La Corte suprema degli Stati Uniti d’America, con otto voti favorevoli su nove, ha dichiarato incostituzionale la legge della Florida che consentiva a un giudice singolo di comminare la pena di morte senza dover ricorrere al consenso unanime della corte.
Secondo fonti di stampa americane, la legge era frutto della politica di ‘snellimento‘ condotta dal governatore Rick Scott, intesa a velocizzare le procedure per le sentenze capitali, nonché cavallo di battaglia della sua carriera politica: in questo Stato infatti le esecuzioni nel 2015 sono state 22, un numero esorbitante rispetto agli altri 37 stati che la consentono, dove la mano del boia interviene sempre meno di frequente: in totale la pena capitale e’ stata eseguita 28 volte – peraltro il numero piu’ basso dal 1992.

Anche la nuova legge della Florida ha incontrato vive proteste, ma a portare il caso davanti ai 9 giudici della Corte suprema sono stati i legali di Timothy Hurst, un detenuto condannato per omicidio. Durante il processo, la pena capitale era stata approvata da sette membri della corte su dodici. Non avendo raggiunto l’unanimità, la sentenza non avrebbe potuto essere approvata, e invece la legge del governatore Scott le ha aperto la strada. Bloccata ora dalla Corte suprema per incostituzionalità, la condanna sarà trasformata in una pena detentiva.
Dal 1976 – cioè da quando la pena di morte e’ stata reintrodotta – le esecuzioni negli Stati Uniti sono state 1.423.
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