L'Harm Reduction International ha pubblicato il rapporto 2017 che monitora e analizza la situazione della pena di morte legata a violazioni delle leggi sulle droghe in tutto il mondo.
Da quando è stato lanciato nel 2007, il rapporto di Harm Reduction International costituisce la principale fonte di informazioni globali per una riflessione sulla questione della pena di morte per reati di droga.
Tra le principali notizie nella panoramica globale 2017 il rapporto evidenzia che nel 2017 sono stati 280 i giustiziati per reati connessi alla droga, in diminuzione rispetto al 2015 (718). Da considerare però che dalle statistiche è esclusa la Cina, per la quale non vi sono dati affidabili.
Tra i paesi considerati l’Iran è stato di gran lunga il principale esecutore al mondo per i reati contro la droga, con almeno 1.176 esecuzioni effettuate da gennaio 2015. Ciò equivale a quasi il 90% di tutte le esecuzioni di droga conosciute durante quel periodo (1320). Occorrerebbe aggiungere anche le esecuzioni extragiudiziali di Duterte.
Almeno 33 paesi e territori prevedono la pena di morte per reati di droga. Altri nove paesi hanno ancora la pena di morte per reati di droga come sanzione obbligatoria, sebbene tre di questi (Brunei Darussalam, Laos e Myanmar) siano abolizionisti de facto. La Malesia ha rimosso la condanna obbligatoria per reati di droga a novembre 2017.
Il rapporto rivela sviluppi sia positivi che negativi. Da un lato, a livello nazionale, le esecuzioni per reati di droga sono in costante calo dal 2015 negli Stati che applicano frequentemente la pena capitale e importanti cambiamenti legali e politici si sono verificati in diversi paesi, tra cui Iran, Tailandia e Malesia. A livello internazionale, anche il sostegno politico per l’abolizione della pena di morte per reati di droga sta guadagnando un notevole slancio.
La sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle droghe del 2016 non è riuscita a raggiungere un consenso sulla pena di morte per i reati di droga, ma 73 paesi hanno espresso un forte sostegno per l’abolizione, dimostrando che la questione è saldamente al centro dell’attenzione della comunità globale.
D’altra parte, questi segnali di progresso sono messi in ombra dall’ondata di esecuzioni
extragiudiziali di persone accusate di usare o vendere droga nelle Filippine. I preoccupanti
segnali che l’Indonesia stia adottando un’analoga risposta violenta e il sostegno esplicito alla
“guerra alla droga” del presidente Duterte espressa da altri paesi della regione e non solo,
sollevano serie preoccupazioni sul fatto che stiamo assistendo a una nuova tendenza che
potrebbe normalizzare l’uccisione di persone per fatti di droga e annullare anni di progressi
costanti.
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