di Riccardo Noury - Amnesty International (sito)
lunedì 1 febbraio 2016
Singapore: la situazione dei diritti umani all'esame delle Nazioni Unite
Mercoledì scorso il Consiglio Onu dei diritti umani ha esaminato la situazione dei diritti umani a Singapore, l’isola-stato asiatica a lungo governata da Lee Kuan Yew, morto nel marzo 2015.
Nonostante una serie di riforme avviate nel 2012 in favore di una maggiore discrezionalità dei giudici nell’imporre la pena capitale, questa continua a essere applicata seppur saltuariamente: la moratoria introdotta nel 2012 è stata sospesa due anni dopo e da allora vi sono state quattro esecuzioni.
Tra l’altro, tra le pene alternative alla condanna a morte a disposizione del giudice, oltre all’ergastolo è prevista la fustigazione, sanzione crudele inumana e degradante contemplata per numerosi reati tra cui le violazioni alla Legge sull’immigrazione e il vandalismo.
La libertà d’espressione è limitata da una serie di leggi: sulle pubblicazioni indesiderabili, sulla stampa quotidiana, sulle emissioni radio-televisive e sulle produzioni cinematografiche. Si sta anche inasprendo la repressione online.
Restano in vigore molte altre leggi restrittive, come quella del 2009 sull’ordine pubblico che tratta alla stregua di manifestazione non autorizzata anche la protesta di una singola persona. La legge sulle associazioni vieta la registrazione alle organizzazioni della società civile giudicate “indesiderabili” o “contrarie all’interesse nazionale”. Le leggi sulla sedizione e per la protezione dalle minacce sono talora utilizzate per intentare processi penali per diffamazione nei confronti di oppositori e voci critiche.
La legge sulla sicurezza interna (in vigore sin dal 1963, quando Singapore faceva ancora parte della Malaysia e poi rimasta in vigore) continua a consentire la detenzione senza accusa né processo fino a due anni e ha un raggio d’azione ben più ampio della sovversione e della violenza politica.
Infine, le lavoratrici domestiche straniere restano escluse dalle garanzie previste dalla Legge sull’impiego di manodopera straniera e subiscono violenze e sfruttamento.
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