venerdì 14 ottobre 2016

Tokyo: No Justice Without Life, l'intervento di Alberto Quattrucci


NO JUSTICE WITHOUT LIFE
Dopo caso di Sagamihara, quando nel luglio scorso un giovane armato di un coltello aveva ucciso 19 persone e ne aveva ferite altre 30 in una struttura per disabili, appare urgente raccogliere tutti coloro che credono in una giustizia che rispetti la vita. 
Con la Comunità di Sant'Egidio e la Commissione per gli Affari Sociali del Parlamento Italiano a Tokyo, la prima giornata di riflessione per discutere sullo Stato di diritto e il senso della pena in Giappone, nel quadro della norma internazionale, 
per l'abolizione della pena di morte :

L'intervento del Prof. Alberto Quattrucci 
Venerdì 14 ottobre ore 10:00 – 12:30 

Prof. Alberto Quattrucci Segretario generale UeR - Comunità di Sant’Egidio

Eccellenze, onorevoli parlamentari, cari amici,sono cinque anni che la Comunità di Sant’Egidio promuove a Tokyo, in ottobre, eventi pubblici sul tema dei diritti umani e della pena capitale: quattro anni che lo facciamo qui, in questa sala, nel cuore del potere legislativo giapponese. Il titolo: “NO JUSTICE WITHOUT LIFE”, non esiste giustizia senza vita.

Ringrazio ancora l’Onorevole Shizuka Kamei per la sua gentilezza e la sua ospitalità in questa sede. Ringrazio poi gli illustri speaker per aver accettato il nostro invito e tutti voi per la vostra presenza. Vorrei manifestarvi la grande amicizia che da quasi 30 anni lega la Comunità di Sant’Egidio al Giappone, alle sue espressioni religiose, culturali, politiche, ma soprattutto al suo popolo, sempre attivo e fattivo, disponibile a lavorare intensamente per il bene comune del Paese. Penso al drammatico tempo dello tsunami e di Fukushima, nel marzo 2011. Siamo stati anche noi a Rikuzentakata collaborando agli aiuti per la ricostruzione.L’incontro di oggi: un confronto aperto tra personalità giapponesi, rappresentanti europei ed italiani. La presenza dell’On.le Mario Marazziti, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati italiana, testimonia la volontà di una larga cooperazione tra l’Italia e il Giappone attraverso l’impegno della Comunità di Sant’Egidio.Papa Francesco ha definito il nostro tempo come un tempo in cui viviamo in un “clima di terza guerra mondiale, pur vissuta a pezzi”. L’esecuzione dell’altro, forma esibita di “pena di morte”, diventa addirittura carica di significati e di messaggi – è il caso dello Stato Islamico contro l’Occidente. La pena di morte “legale”, cioè quella eseguita da uno Stato, è più “educata” o “moderna” ma resta nella stessa logica di un atto terroristico, anche si tratta di un singolo e non di una categoria: cancellare il male uccidendo chi ha ucciso. Lo sappiamo bene: la pena di morte si illude di cancellare il male, ma in realtà non fa che moltiplicarlo. Non c’è forse oggi un motivo, o forse più di un motivo in più per prendere le distanze da tali pratiche disumane o, almeno, per ridiscutere con serietà il problema della pena di morte?Tante, troppe, le falle e gli errori del sistema della pena di morte in Giappone. Ricordo solo, tra tutte, il caso di Hakamada Iwao, che era con noi qui l’anno passato, c’è oggi la sorella Hideko.  48 anni nel braccio della morte a seguito di un processo iniquo. Sembra siano oggi tra il 10% e il 15 % i casi di detenuti nel braccio della morte, vittime di errori giudiziari.Pena di morte, drammaticamente inutile e incentivo alla violenza.E’ molto chiaro che il caso di Sagamihara, del folle Uematsu che ha ucciso accoltellando 19 disabili il 26 luglio scorso, è totalmente al di fuori di ogni tipo di possibile contenimento dato dalla pena, tanto più quella capitale che, soprattutto in questo casi, non farebbe altro che esaltare il rischio e quindi moltiplicare l’attrazione per vivere tali drammatiche avventure. Ha affermato lui stesso: “Il mio obiettivo è un mondo in cui si possa applicare l’eutanasia a tutti i disabili gravi”. Sogna un mondo con la pena di morte diffusa …Più volte si è affermato in Giappone che lo Stato è costretto ad eseguire gli assassini. Sente infatti la responsabilità di “consolare”, anzi letteralmente “accompagnare con la sua vicinanza” i parenti delle vittime.  Il termine potrebbe addirittura essere tradotto con “dare piacere” o “ricreare”. Se da un lato non mi risulta esistano azioni o pratiche particolari dello Stato volte a sostenere stabilmente i parenti delle vittime - questo vale per il Giappone come per gli altri, oggi pochi, Stati che mantengono la pena capitale – mi chiedo in particolare: come può l’uccisione di un essere umano essere di “consolazione” o addirittura un modo per “ricreare” la serenità cancellando il dolore di una perdita? E’ dimostrato in ogni analisi psicologica, pur in culture differenti, che l’uccisione del colpevole per vendetta non fa altro che “fissare” la sofferenza nel parente della vittima in modo definitivo.Per concludere. Qualche importante dato attuale. La recente dichiarazione contro la pena di morte della Japan Federation of Bar Associations - circa 37.600 avvocati giapponesi e centinaia di professionisti legali stranieri – è un segno di speranza e ci chiama ad un rinnovato impegno. Abbiamo oggi qui con noi Osamu Kamo della JFBA.Se attualmente il numero dei detenuti nel braccio è di 130 persone, con condanna definitiva della pena capitale, e negli ultimi dieci anni sono state giustiziate 67 persone, i colpevoli di reati le cui pene prevedono anche la pena di morte sono tuttavia in diminuzione, da 734 persone del 2006 a 357 persone del 2015.Sentiamo la pena capitale in Giappone come una stridente contraddizione con tanti, troppi aspetti della cultura e della tradizione di questo amato Paese che, in altri campi della vita sociale e civile, continua ad esprimersi a favore della difesa dei diritti umani e sul grande valore della vita. Il recente impegno manifestato nell’incontro del TICAD a Nairobi, fine di agosto, testimonia una larga responsabilità del Giappone verso i Paesi africani nel campo dello “sviluppo nella solidarietà”.Perché, allora, non abbandonare la triste, drammatica quanto inutile , pratica della pena capitale? Perché non inserirsi con coraggio nel trend mondiale?La storia può cambiare. Pensate alle nuove relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba ed all’accordo sul nucleare con l’Iran: sembravano impossibili fino a poco tempo fa! Ma tutto può cambiare!Continuiamo allora a lavorare per costruire ponti politici e culturali tra le isole giapponesi e il resto del mondo. Auspichiamo che il Giappone si inserisca con coraggio nel trend mondiale verso l’abolizione della pena capitale.Noi di Sant’Egidio continuiamo ad essere con voi.

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