mercoledì 1 maggio 2013

La zuppa di Sant'Egidio che salva la vita ai detenuti

Succede nel carcere di Garoua, in Camerun.
Per i prigionieri del braccio più sovraffollato: integrazione alimentare e distribuzione di materassi.


L'impegno della Comunita' di Sant'Egidio per l'umanizzazione delle carceri africane.

La vita in molte carceri africane è particolarmente dura: nelle celle non c’è aria, non c’è luce elettrica, spesso non c’è acqua. Il sapone è un genere di lusso che arriva solo due o tre volte l’anno. Non ci sono letti, nel migliore dei casi solo qualche stuoia. Talvolta si dorme per terra, nel fango, e non c’è spazio neanche per permettere a tutti di sdraiarsi contemporaneamente. Le condizioni igieniche sono precarie e le epidemie si diffondono facilmente, molti muoiono  senza cure.  Il cibo, già scarso in molti paesi africani, in carcere talvolta è assente e alcuni muoiono di stenti. Gran parte dei detenuti resta in attesa di giudizio per lungo tempo perché non è in grado di pagare l’avvocato che permetterà l’inizio del processo.


La Comunità di Sant'Egidio è presente nelle carceri di 15 paesi dell'Africa. Si tratta di una presenza capillare che riguarda sia grandi centri di detenzione, in alcuni dei quali ci sono anche i condannati a morte, sia piccole prigioni di distretti rurali. Questo servizio intende migliorare le condizioni di vita dei prigionieri e garantire e promuovere il rispetto dei diritti umani, come nutrirsi, lavarsi, curare l'igiene. Si organizzano inoltre corsi di alfabetizzazione e corsi professionali per favorire l'impiego e prevenire così la recidiva e il rientro in carcere.
http://www.santegidio.org/pageID/3/langID/it/itemID/6765/La_zuppa_di_Sant_Egidio_che_salva_la_vita_ai_detenuti.html 


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