venerdì 18 novembre 2016

Pena di morte: crescono all’Onu i “si” per la moratoria, 115 in Terza Commissione

Cresce il sostegno contro la pena di morte nel mondo in Terza Commissione  dell’Assemblea Generale ONU, che si occupa del rispetto dei diritti umani.

La risoluzione viene discussa e votata ogni due anni. 


Di seguito una lettura dei dati della votazione tenutasi il 17 novembre 2016.

Rispetto alla precedente votazione del 2014 la risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni ha ottenuto 115 voti, un voto in più al primo esame della Terza Commissione.

Il documento, non vincolante ma dal forte valore morale, chiede ai paesi dell’Onu di fermare le esecuzioni in vista della totale abolizione della pena capitale, dunque 115 si, 38 no e 31 astenuti. 

E’ dal 2007 che il documento sulla moratoria della pena di morte viene approvato all’Onu. Da allora il numero dei consensi e’ sempre aumentato.  

Nel 2014 i si furono 114, 36 i no e 34 astensioni. La lettura dei voti favorevoli e contrari mostra parecchie variazioni rispetto alla precedente votazione (Assemblea Generale 2014) e non tutte positive. Il Burundi, che dal 2007 aveva sempre votato a favore, ha espresso voto contrario. Chad, Niger, Philippines e Seychelles, che avevano votato a favore nel 2014, si sono astenuti. Probabilmente a far salire il partito ostile alla moratoria e’ stata l’ultima ondata terroristica che ha spinto paesi come la Turchia a cambiare parere. 

Ora l’ultima parola spetta all’Assemblea Generale in seduta plenaria: il voto è previsto entro la fine di dicembre.

Un’altra differenza sta nell’emendamento presentato da Singapore e discusso prima della votazione sulla moratoria. L’emendamento, molto breve, era questo:

Before operative paragraph 1, insert a new operative paragraph, reading: 

Reaffirms the sovereign right of all countries to develop their own legal systems, including determining appropriate legal penalties, in accordance with their international law obligations;

Analogo emendamento era stato presentato anche nel 2014 e bocciato 85 a 55 (22 astenuti).  Questa volta invece è stato approvato per una manciata di voti 76 a 72 (26 astenuti) e quindi inserito nella bozza poi approvata.

I Paesi dell’Unione Europea tra cui l’Italia e altri del fronte anti-pena capitale, che si erano espressi contro l’emendamento, hanno votato si alla risoluzione precisando che si dissociavano dal paragrafo introdotto da Singapore e chiedendo che il loro “distinguo” venisse messo agli atti. 


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