mercoledì 2 ottobre 2013

Carcere: Rebibbia apre le porte a un incontro interreligioso


IL CORAGGIO DELLA SPERANZA

Religioni e Culture in Dialogo
Roma, 29 settembre - 1° ottobre 2013

Standing ovation di trecento detenuti per Alganesh Fessaha, coraggiosa donna eritrea che ha salvato la vita a centinaia di profughi. Il vescovo ortodosso rumeno Siluan e l’imam Izzedin Elzir parlano di trasformazione ascetica di sé e dello sforzo di cambiamento personale chiamato jihad dal Corano, per concludere che sono più le analogie che le differenze. Il vescovo belga Lemmens racconta dell’incontro con mille musulmani a Bruxelles per parlare loro dell’appello di pace per la Siria di Papa Francesco. Succede anche questo all’incontro interreligioso di Sant'Egidio, approdato a Rebibbia. Il Coraggio della Speranza è il suo titolo, ancor più evocativo tra le mura di una prigione.

Francesca Zuccari, che ha presieduto l'incontro, ha  spiegato la scelta di portare l'incontro interreligioso dal titolo il "Coraggio della speranza" proprio in carcere, luogo dove l'incontro tra genti diverse è forzato, ma non per questo meno importante.  Ha poi aggiunto che tra i detenuti è forte la domanda di pace e il desiderio di passare dal buio alla luce, per essere restituiti alla vita. 
Il presidente delle Comunità Islamiche Italiane, Izzedin Elzir, ha affermato: “Dialogare è capire il linguaggio dell’altro, e chi si trova in carcere deve sfruttare questo tempo per conoscere se stesso”. Ha proseguito dicendo “abbiamo bisogno di educare noi stessi, dobbiamo fare uno sforzo per cambiare. Questo sforzo il Corano lo chiama Jihad, che non è la guerra santa: la guerra non sarà mai santa perché e guerre sono sempre sporche”. Infine, Izzedin Elzir ha chiamato i detenuti alla speranza anche in situazioni difficili e a guardare al futuro, perché “l’islam ci insegna che la vita può anche essere molto dura, ma noi dobbiamo sempre sperare e lavorare. Dice il Profeta che se viene la fine dei tempi e tu stai piantando un albero, devi continuare a piantare quell’albero”.

Il vescovo ausiliare di Mechelen-Bruxelles, Léon Lemmens, che è responsabile della pastorale penitenziaria in Belgio, ha invitato i detenuti presenti a lavorare e pregare per la pace, perché come disse Giovanni Paolo II ad Assisi, la pace è un cantiere aperto a tutti. Lemmens ha parlato ai detenuti della difficile situazione della Siria, da cui milioni di persone sono fuggite, ma anche delle città colpite da una violenza diffusa. “Che posso fare io? Ma bisogna contrastare questa voce di rassegnazione e svuotare il proprio cuore da violenza, odio e invidia. Io non so cosa sia successo alla vostra vita – ha detto Lemmens – ma ognuno di noi può far crescere la pace nel proprio cuore”. Ha poi concluso ricordando come la preghiera possa cambiare la storia: “Papa Francesco ha invitato tutti alla preghiera per la Siria. Personalmente ho potuto parlare di questo appello in una moschea di Bruxelles a mille persone riunite per la preghiera. Milioni di persone in tutto il mondo hanno pregato per la pace, ed uno spiraglio si è aperto per la pace. Dovete pregare per la pace, perché Dio ascolta gli umili”.

Il vescovo ortodosso del Patriarcato di Romania Siluan ha ricordato come nel mondo ci siano dei luoghi dove la speranza è in via di estinzione, ma anche luoghi di rigenerazione e di rinascita. Nei paesi dell’Europa orientale, ai tempi del comunismo, le carceri sono stati luoghi di questo tipo, ed anche se sembravano mancare le condizioni per renderlo possibile, qualcuno ha trovato dentro di sé la capacità di fare appello alle risorse “interne”, alla speranza e alla fede.
Nicolae Steinhardt, entrato nelle carceri comuniste ateo e uscitone credente, scriveva che “per scappare da un universo concentrazionario esiste la soluzione (mistica) della fede”. Anche un carcere quindi può diventare un luogo di autentica fede, come testimoniava Padre Dumitru Staniloae, grande teologo romeno, che diceva di aver vissuto i suoi più alti momenti di preghiera mentre stava nella sua cella in prigione.
Per Siluan “Riconoscere le proprie mancanze e i propri peccati e assumersi la responsabilità delle conseguenze che essi procurano, è la condizione perché la fede porti i suoi frutti. Silvano, monaco del Monte Athos, in preda alla disperazione affermava: Tieni la tua mente all’inferno e non disperare. Accetta cioè la realtà come effetto dei tuoi atti, ma non disperare mai della misericordia e della compassione di Dio. Se riuscirete a sperare nel cambiamento ed in una vita diversa – ha concluso Siluan - questo sarà da esempio per tutti noi”.
Toccante l’intervento di Alganesh Fessaha, che ha raccontato ai detenuti della sua azione per salvare i profughi eritrei prigionieri dei beduini nel Sinai o chiusi nelle prigioni egiziane. “Migliaia di profughi – ha detto Alganesh Fessaha – sono chiusi nelle carceri libiche, ma non abbiamo il permesso di visitarli, mentre riusciamo a visitare sedici prigioni egiziane in prossimità del Sinai, dove portiamo aiuti e da cui abbiamo liberato 1.800 persone, ottenendo per loro accoglienza dall’Etiopia, un paese povero che però non ha chiuso le sue porte”. L’intervento di questa donna eritrea, più volte interrotto dagli applausi dei detenuti, è stato accompagnato dalla proiezione di alcune fotografie che ritraevano i segni delle torture subite dai profughi rapiti dai beduini. “Accanto al nostro lavoro nelle prigioni – ha continuato Alganesh Fessaha – lavoro con lo sceicco salafita Mohamed Awwad per fermare il traffico di esseri umani rapiti nel Sinai. Sono torturati, uccisi per espiantare gli organi, le loro famiglie vengono ricattate. Per cercare di liberarli più volte ci hanno sparato, mi hanno picchiata, ma noi andiamo avanti”.
All’incontro hanno assistito anche il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Tamburino, il Provveditore Regionale del Lazio, Maria Claudia Di Paolo, ed il direttore del carcere di Rebibbia, Mauro Mariani.

1 commento:

  1. Francesca Zuccari: il "Coraggio della speranza" proprio in carcere, luogo dove l'incontro tra genti diverse è forzato, ma non per questo meno importante."
    Bellissimo. Il Coraggio della speranza abbatte tutti i muri.
    Grazie
    Sandra Battisti

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