martedì 27 maggio 2014
Meriam ha partorito in cella. Le Chiese del Sudan deplorano la sua condanna a morte
Meriam, la donna cristiana condannata a morte in Sudan per apostasia, ha partorito una bambina in prigione secondo quanto ha riferito Antonella Napoli, presidente della Ong Italians for Darfur. La piccola "si chiama Maya e pesa tre chili". Meriam si trova in carcere anche con un altro figlio di 20 mesi.
Mamma e figlia "stanno bene ma purtroppo non hanno potuto lasciare la prigione a Khartoum.
Amnesty International Sudan ha dichiarato alla Nbc News che chiederà "alle autorità sudanesi di garantire la sicurezza di Meriam e della bambina e di rilasciarle immediatamente". La donna, dopo una condanna a morte per apostasia, è ora in attesa di un nuovo processo che dovrebbe scongiurare il rischio della pena capitale. Il suo caso ha suscitato una mobilitazione internazionale.
AFRICA/SUDAN - Le Chiese cristiane condannano la pena di morte inflitta ad una donna cristiana accusata di apostasia
Khartoum (Agenzia Fides) - In una dichiarazione congiunta, le Chiese in Sudan deplorano la condanna a morte inflitta a Mariam Yehya Ibrahim, una donna all’ottavo mese di gravidanza, accusata di apostasia, P. Butros Trille Kuku, Vice Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Sudan, ha dichiarato all’AMECEA Online News che la dichiarazione definisce false le accuse contro la signora Mariam e chiede alle autorità di Khartoum di rivedere la sentenza e di liberarla.
Il marito della donna ha spiegato che la signora Mariam è nata da padre musulmano sudanese e da una madre etiopica cristiana ortodossa. Il padre ha abbandonato la famiglia quando Mariam aveva sei anni e la madre le ha trasmessa la fede cristiana. Secondo le autorità sudanesi, la donna non solo è apostata ma è pure adultera, perché una musulmana non può sposare un non musulmano. Il suo matrimonio, secondo la Sharia, è quindi da considerare nullo e per questo la donna è stata condannata alla fustigazione con ben 100 frustate. (L.M.) (Agenzia Fides 26/5/2014)
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