mercoledì 22 giugno 2016

II dramma delle madri dei condannati a morte

Succede in Bielorussia, unico e ultimo paese europeo dove la pena capitale viene ancora applicata, dove Ljubov Kovalova piange suo figlio Vlad Kovalov ucciso con la pena di morte qualche anno fa.
Le è accanto e la difende Andrej Paluda, responsabile della campagna per i Diritti dell'Uomo contro la pena di morte in Bielorussia per l'Associazione Viasna (che vuol dire Primavera). Gli fanno eco Valentin Stefanovitch, vice presidente del Centro Diritti dell'Uomo di Viasna e Palina Stepanienka, giornalista bielorussa.

Al Panel dedicato alla Bielorussia  presentano un libro che contiene le immagini e i racconti della realtà terribile nei bracci della morte in Bielorussia dal titolo "The death penalty in Belarus". Ci sono 4 persone nel braccio della morte a Minsk, per loro si combatte con appelli  e richieste al Presidente, nell'attesa di decisioni eque e per la memoria di chi è stato già messo a morte.

Molte domande, ad alcune è difficile dare una risposta. Ma l'associazione Viasna sa di non essere sola, si lega alle altre, come Sant'Egidio e Tamara Chikunova, donna coraggiosa che non abbandona altre madri che soffrono per l'ingiustizia della pena estrema assoluta, lei che ha avuto suo figlio,
innocente,  ucciso nel braccio della morte in Uzbekistan.

Ma le cose possono cambiare, è questo che sono venuti a dire le 1500 persone che affollano il Congresso,  come è avvenuto nel 2008 in Uzbekistan.  Ma per realizzare questa speranza c'è ancora molto lavoro da fare insieme







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