mercoledì 13 novembre 2013

L’ex Presidente Jimmy Carter invoca la moratoria sulla pena di morte, “pena crudele e abnorme”

In una importante intervista con il Guardian, Jimmy Carter rivolge un appello alla Corte Suprema degli Stati Uniti per reintrodurre il divieto della pena capitale così come fu imposto tra il 1972 e il 1976. La pena di morte oggi, ha detto, è altrettanto arbitraria così come lo era quando nove giudici la sospesero per motivi di incoerenza nel caso di Furman contro la Georgia 41 anni fa.

L'ex Presidente degli Stati Uniti chiede una nuova moratoria della pena di morte che definisce una “crudele e inusitata punizione”. Sostiene che la pena capitale viene applicata in modo così  iniquo in tutti i 32 Stati che ancora usano la utilizzano da equivalere proprio ad una forma di punizione crudele e inusitata, vietata dalla Costituzione degli Stati Uniti e che: “le persone che vengono giustiziate sono quasi sempre povere, appartenenti ad una minoranza razziale o mentalmente ritardate”.

Ha poi dichiarato anche che: “E' tempo per la Corte Suprema di esaminare ancora la pena di morte" e ha poi aggiunto "la mia preferenza sarebbe che la Corte sancisse che si tratta di punizione crudele e inusitata. ciò la renderebbe proibita dalla Costituzione degli Stati Uniti”.

L’appello di Carter per una nuova moratoria cade in un momento di crescente disagio per le enormi disparità nell'uso della pena di morte in America. Recenti ricerche hanno dimostrato che la maggior parte delle 1.352 esecuzioni, che hanno avuto luogo dal momento in cui la Corte Suprema ha reintrodotto la pena di morte nel 1976, è stata decisa da solo il 2 % delle contee della nazione.

Gli stati retenzionisti si trovano inoltre in una grave carenza dei farmaci usati nelle iniezioni letali causata dal boicottaggio dell’Europa nei confronti dei dipartimenti di correzione penale degli Stati Uniti, gli Stati che applicano la pena di morte stanno attualmente adottando metodi di esecuzione alternativi, ma non per questo meno crudeli, come l’ impiego di sedativi precedentemente non testati nelle iniezioni letali o la creazione di  miscugli improvvisati di sostanze chimiche.

La preoccupazione principale di Carter deriva da ciò che vede come ingiustizia nei riguardi di persone che hanno più probabilità di essere condannate a morte e giustiziate. Carter esporrà le sue preoccupazioni in occasione di un Simposio nazionale sulla pena di morte organizzato dalla American Bar Association e ospitato dal suo Carter Center di Atlanta(Georgia)  martedì.

L’appello di Carter per una nuova moratoria è particolarmente significativo considerando che negli anni 70 contribuì a ripristinare la pena di morte e oggi ripensa con forte dispiacere al ruolo da lui svolto nel 1973, nel caso Furman. Negli ultimi anni, Carter ha cercato di compensare ciò che egli vede oggi come una sua debolezza del passato  anche attraverso campagne come è stata quella contro l'esecuzione di Troy Davis nel settembre 2011, esprimendo seri dubbi sulla sua colpevolezza. Oppure, come nel caso di Warren Hill, un condannato a morte in Georgia, dichiarato intellettualmente disabile, il quale deve affrontare l'esecuzione nonostante la Corte Suprema degli Stati Uniti vieti l’esecuzione di persone intellettualmente disabili e ha dichiarato: “Mi auguro che la Georgia commuti completamente la sentenza a Warren Hill”.

Al simposio di martedì, l' ABA presenterà i risultati di otto anni di studio ed esame sulla correttezza e accuratezza di varie delle principali giurisdizioni che applicano la pena di morte negli Stati Uniti .  E’ stata effettuata una serie di accertamenti su come la pena di morte viene applicata in Alabama, Arizona, Florida, Georgia, Indiana, Kentucky, Missouri, Ohio, Pennsylvania, Virginia, Tennessee e Texas - Stati che rappresentano il 65% di tutte le esecuzioni che hanno avuto luogo dal 1976.

L' ABA ha individuato 12 aree dove la pratica della pena di morte negli Stati Uniti continua ad avere seri problemi. Essi comprendono l'uso di avvocati scarsamente dotati, poco preparati e
sottopagati per la difesa di persone che affrontano processi capitali; disparità razziali nel perseguimento dei casi - in Georgia, coloro che sono sospettati di omicidi di bianchi hanno quasi cinque volte più probabilità di essere condannati a morte di quelli che sono sospettati di aver ucciso i neri; enormi variazioni nelle regole relative al test del DNA; diffusa confusione tra i giurati che siedono nei processi che comportano la pena di morte;e il fatto che tutti gli Stati sopra citati continuano a permettere che le persone con gravi malattie mentali vengano condannate a morte e giustiziate.

Ed Pilkington parteciperà in qualità di moderatore al Simposio dell'American Bar Association  presso il Centro Carter, martedì.







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