Da Roma, dove è in corso il Convegno Internazionale sulla pena di morte organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Montecitorio, il vice-presidente dello Zimbabwe ha annunciato che il suo paese sta seriamente considerando la possibilità di abolire le esecuzioni.
Il vicepresidente Emmerson Mnangagwa, che è anche ministro della giustizia del suo paese, ha detto che lo Zimbabwe “non esiterà a cancellare la pena capitale dai codici” perché “le esecuzioni sono una flagrante violazione del diritto alla vita e alla dignità”. Secondo il testo del discorso pubblicato sul sito della conferenza, Mnangagwa ha precisato che Harare ha recentemente avuto una possibilità di farlo quando nel 2013 e’ stata adottata una nuova Costituzione prodotto del contributo inclusivo di tutti i cittadini. “Era una occasione d’oro per decidere l’abolizione, ma poi la maggioranza della popolazione, nel corso del referendum, ha votato per mantenerla”.
Lo stesso Mnangagwa fu condannato a morte quando la Zimbabwe era ancora la Rhodesia. Era stato arrestato nel 1965 e ha scontato 10 anni di prigione ma aveva scampato la forca perché le autorità lo giudicarono troppo giovane per essere impiccato. Nello Zimbabwe ci sono circa 100 detenuti nel braccio della morte su una popolazione di 13 milioni. L’ultima esecuzione risale al 2005 in parte perché è difficile per le autorità trovare persone disposte a fare il boia. (@alebal)
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