, ha espresso il suo disappunto per la possibile abolizione della pena di morte. Yaagy, portando l’esempio di molti Stati americani, ha insistito sul fatto che l’abolizione farebbe venire meno la capacità deterrente della pena incentivando rapinatori e assassini. La posizione di Yaagy fa leva sul fatto che negli ultimi 20 anni ogni condanna a morte è stata poi commutata in una condanna a vita.
La decisione del Ghana accompagna un anno difficile per i diritti umani. Secondo il Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte, infatti, nel 2013 vi è stato un aumento del 15% delle esecuzioni rispetto al 2012, soprattutto nell’area mediorientale (Iraq e Iran).
Nel rapporto si legge inoltre che nel corso del 2013 sono state eseguite oltre 778 condanne in 22 paesi diversi. Il paese che conta il maggior numero di esecuzioni è la Cina, seguita da Iran e Iraq. Il paese africano che ha giustiziato il maggior numero di detenuti è la Somalia, mentre la Nigeria, dopo oltre 7 anni, ha ripristinato la pena condannando a morte 4 persone.
Nonostante tutto, il segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty ha affermato con cauto ottimismo che ‹‹Il percorso a lungo termine è chiaro: la pena di morte sta diventando un ricordo del passato. Sollecitiamo tutti i governi che ancora uccidono in nome della giustizia a imporre una moratoria sulla pena di morte››.
In Africa comunque la battaglia del Ghana non è la sola. Il rapporto di Amnesty riporta infatti che sono stati compiuti significativi passi avanti anche in Benin e Sierra Leone.
http://ilreferendum.it/2014/06/24/ghana-labolizione-pena-di-morte/
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