Sarà presentato venerdi 22 gennaio, ore 20.30, a Palazzo Ducale (Sala del Maggior Consiglio) il libro Life. Da Caino al Califfato: verso un mondo senza pena di morte, di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio e attuale presidente della commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, da anni impegnato nella lotta per l’abolizione della pena capitale.
Insieme all’autore interverranno Simona Merlo della Comunità di Sant’Egidio, il giornalista della Stampa Domenico Quirico, l’ex sindaco del Comune di Genova Giuseppe Pericu e il comico ligure Dario Vergassola. Un dialogo interessante e inusuale quello che vedrà confrontarsi su un tema così controverso un deputato, ex sindaco, un giornalista e un comico.
Marazziti ripercorre nel libro il sistema giudiziario americano con tutte le sue contraddizioni, analizzando anche il movimento che da anni unisce molti paesi del mondo nella lotta contro la pena di morte.
In un periodo di grandi tensioni a livello mondiale, sono ancora tanti i paesi che scelgono la pena di morte come soluzione di fronte ai crimini commessi. L’autore ci porta dentro il braccio della morte del Texas, raccontando le vicende dei tanti condannati a morte, molti dei quali innocenti. Da Caino al Califfato, suggerendo che forse quella logica di morte e vendetta che sta alla base della pena di morte legalizzata in molti paesi non è poi tanto lontana da quella che anima i terroristi del nostro tempo e che tanto ci sconvolge. Perché la pena di morte non tiene conto di ciò che dovrebbe essere il fine di ogni pena: la rieducazione e il reinserimento sociale del condannato. Si elimina il problema anziché impegnarsi per far comprendere alla persona lo sbaglio commesso e aiutarla nella ricostruzione dei rapporti con la società civile. Nel ‘700 Cesare Beccaria scriveva: la pena di morte non è un diritto ma è la guerra di una nazione intera contro un solo individuo perché giudica necessaria la sua distruzione. Questo non rende migliore la società. Alla condanna a morte spesso si arriva dopo un processo senza garanzie e arbitrario che vede coinvolta la fascia più debole e povera della società.
Marazziti negli anni ha incontrato tanti condannati a morte e si è battuto per la sospensione della loro pena. Ha guidato il movimento della Comunità di Sant’Egidio per l’abolizione della pena di morte, contribuendo nel 2007 all’approvazione della Risoluzione Onu per una sua moratoria universale. A dialogare con lui ci sarà anche Domenico Quirico, inviato della Stampa, rapito in Siria per cinque mesi e sottoposto più volte a finte esecuzioni insieme al suo compagno di prigionia. Quirico ha spesso testimoniato come l’uso della pena di morte sotto forma di esecuzione stia diventando la prassi del Califfato, dove il valore della vita e la sua dignità sono estremamente compromessi.
Quella della pena di morte sembra per molti paesi la scelta più semplice e popolare di fronte a crimini che colpiscono per la loro crudeltà e per la vulnerabilità delle vittime, rendendo così difficile la sua abolizione.
Marazziti scrive: la pena capitale abbassa la società intera al livello di chi uccide. Anche di fronte a chi ha compiuto crimini orrendi abbiamo il dovere di essere migliori, proprio per dire che è sbagliato, sempre, uccidere. Ad oggi sono ancora tanti i paesi dove la pena di morte è in vigore ma molti altri, in maggioranza, la stanno abbandonando, accettando la sfida di una gestione più complessa del sistema giudiziario. Perché, come scrive Marazziti, un mondo senza pena di morte non è meno sicuro di un mondo che ne fa uso con esibizione di certezze o nel silenzio e nell’indifferenza generale.
Palazzo Ducale - Piazza Giacomo Matteotti, 76, Genova
Roberta Chiossone
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