giovedì 27 giugno 2013

La dichiarazione finale del 5° Congresso Mondiale contro la pena di morte

Dichiarazione Finale del 5° Congresso Mondiale Contro la Pena di morte

Madrid – 15 giugno 2013


Noi,
partecipanti al 5° Congresso mondiale contro la pena di morte, organizzato a Madrid dal 12 al 15 giugno 2013, dall'Associazione Ensemble Contre la Peine de Mort (ECPM) con il patrocinio di Spagna, Norvegia, Svizzera, Francia e in partenariato con la Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte,
ADOTTIAMO la presente Dichiarazione al termine dei tre giorni di intensi dibattiti, scambi di esperienze, testimonianze, impegni di numerosi Stati abolizionisti e di diverse istituzioni e organizzazioni internazionali e intergovernamentali, e l'interesse manifestato dagli Stati retenzionisti presenti al Congresso nei confronti del movimento abolizionista mondiale;
RALLEGRANDOCI PERCHÉ :


- il movimento abolizionista si sta sviluppando in un mondo in cui il 70% degli Stati hanno rinunciato, di diritto o nei fatti, all'applicazione della pena capitale;    dopo il Congresso Mondiale di Strasburgo nel 2001, di Montréal nel 2004, di Parigi nel 2007 e de Ginevra nel 2010, a fianco della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte oggi forte di 145 membri e della Commissione Internazionale contro la pena di morte, gli Stati, le coalizioni regionali o nazionali, che raccolgono le organizzazioni e i rappresentanti della società civile, le reti dei parlamentari, le reti degli universitari, uniscono le loro forze per promuovere l’abolizione de la pena di morte;
che gli Stati abolizionisti inseriscano in maniera crescente  la sfida dell'abolizione universale nelle loro relazioni  internazionali, e siano sempre più numerosi per creare un asse maggioritario di questa politica internazionale di promozione dei diritti dell'uomo;
che i legami si rinforzino, da una parte tra gli attori della società civile, dall'altra tra gli Stati e le Organizzazioni Intergovernamentali, regionali e internazionali;

che gli Stati retenzionisti, sull' esempio dell'Irak, manifestino una preoccupazione sul tema dell'applicazione della pena di morte, e che alcuni paesi abolizionisti di fatto, aprano il dibattito sulla abolizione di diritto.

MA DEPLORANO :
che 93 paesi conservano la pena di morte nei loro ordinamenti giuridici, e 58 paesi la applicano ancora; che ogni anno diverse migliaia di esseri umani sono condannati a morte nel mondo, specialmente in Cina, in Iran, in Arabia Saudita, in Irak, negli Stati Uniti, paesi nei quali le esecuzioni  hanno luogo quasi ogni giorno;

che alcuni paesi hanno ripreso le esecuzioni dopo averle interrotte, quali l'India, il Giappone, l'Indonesia, il Gambia dopo 27 anni di moratoria, e altri considerino l'ipotesi della reintroduzione della pena capitale;  che la pena di morte colpisca ancora dei minori e dei disabili mentali;  che essa sia discriminatoria in funzione dell'origine etnica, sociale o religiosa, del colore della pelle, dell’orientamento sessuale o dell'identità di genere;
che i condannati a morte subiscano spesso, in ragione delle condizioni di detenzione deteriorate che offendono la dignità umana.
SOTTOLINEANDO LA NECESSITA' DE SUPERARE NUOVE TAPPE SIGNIFICATIVE VERSO L’ABOLITIONE TOTALE E UNIVERSALE DELLA PENA DI MORTE,
NOI CHIAMIAMO:
Le Organizzazioni intergovernamentali e le organizzazioni internazionali :
à proseguire e intensificare la loro cooperazione con gli Stati e la società civile pour promuovere l’abolizione universale della pena di morte
Gli Stati retenzionisti  a impegnarsi :
 a ridurre nelle loro legislazioni il numero di crimini passibili di pena di morte, specialmente quelli legati alla repressione del traffico di droga e alla lotta contro il terrorismo;
à rispettare la Convenzione internazionale relativa ai diritti del fanciullo, rinunciando all'esecuzione dei minori;
a pubblicare con regolarità pubblicazioni affidabili sulla loro applicazione della pena di morte;
a prendere il cammino dell’abolizione della pena capitale instaurando una moratoria sulle condanne e sulle esecuzioni, conformemente alla risoluzione per una moratoria sull'applicazione della pena di morte votata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite fin dal 2007 e a ratificare, sull'esempio del Benin o della Mongolia, il Secondo protocollo opzionale sul Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite.
Gli Stati Abolizionisti a:
impegnarsi, al di là dei discorsi, nelle azioni concrete e più forti in favore en faveur dell'abolizione universale della pena di morte, in particolare nelle loro relazioni  diplomatiche con gli Stati retentionisti ;
firmare e ratificare tutti gli accordi regionali , come quelli in Asia e in Africa, o a suscitarne l'urgenza quando essi non esistano ancora ;
 a firmare e ratificare il  Secondo protocollo opzionale sul patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni unite ;
a promuovere, in occasione di loro assistenza finanziaria internazionale destinata alla lotta contro il traffico di droga, la non applicazione della pena capitale.

I parlamentari :
a riunirsi in reti nazionali, regionali e internazionali e a portare il dibattito dell'abolizione nel cuore dei parlamenti retenzionisti.
I magistrati dei paesi retenzionisti :
a utilizzare il loro potere di personalizzazione della pena per non condannare a morte  o per incoraggiare le giurie a non condannare a morte .
Gli attori abolizionisti della società civile e del mondo universitario :

ad agire di concerto e in armonia con la Coalizione mondiale contro la pena di morte per rafforzare le sinergie abolizioniste ;
a intraprendere delle azioni di educazione all'abolizione verso il pubblico,  i responsabili politici, i liceali e studenti,  soprattutto ogni anno in occasione della  Giornata Mondiale annuale contro la pena di morte il 10 ottobre e  Cities for Life il 30 novembre.
Madrid, 15 giugno 2013


 

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