da Radio Vaticana
Al via da ieri al 23 giugno ad Oslo, in Norvegia, il sesto Congresso mondiale contro la pena di morte, con l’obiettivo di aumentare la sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale e di spingere sempre più Paesi ad aderire ad una moratoria completa delle esecuzioni. Finora 140 gli Stati abolizionisti ma la tendenza non è sempre positiva, come spiega Antonio Stango, coordinatore del Congresso, al microfono di Stefano Leszczynski:
Al via da ieri al 23 giugno ad Oslo, in Norvegia, il sesto Congresso mondiale contro la pena di morte, con l’obiettivo di aumentare la sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale e di spingere sempre più Paesi ad aderire ad una moratoria completa delle esecuzioni. Finora 140 gli Stati abolizionisti ma la tendenza non è sempre positiva, come spiega Antonio Stango, coordinatore del Congresso, al microfono di Stefano Leszczynski:
R. – Il dato è che ogni anno ormai aumentano i Paesi che aboliscono la pena di morte totalmente o che passano dall’abolizione di fatto all’abolizione anche di diritto, così come – e questa fu proprio un’idea lanciata nel 1994 da "Nessuno tocchi Caino" – aumentano i Paesi che votano in favore della moratoria universale delle esecuzioni all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il dato negativo, però, è che fra quei Paesi che mantengono la pena di morte e che praticano le esecuzioni, queste sono, soprattutto nell’ultimo anno, aumentate numericamente in alcuni di essi. Per esempio, nel caso dell’Iran, dell’Arabia Saudita e in quello dell’Iraq. C’è un grande Paese, che è la Cina, che esegue più sentenze capitali ma in cui, per buona sorte, c’è un trend di riduzione delle esecuzioni da alcuni anni a questa parte e ci sono più filtri per poter emettere e passare in giudicato una condanna capitale. Ci sono, quindi, segnali divergenti, ma è senz’altro vero che sempre più Stati stanno andando verso l’abolizione.
D. – Il Congresso mondiale contro la pena di morte, ormai arrivato alla sua sesta edizione, quest’anno avrà un focus speciale sull’Asia…
R. – Il Congresso è un’attività molto complessa che, oltre alle tre giornate ufficiali, vedrà una serie di eventi collaterali anche all’università di Oslo, dove si dibatteranno molti temi. Il focus particolare è appunto sull’Asia, che è la regione del mondo dove avvengono più esecuzioni e dove, comunque, ci sono segnali positivi che noi cerchiamo di cogliere. Ad esempio, la Mongolia, che sarà presente con il ministro della Giustizia al Congresso, ha definitivamente abolito la pena di morte dai propri codici penali nel 2015, con una normativa nuova che entrerà in vigore dal settembre di quest’anno. Quindi, ci sono esempi che noi cercheremo di proporre attraverso un dialogo multilaterale anche ad altri Stati. La questione del terrorismo legato alla pena di morte purtroppo è qualcosa che in alcuni Paesi ha portato a riprendere esecuzioni che non avvenivano da molti anni – è il caso ad esempio della Giordania. Si intende che la pena di morte per i terroristi non può essere la soluzione, tanto più per persone che scelgono purtroppo la morte come loro obiettivo per se stessi e per gli altri. Quindi, si dibatterà di questo. Fra l’altro, al tema di “Terrorismo e pena di morte” sarà dedicata la Giornata contro la pena di morte di quest’anno, il 10 ottobre.
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