sabato 31 maggio 2014
Moratoria in Ohio fino al 15 agosto
Un giudice federale dell'Ohio ha disposto una moratoria sulle esecuzioni capitali per consentire alle autorità e ai tribunali di determinare se il protocollo per l'iniezione letale sia in linea con i dettami costituzionali. Il nuovo protocollo infatti aumenta le dosi dei farmaci utilizzati per mettere a morte i condannati ed e' stato adottato in aprile, dopo che il 16 gennaio scorso l'esecuzione di Dennis McGuire si era trasformata in una dolorosa agonia durata 25 minuti. L'effetto immediato di questa moratoria e' la sospensione per due uomini prossimi all'esecuzione, si tratta di Ronald Phillips e William Montgomery, in lista rispettivamente per il 2 luglio e il 6 agosto prossimi.
giovedì 29 maggio 2014
Da oggi è definitiva la legge per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Pubblichiamo il Comunicato Stampa del Comitato Stop OPG.
Da anni la Comunità di Sant'Egidio segue con interesse l'iter legislativo per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e visita regolarmente gli internati ristretti in tali strutture.
Il Comunicato:
Approvata finalmente una buona legge per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, e verso il loro superamento
Dopo il voto del Senato anche alla Camera dei Deputati è stato dato il via libera alla conversione in legge, con modifiche, del D.L. 52/2014 sulla chiusura degli OPG.
Ribadiamo la nostra soddisfazione per una legge che, pur non sciogliendo i nodi giuridici che sostengono l'Opg (in primo luogo la modifica del codice penale per abolire definitivamente il doppio binario e l’istituto della misura di sicurezza in Opg), ha certamente migliorato l’attuale normativa.
La nuova legge stabilisce che di norma devono essere adottate dai magistrati misure alternative all’internamento in Opg e che la pericolosità sociale non può essere dichiarata, o confermata, solo perché la persona è emarginata, priva di sostegni economici o non è stata presa in carico dai servizi sociosanitari. E ancora la nuova legge pone limiti precisi alle proroghe della misura di sicurezza (all’origine dei troppi “ergastoli bianchi”) e stabilendo che non può essere superiore alla durata della pena per quel reato. Infine, obbliga le regioni a presentare entro 45 giorni i progetti terapeutico riabilitativi individuali per le internate e gli internati, per consentire le loro dimissioni attraverso la presa in carico da parte dei servizi socio sanitari.
Ora quindi è responsabilità delle regioni andare oltre i progetti sulle REMS (i mini Opg regionali) per renderle quantomeno residuali, utilizzando i finanziamenti per potenziare i servizi delle Asl.
La legge va applicata bene, per scongiurare ulteriori proroghe, fuori da logiche manicomiali e difensive. Perciò si deve mettere al centro la persona: con una presa in carico globale da parte dei servizi pubblici, all'interno di una collaborazione e integrazione tra i Dipartimenti di Salute Mentale, I Servizi per le Dipendenze, i Servizi Sociali ecc, - che devono occuparsi di cura e non di custodia - e vanno attivate relazioni stabili con la Magistratura, per offrire Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali appropriati. Perciò il "fronte della mobilitazione" si sposta nelle regioni e nei territori e riguarda il diritto alla salute mentale di tutte e di tutti.
Stop OPG intende collaborare e contribuire alla applicazione della legge, in particolare con l’organismo di monitoraggio e coordinamento per il superamento degli OPG che deve essere costituito presso il Ministero della Salute.
Così il faticoso processo del superamento degli OPG può rientrare nei binari della legge 180, che chiudendo i manicomi restituì dignità, diritti e speranze a tante persone. E ha reso migliore l’Italia.
p. il Comitato nazionale stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice
Da anni la Comunità di Sant'Egidio segue con interesse l'iter legislativo per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e visita regolarmente gli internati ristretti in tali strutture.
Il Comunicato:
Approvata finalmente una buona legge per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, e verso il loro superamento
Dopo il voto del Senato anche alla Camera dei Deputati è stato dato il via libera alla conversione in legge, con modifiche, del D.L. 52/2014 sulla chiusura degli OPG.
Ribadiamo la nostra soddisfazione per una legge che, pur non sciogliendo i nodi giuridici che sostengono l'Opg (in primo luogo la modifica del codice penale per abolire definitivamente il doppio binario e l’istituto della misura di sicurezza in Opg), ha certamente migliorato l’attuale normativa.
La nuova legge stabilisce che di norma devono essere adottate dai magistrati misure alternative all’internamento in Opg e che la pericolosità sociale non può essere dichiarata, o confermata, solo perché la persona è emarginata, priva di sostegni economici o non è stata presa in carico dai servizi sociosanitari. E ancora la nuova legge pone limiti precisi alle proroghe della misura di sicurezza (all’origine dei troppi “ergastoli bianchi”) e stabilendo che non può essere superiore alla durata della pena per quel reato. Infine, obbliga le regioni a presentare entro 45 giorni i progetti terapeutico riabilitativi individuali per le internate e gli internati, per consentire le loro dimissioni attraverso la presa in carico da parte dei servizi socio sanitari.
Ora quindi è responsabilità delle regioni andare oltre i progetti sulle REMS (i mini Opg regionali) per renderle quantomeno residuali, utilizzando i finanziamenti per potenziare i servizi delle Asl.
La legge va applicata bene, per scongiurare ulteriori proroghe, fuori da logiche manicomiali e difensive. Perciò si deve mettere al centro la persona: con una presa in carico globale da parte dei servizi pubblici, all'interno di una collaborazione e integrazione tra i Dipartimenti di Salute Mentale, I Servizi per le Dipendenze, i Servizi Sociali ecc, - che devono occuparsi di cura e non di custodia - e vanno attivate relazioni stabili con la Magistratura, per offrire Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali appropriati. Perciò il "fronte della mobilitazione" si sposta nelle regioni e nei territori e riguarda il diritto alla salute mentale di tutte e di tutti.
Stop OPG intende collaborare e contribuire alla applicazione della legge, in particolare con l’organismo di monitoraggio e coordinamento per il superamento degli OPG che deve essere costituito presso il Ministero della Salute.
Così il faticoso processo del superamento degli OPG può rientrare nei binari della legge 180, che chiudendo i manicomi restituì dignità, diritti e speranze a tante persone. E ha reso migliore l’Italia.
p. il Comitato nazionale stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice
mercoledì 28 maggio 2014
Pena morte in USA, la Corte Suprema chiede maggiore tutela della dignità dei disabili mentali
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha posto nuovi limiti a tutela dei condannati a morte considerati disabili mentali.
In particolare, con una sentenza approvata a stretta maggioranza, 5 contro 4, la Corte ha abrogato le leggi in vigore in Florida, Kentucky e Virginia, secondo cui un detenuto che avesse ottenuto un quoziente d'intelligenza superiore a 70 punti, automaticamente non poteva dimostrare di essere disabile mentale, e quindi era destinato al boia.
I giudici 'progressisti', tra i quali è presente anche Anthony Kennedy, sono convinti che imporre per legge, come unico criterio per stabilire le condizioni di un condannato a morte, il cosiddetto IQ-test e' ''incostituzionale'' perché ''crudele''. "La pena di morte è la sanzione più grave che la nostra società può imporre", ha scritto Kennedy. "Le persone che affrontano la pena capitale devono avere l'opportunità di dimostrare che la Costituzione proibisce la loro esecuzione. Leggi come quella della Florida invece sono in contrasto con l'impegno della nostra Nazione a favore della dignità e il dovere di insegnare la decenza umana come il segno di un mondo civile".
In passato la Corte Suprema aveva infatti stabilito che giustiziare una persona con ritardi mentali è incostituzionale, fissando il limite a un quoziente intellettivo di 70 punti (la maggior parte delle persone hanno 100 punti). Tuttavia è previsto un margine di errore: secondo diversi medici anche persone che arrivano a punteggi intorno a 75 possono essere definiti disabili.
La Florida dunque non può utilizzare come unico criterio quello del quoziente intellettivo di 70 perché questo tipo di test ha un margine di errore e che molti detenuti con risultati superiori presentano comunque evidenti segni di disabilità mentale.
Questa importante decisione della Corte garantisce una maggiore difesa
dei condannati con disabilità mentali. Il caso preso in considerazione fa riferimento a Freddie Lee Hall, secondo la Suprema corte della Florida
l'uomo poteva essere giustiziato perché il suo quoziente intellettivo
era intorno ai 70 punti. D'ora in avanti i legali possono presentare ulteriore documentazione che accerti lo stato mentale. Due settimane fa una corte di
Appello di New Orleans aveva sospeso all'ultimo l'esecuzione che sarebbe dovuta avvenire in Texas di Robert James Campbell, 41 anni: secondo la perizia presentata dai legali Campbell quando è stato imprigionato all'età di 19 anni aveva un quoziente intellettivo di 71 punti.
In particolare, con una sentenza approvata a stretta maggioranza, 5 contro 4, la Corte ha abrogato le leggi in vigore in Florida, Kentucky e Virginia, secondo cui un detenuto che avesse ottenuto un quoziente d'intelligenza superiore a 70 punti, automaticamente non poteva dimostrare di essere disabile mentale, e quindi era destinato al boia.
I giudici 'progressisti', tra i quali è presente anche Anthony Kennedy, sono convinti che imporre per legge, come unico criterio per stabilire le condizioni di un condannato a morte, il cosiddetto IQ-test e' ''incostituzionale'' perché ''crudele''. "La pena di morte è la sanzione più grave che la nostra società può imporre", ha scritto Kennedy. "Le persone che affrontano la pena capitale devono avere l'opportunità di dimostrare che la Costituzione proibisce la loro esecuzione. Leggi come quella della Florida invece sono in contrasto con l'impegno della nostra Nazione a favore della dignità e il dovere di insegnare la decenza umana come il segno di un mondo civile".
In passato la Corte Suprema aveva infatti stabilito che giustiziare una persona con ritardi mentali è incostituzionale, fissando il limite a un quoziente intellettivo di 70 punti (la maggior parte delle persone hanno 100 punti). Tuttavia è previsto un margine di errore: secondo diversi medici anche persone che arrivano a punteggi intorno a 75 possono essere definiti disabili.
La Florida dunque non può utilizzare come unico criterio quello del quoziente intellettivo di 70 perché questo tipo di test ha un margine di errore e che molti detenuti con risultati superiori presentano comunque evidenti segni di disabilità mentale.
Questa importante decisione della Corte garantisce una maggiore difesa
dei condannati con disabilità mentali. Il caso preso in considerazione fa riferimento a Freddie Lee Hall, secondo la Suprema corte della Florida
l'uomo poteva essere giustiziato perché il suo quoziente intellettivo
era intorno ai 70 punti. D'ora in avanti i legali possono presentare ulteriore documentazione che accerti lo stato mentale. Due settimane fa una corte di
Appello di New Orleans aveva sospeso all'ultimo l'esecuzione che sarebbe dovuta avvenire in Texas di Robert James Campbell, 41 anni: secondo la perizia presentata dai legali Campbell quando è stato imprigionato all'età di 19 anni aveva un quoziente intellettivo di 71 punti.
martedì 27 maggio 2014
Meriam ha partorito in cella. Le Chiese del Sudan deplorano la sua condanna a morte
Meriam, la donna cristiana condannata a morte in Sudan per apostasia, ha partorito una bambina in prigione secondo quanto ha riferito Antonella Napoli, presidente della Ong Italians for Darfur. La piccola "si chiama Maya e pesa tre chili". Meriam si trova in carcere anche con un altro figlio di 20 mesi.
Mamma e figlia "stanno bene ma purtroppo non hanno potuto lasciare la prigione a Khartoum.
Amnesty International Sudan ha dichiarato alla Nbc News che chiederà "alle autorità sudanesi di garantire la sicurezza di Meriam e della bambina e di rilasciarle immediatamente". La donna, dopo una condanna a morte per apostasia, è ora in attesa di un nuovo processo che dovrebbe scongiurare il rischio della pena capitale. Il suo caso ha suscitato una mobilitazione internazionale.
AFRICA/SUDAN - Le Chiese cristiane condannano la pena di morte inflitta ad una donna cristiana accusata di apostasia
Khartoum (Agenzia Fides) - In una dichiarazione congiunta, le Chiese in Sudan deplorano la condanna a morte inflitta a Mariam Yehya Ibrahim, una donna all’ottavo mese di gravidanza, accusata di apostasia, P. Butros Trille Kuku, Vice Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Sudan, ha dichiarato all’AMECEA Online News che la dichiarazione definisce false le accuse contro la signora Mariam e chiede alle autorità di Khartoum di rivedere la sentenza e di liberarla.
Il marito della donna ha spiegato che la signora Mariam è nata da padre musulmano sudanese e da una madre etiopica cristiana ortodossa. Il padre ha abbandonato la famiglia quando Mariam aveva sei anni e la madre le ha trasmessa la fede cristiana. Secondo le autorità sudanesi, la donna non solo è apostata ma è pure adultera, perché una musulmana non può sposare un non musulmano. Il suo matrimonio, secondo la Sharia, è quindi da considerare nullo e per questo la donna è stata condannata alla fustigazione con ben 100 frustate. (L.M.) (Agenzia Fides 26/5/2014)
lunedì 26 maggio 2014
A Napoli, il carcere minorile di Nisida chance di recupero
Nisida, Napoli |
Il dibattito
Carcere minorile chance di recupero
di Antonio Mattone
“Permettere ai ragazzi che hanno già cominciato un percorso di recupero negli istituti di pena minorili di non interromperli a 21 anni, ma di arrivare fino a 25”: il ministro della Giustizia Orlando ha così annunciato dal carcere di Nisida un importante provvedimento che il Governo si prepara ad emanare nei prossimi giorni. Con questa norma si consentirà ai giovani detenuti che frequentano i laboratori artigianali, i corsi per diventare pizzaioli o cuochi, scuola alberghiera o teatro, di non interrompere un cammino di riabilitazione orientato al reinserimento, per ritrovarsi all’improvviso all’ “università del crimine”, a Poggioreale o in un altro carcere per adulti.
Il luogo scelto dal Guardasigilli per comunicare questa rilevante svolta è particolarmente significativo. L’istituto minorile di Nisida è conosciuto in Italia e nel mondo per le numerose e qualificanti attività e il grande impegno di
passione e professionalità con cui gli operatori e gli educatori cercano di strappare i giovani alle maglie della criminalità. A Nisida si respira aria di riscatto, la voglia di rimettersi in gioco e di sfidare quel destino che sembra già segnato.
Non si potrebbe estendere questa norma anche ai giovani maggiorenni che finiscono in galera per la prima volta, magari creando dei circuiti penitenziari dedicati? Infatti, nel padiglione Firenze del carcere di Poggioreale dove sono reclusi i detenuti alla prima esperienza detentiva, si incontrano tanti giovanissimi, alcuni dai tratti marcatamente adolescenziali, tanto da indurre a pensare che siano capitati lì per errore.
Esistenze bruciate per uno sguardo di troppo, per una reazione incontrollata dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti che hanno portato a commettere anche crimini efferati. Altre volte, invece, è l’appartenenza a una certa “famiglia” a determinare comportamenti criminogeni. Penso ai giovani reclusi che hanno davanti lunghe pene da scontare e che si perderanno nei meandri delle galere italiane. Qualcuno chiede di poter andare in un carcere dove possa impiegare in modo fruttuoso i tanti anni di reclusione che gli stanno davanti. Prendere un diploma, lavorare stabilmente all’interno dei penitenziari, fare scuola di teatro sono alcune delle richieste più frequenti, tanto spesso alimentate da discorsi di seconda o terza mano ascoltati da altri carcerati. Invece di affidarsi a “radio carcere” queste richieste non potrebbero essere gestite a livello istituzionale e trovare collocazione in istituti di pena dedicati a questi giovani detenuti?
Sappiamo quanto sia diffuso a Napoli e nella nostra regione il fenomeno della violenza e della delinquenza minorile. Sappiamo anche che quasi nulla viene fatto per arginare questa deriva. Le agenzie educative non hanno risposte . I risultati sono sotto gli occhi di tutti con il dilagare delle baby gang e dei tanti episodi di bullismo che vedono coinvolti numerosi minori. La scuola è impotente, gli assistenti sociali inesistenti, solo pochi maestri riescono a coinvolgere in qualche sporadica e ammirevole iniziativa i ragazzi, offrendo quella speranza e quella paternità di cui i giovani napoletani sono orfani.
In questo deserto da qualche parte bisogna pur cominciare. Forse allora si potrebbe ripartire proprio dalle carceri, da questi luoghi dove i giovani non sarebbero mai dovuti arrivare.
domenica 25 maggio 2014
Maldive: dopo 60 anni di moratoria nell’arcipelago un adolescente rischia la condanna a morte
In seguito al ritorno della pena di morte nell'arcipelago delle Maldive un adolescente di 16 anni diventa il primo minore in pericolo di condanna capitale.
Le Maldive hanno reintrodotto recentemente la pena di morte dopo una lunga moratoria durata 60 anni. La legge prevede che la sentenza capitale possa essere applicata in certi casi anche a bambini di 7 anni.
Il governo si dice costretto a reintrodurre la pena di morte in seguito a un aumento della criminalità dovuta alle bande e probabilmente al traffico di droga. Rivela di aver iniziato a installare gli strumenti per le esecuzioni nella principale prigione del paese.
Non è ancora chiaro se il giovane sia a rischio di esecuzione, il ministro Mohamed Shareef ha dichiarato che anche in caso di condanna la procedura è molto lunga. Di fatto l'introduzione legge islamica, in vigore dal 27 aprile, ha modificato il sistema penale del paese introducendo la sentenza capitale anche per i bambini, che verrebbe però eseguita al compimento della maggiore età. La prospettiva è dunque che i bambini condannati trascorrerebbero tutti gli anni dell'adolescenza nel braccio della morte.
Il ritorno alla pena di morte, e in particolare nel caso di minori, ha suscitato indignazione nel mondo. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti dell'Uomo ha espresso profonda inquietudine e la Federazione Internazionale dei Diritti dell'Uomo (FIDH) ha dichiarato che la possibilità di condannare a morte un bambino di 7 anni costituisce "un'enorme violazione dei diritti fondamentali dell'uomo".
Ha preso il via intanto una campagna di mobilitazione online per boicottare le Maldive, affascinante meta turistica nell’Oceano Indiano. Numerose le condanne da parte delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea. Ieri, i tour operator francesi hanno scritto alle autorità per denunciare le ripercussioni delle decisioni sul turismo. Nelle Maldive, abitate da poco più di 350 mila persone, non esiste libertà di culto e l'islam sunnita è religione di Stato. Nel 2008, un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di avere la cittadinanza. Nel Paese l'alcool e la carne di maiale possono essere serviti solo in aeroporto e nei resort dove non lavora personale del luogo.
http://it.radiovaticana.va/news
Le Maldive hanno reintrodotto recentemente la pena di morte dopo una lunga moratoria durata 60 anni. La legge prevede che la sentenza capitale possa essere applicata in certi casi anche a bambini di 7 anni.
Il governo si dice costretto a reintrodurre la pena di morte in seguito a un aumento della criminalità dovuta alle bande e probabilmente al traffico di droga. Rivela di aver iniziato a installare gli strumenti per le esecuzioni nella principale prigione del paese.
Non è ancora chiaro se il giovane sia a rischio di esecuzione, il ministro Mohamed Shareef ha dichiarato che anche in caso di condanna la procedura è molto lunga. Di fatto l'introduzione legge islamica, in vigore dal 27 aprile, ha modificato il sistema penale del paese introducendo la sentenza capitale anche per i bambini, che verrebbe però eseguita al compimento della maggiore età. La prospettiva è dunque che i bambini condannati trascorrerebbero tutti gli anni dell'adolescenza nel braccio della morte.
Il ritorno alla pena di morte, e in particolare nel caso di minori, ha suscitato indignazione nel mondo. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti dell'Uomo ha espresso profonda inquietudine e la Federazione Internazionale dei Diritti dell'Uomo (FIDH) ha dichiarato che la possibilità di condannare a morte un bambino di 7 anni costituisce "un'enorme violazione dei diritti fondamentali dell'uomo".
Ha preso il via intanto una campagna di mobilitazione online per boicottare le Maldive, affascinante meta turistica nell’Oceano Indiano. Numerose le condanne da parte delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea. Ieri, i tour operator francesi hanno scritto alle autorità per denunciare le ripercussioni delle decisioni sul turismo. Nelle Maldive, abitate da poco più di 350 mila persone, non esiste libertà di culto e l'islam sunnita è religione di Stato. Nel 2008, un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di avere la cittadinanza. Nel Paese l'alcool e la carne di maiale possono essere serviti solo in aeroporto e nei resort dove non lavora personale del luogo.
http://it.radiovaticana.va/news
mercoledì 21 maggio 2014
Bloccata da una corte suprema federale l'esecuzione di Russel Bucklev in Missouri
Negli Stati Uniti una condanna a morte è stata sospesa sei ore prima dell'esecuzione.
È successo in un carcere dello Stato del Missouri: Russell Bucklew, condannato alla pena capitale ha contestato tramite i suoi avvocati la legittimità del segreto di Stato posto sulla provenienza dei barbiturici utilizzati nelle "camere della morte".
Secondo il giudice Nanette Laughrey lo stato del Missouri ha cambiato all'ultimo momento il sistema di esecuzione non concedendo sufficiente tempo al condannato per fare ricorso contro l'uso del pentobarbital nel cocktail di farmaci dell'iniezione letale. Come noto il sistema è stato riconosciuto come "crudele e inusuale" specie in seguito alla morte del condannato Clayton Lockett, morto dopo una agonia durata oltre 40 minuti a causa di un problema con l'iniezione letale.
Marco Impagliazzo: "Le esecuzioni sono la risposta facile in un mondo insicuro"
La risposta all'insicurezza nel mondo è la pace. Così il Presidente della Comunità di Sant'Egidio all'ONU.
Una delegazione della Comunità di Sant'Egidio guidata da Marco Impagliazzo si è recata alla sede delle Nazioni Unite a New York, dove è stata accolta dal vice Segretario Generale Ian Eliasson, con cui la Comunità collabora da molti anni.
Nel presentare l'impegno internazionale della Comunità di Sant'Egidio il Presidente Impagliazzo si è soffermato sulla lotta per la moratoria della pena capitale e sul voto il prossimo autunno in Assemblea Generale ONU dicendo: “Siamo ottimisti anche se in materia di pena di morte non bisogna mai abbassare la guardia. Le esecuzioni sono la risposta facile in un mondo insicuro, secondo noi la risposta all’insicurezza dei nostri tempi è la pace”. La Comunità di Sant'Egidio è impegnata ora affinché l'Africa divenga, dopo l'Europa, il secondo continente senza pena capitale.
http://www.santegidio.org/pageID/3/
Una richiesta a tutti gli amici dei condannati a morte
A tutti gli amici di penna dei condannati a morte una richiesta:
mandiamo un segno di sostegno ad André Staton, condannato a morte in Pennsylvania, inviando una cartolina di auguri per il suo compleanno.
Andrè sta attraversando un momento particolarmente difficile, ha espresso il desiderio di un maggiore contatto con il mondo esterno, esprimiamogli la nostra amicizia.
ecco il suo indirizzo:
ANDRE STATON (GR-3024)
175, Progress Drive
15270 Waynesburg P.A.
Pennsylvanya
U.S.A.
venerdì 16 maggio 2014
Meriam Yehya Ibrahim avrà un nuovo processo
Meriam Yehya Ibrahim, la giovane sudanese di 27 anni, cristiana incinta di otto mesi, condannata a morte per impiccagione da un tribunale sudanese con l'accusa di apostasia, avrà un nuovo processo e la nuova sentenza non prevederà la pena di morte.
Il pronunciamento è atteso a breve, fra poche settimane.
Lo ha annunciato l'ong 'Sudan change now' secondo quanto riferito dall'organizzazione Italians for Darfur. Il giudice aveva inflitto a Mariam anche la pena di 100 frustate per adulterio.
La vicenda di Meriem si inserisce in due filoni più ampi: la battaglia contro la pena di morte e la persecuzione contro i cristiani. Ieri al Colosseo, con la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica romana, ebrei cristiani e musulmani hanno detto no al silenzio complice perché cessino le persecuzioni a motivo della fede. Il Colosseo si è spento per ricordare le vittime in Nigeria, in Siria e nel mondo intero e per dire che non sono dimenticati.
http://www.santegidio.org/pageID/
A difesa della donna nei giorni scorsi erano scese in campo numerose ambasciate dei Paesi occidentali e organizzazioni in difesa dei diritti civili che ne avevano chiesto l'immediato rilascio. Le ambasciate di Canada, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti hanno chiesto al Governo sudanese di intervenire sul caso "con giustizia e compassione in linea con i valori del popolo sudanese".
La donna sta avendo una gravidanza difficile, ma le autorità hanno respinto la richiesta di trasferirla in un ospedale privato “a causa delle misure di sicurezza” lo ha riferito alla Cnn il legale della donna, Mohamed Jar Elnabi. E' in carcere, con un altro figlio di 20 mesi, dallo scorso febbraio in seguito alla denuncia di un parente. “E’ molto forte e molto decisa”, ha sottolineato il legale, ma provata dalla difficile situazione, anche il bambino di 20 mesi presenta difficili condizioni di salute, è sempre malato per la mancanza di igiene e la presenza di cimici, riferisce ancora il legale della donna: "risente del fatto di essere rinchiuso in prigione da così tenera età". Da parte sua, il marito della donna, Daniel Wani, ha espresso alla Cnn la propria frustrazione: “Non so cosa fare. Prego”. Wani è su una sedia a rotelle e “dipende completamente da lei per ogni aspetto della propria vita”, ha sottolineato l’avvocato.
Il pronunciamento è atteso a breve, fra poche settimane.
Lo ha annunciato l'ong 'Sudan change now' secondo quanto riferito dall'organizzazione Italians for Darfur. Il giudice aveva inflitto a Mariam anche la pena di 100 frustate per adulterio.
La vicenda di Meriem si inserisce in due filoni più ampi: la battaglia contro la pena di morte e la persecuzione contro i cristiani. Ieri al Colosseo, con la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica romana, ebrei cristiani e musulmani hanno detto no al silenzio complice perché cessino le persecuzioni a motivo della fede. Il Colosseo si è spento per ricordare le vittime in Nigeria, in Siria e nel mondo intero e per dire che non sono dimenticati.
http://www.santegidio.org/pageID/
A difesa della donna nei giorni scorsi erano scese in campo numerose ambasciate dei Paesi occidentali e organizzazioni in difesa dei diritti civili che ne avevano chiesto l'immediato rilascio. Le ambasciate di Canada, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti hanno chiesto al Governo sudanese di intervenire sul caso "con giustizia e compassione in linea con i valori del popolo sudanese".
La donna sta avendo una gravidanza difficile, ma le autorità hanno respinto la richiesta di trasferirla in un ospedale privato “a causa delle misure di sicurezza” lo ha riferito alla Cnn il legale della donna, Mohamed Jar Elnabi. E' in carcere, con un altro figlio di 20 mesi, dallo scorso febbraio in seguito alla denuncia di un parente. “E’ molto forte e molto decisa”, ha sottolineato il legale, ma provata dalla difficile situazione, anche il bambino di 20 mesi presenta difficili condizioni di salute, è sempre malato per la mancanza di igiene e la presenza di cimici, riferisce ancora il legale della donna: "risente del fatto di essere rinchiuso in prigione da così tenera età". Da parte sua, il marito della donna, Daniel Wani, ha espresso alla Cnn la propria frustrazione: “Non so cosa fare. Prego”. Wani è su una sedia a rotelle e “dipende completamente da lei per ogni aspetto della propria vita”, ha sottolineato l’avvocato.
giovedì 15 maggio 2014
Gli orrori della pena di morte. Intervista a Mario Cuomo
Mario Cuomo denuncia:
"Provo imbarazzo a pensare che il mio paese, gli Stati Uniti d’America, da tanti anni continuino a mettere in pratica la pena capitale. So che questo cambierà e spero che accada al più presto possibile in tutti gli Stati dove è ancora in vigore”.
Dopo l'esecuzione shock in Oklahoma in cui il condannato è stato costretto a 43 minuti di agonia, la riflessione dell'’ex governatore di New York che ha fatto della lotta alla pena capitale un suo cavallo di battaglia.
"Il potere di uccidere per legge è un modo di arrenderci al peggio che abbiamo dentro".
Di Angela Vitaliano
15 maggio 2014
"Provo imbarazzo a pensare che il mio paese, gli Stati Uniti d’America, da tanti anni continuino a mettere in pratica la pena capitale. So che questo cambierà e spero che accada al più presto possibile in tutti gli Stati dove è ancora in vigore”.
Dopo l'esecuzione shock in Oklahoma in cui il condannato è stato costretto a 43 minuti di agonia, la riflessione dell'’ex governatore di New York che ha fatto della lotta alla pena capitale un suo cavallo di battaglia.
"Il potere di uccidere per legge è un modo di arrenderci al peggio che abbiamo dentro".
Di Angela Vitaliano
15 maggio 2014
mercoledì 14 maggio 2014
Una buona notizia! è stata sospesa l'esecuzione di Robert James Campbell
Robert Campbell |
La decisione è stata presa all'unanimità dai giudici dopo la richiesta degli avvocati di Robert di fermare l'uccisione a causa di deficit cognitivi dell'uomo. La Corte suprema ha infatti da tempo stabilito che giustiziare una persona con ritardi mentali è incostituzionale, fissando il limite a un quoziente intellettivo di 70 punti (la maggior parte delle persone hanno 100 punti).
I suoi avvocati hanno chiesto alle autorità texane di commutare la sua pena in carcere a vita.
Da qualche anno Robert è in corrispondenza con Lidia della Comunità di Sant'Egidio, riportiamo un brano da una sua lettera:
"Sono vissuto sulla strada da quando avevo 13 anni, non ho mai avuto nessuno che mi parlava o mi incoraggiava a rimanere a scuola e fare qualcosa nella mia vita. Quando sono arrivato qui non potevo leggere molto e scrivere una lettera era per me piuttosto difficile. Avevo l'abitudine di dare la colpa al mondo per il mio destino, ora vedo le cose in modo molto diverso. Molte persone pensano al carcere e alla pena di morte come una soluzione, ma io penso però che il carcere non è la direzione che aiuta a ritrovare se stessi".
(Ap/Lapresse)
Washington, 13 maggio 2014 - Un giudice in Texas ha sospeso all’ultimo minuto l’esecuzione prevista dopo poco più di un’ora di un condannato a morte per omicidio perché ha sentenziato che l’uomo soffre di deficit cognitivi per cui sarebbe incostituzionale giustiziarlo. Robert James Campbell doveva essere giustiziato alle 18 locali (l’una di questa notte in Italia) e sarebbe stato il primo condannato ad essere ucciso con il sistema dell’iniezione letale dopo che in Oklahoma la procedura ha recentemente fallito causando un agonia di quasi 40 minuti al condannato in Oklahoma. Nei giorni scorsi l'esecuzione di Campbell aveva creato molte polemiche, soprattutto dopo la decisione dello Stato dell'Oklahoma di sospendere per sei mesi la pena capitale: un condannato aveva sofferto per oltre 40 minuti a causa della miscela barbiturici usata per l'iniezione letale. Il governo del Texas aveva sostenuto di uccidere i propri carcerati con i migliori standard e di non volere assolutamente sospendere l'esecuzione. Il Texas è il primo Stato americano per pene capitali: 515 dal 1982, più dei sei Stati con il maggior numero di condanne a morte portate a termine messi insieme. Dal 2012 le autorità locali hanno deciso di cambiare il cocktail iniettato, passando da un mix di tre medicinali a uno solo.
lunedì 12 maggio 2014
Continuiamo ad inviare appelli per la salvezza di Robert Campbell
I legali di Robert Campbell, condannato a morte in Texas, la cui esecuzione è per martedì 13 maggio, hanno chiesto uno stay a seguito del caso di Clayton Lockett in Oklahoma, deceduto dopo 43 minuti di agonia causata dall'iniezione letale. Gli avvocati di Robert Campbell chiedono alle autorità carcerarie trasparenza circa il cocktail che dovrebbe essere utilizzato.
Sosteniamo la richiesta dei legali di sospensione dell'esecuzione di Robert Campbell continuando ad inviare appelli.
tramite il link al sito
http://nodeathpenalty.santegidio.org/it/
oppure direttamente alla mail: bpp-pio@tdjc.state.tx.us
copiando il testo sottostante.
Sosteniamo la richiesta dei legali di sospensione dell'esecuzione di Robert Campbell continuando ad inviare appelli.
tramite il link al sito
http://nodeathpenalty.santegidio.org/it/
oppure direttamente alla mail: bpp-pio@tdjc.state.tx.us
copiando il testo sottostante.
Se per mail non fosse possibile inviare l'appello (perché sovraccarica) suggeriamo l'invio tramite Fax al numero
Fax: 001.512.4638120
Ecco il testo:
Urgent appeal to save the life of Robert James Campbell
Urgent appeal brought out by the Community of Sant'Egidio to save the life of Robert James Campbell sentenced to death
Excellency
I am writing to express my deep concern over a ruling that sentenced to death Mr. Robert James Campbell, that could be easily rebutted if the defendant had proper financial means to hire a strong legal defence and so to be able to re-open his trial.
I urge you to intervene on his behalf to prevent this cruel and inhuman punishment from being meted out against him.
I implore you to ensure that this cruel and inhuman sentence is not carried out.
Respectfully yours
(signature and date)
sabato 10 maggio 2014
Oklahoma: per sei mesi sospese le esecuzioni
L'Oklahoma ha deciso una sospensione delle esecuzioni capitali di sei mesi.
E' un inizio dovuto. Ma gli incidenti ripetuti nel corso delle esecuzioni capitali non sono tollerabili.
Da quando le sostanze utilizzate per l'iniezione letale sono diventate irreperibili, grazie alla campagna internazionale condotta dalla Comunità di Sant’Egidio, Reprieve e Nessuno Tocchi Caino, che ha portato fino all’eliminazione della linea di produzione del barbiturico della società Hospira, alcuni stati americani, per continuare le esecuzioni, utilizzano farmaci che vengono usati per gli animali e mai testati sugli uomini. L'orrore purtroppo è emerso sotto gli occhi di tutti. E' necessaria una moratoria delle esecuzioni.
Anche l'Onu ha fortemente criticato questa situazione, Rupert Colville, portavoce dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani, ha infatti affermato che: «L’evidente crudeltà di queste recenti esecuzioni rinforza chiaramente la tesi che le autorità negli Stati Uniti dovrebbero imporre una moratoria sull’uso della pena di morte e lavorare per l’abolizione di questa pratica crudele e disumana». Si chiede dunque l’adesione alla Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali, in vista della definitiva abolizione.
La moratoria di sei mesi in Oklahoma è un primo passo per permettere la conclusione dell'indagine sulla morte di Clayton Lockett, ucciso la settimana scorsa da un infarto dopo 43 minuti di atroci sofferenze a seguito di un'iniezione letale rivelatasi inefficace.
Il ministro della Giustizia dello Stato Scott Pruitt ha infatti accolto la richiesta dell'avvocato di Warner,il condannato che doveva essere messo a morte subito dopo Lockett, di sospendere l'esecuzione fino alla fine dell'inchiesta.
Secondo i testimoni Lockett ha cominciato ad agitarsi: tremava, mugugnava, cercava di parlare e di sollevarsi. Alle 18.37 un funzionario del penitenziario ha chiuso la tenda davanti al vetro dietro a cui si trovano i testimoni e il medico ha scoperto che qualcosa era andato storto. Alle 19.06, 43 minuti dopo l’inizio dell’esecuzione, Lockett è morto d’infarto.
http://www.laperfettaletizia.com/2014/05/usa-oklahoma-dibattito.html
E' un inizio dovuto. Ma gli incidenti ripetuti nel corso delle esecuzioni capitali non sono tollerabili.
Da quando le sostanze utilizzate per l'iniezione letale sono diventate irreperibili, grazie alla campagna internazionale condotta dalla Comunità di Sant’Egidio, Reprieve e Nessuno Tocchi Caino, che ha portato fino all’eliminazione della linea di produzione del barbiturico della società Hospira, alcuni stati americani, per continuare le esecuzioni, utilizzano farmaci che vengono usati per gli animali e mai testati sugli uomini. L'orrore purtroppo è emerso sotto gli occhi di tutti. E' necessaria una moratoria delle esecuzioni.
Anche l'Onu ha fortemente criticato questa situazione, Rupert Colville, portavoce dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani, ha infatti affermato che: «L’evidente crudeltà di queste recenti esecuzioni rinforza chiaramente la tesi che le autorità negli Stati Uniti dovrebbero imporre una moratoria sull’uso della pena di morte e lavorare per l’abolizione di questa pratica crudele e disumana». Si chiede dunque l’adesione alla Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali, in vista della definitiva abolizione.
La moratoria di sei mesi in Oklahoma è un primo passo per permettere la conclusione dell'indagine sulla morte di Clayton Lockett, ucciso la settimana scorsa da un infarto dopo 43 minuti di atroci sofferenze a seguito di un'iniezione letale rivelatasi inefficace.
Il ministro della Giustizia dello Stato Scott Pruitt ha infatti accolto la richiesta dell'avvocato di Warner,il condannato che doveva essere messo a morte subito dopo Lockett, di sospendere l'esecuzione fino alla fine dell'inchiesta.
Secondo i testimoni Lockett ha cominciato ad agitarsi: tremava, mugugnava, cercava di parlare e di sollevarsi. Alle 18.37 un funzionario del penitenziario ha chiuso la tenda davanti al vetro dietro a cui si trovano i testimoni e il medico ha scoperto che qualcosa era andato storto. Alle 19.06, 43 minuti dopo l’inizio dell’esecuzione, Lockett è morto d’infarto.
http://www.laperfettaletizia.com/2014/05/usa-oklahoma-dibattito.html
mercoledì 7 maggio 2014
Firma gli Appelli Urgenti per salvare la vita dei condannati a morte in Texas e Bielorussia
Aleksandr Grunov, 26 anni Bielorussia |
La Comunità di Sant’Egidio accoglie e presenta su queste pagine le richieste di aiuto che le sono state rivolte da detenuti nel braccio della morte, loro familiari, amici, corrispondenti e organizzazioni per il rispetto dei diritti umani. Le richieste di aiuto vengono trasformate in petizioni quando al condannato sia stata assegnata una data per l’esecuzione capitale, dopo aver esaminato la storia legale e personale.
Robert Campbell, 41 anni Texas |
Eduard Lykov, 53 anni Bielorussia |
Noi riteniamo che tali petizioni possano fare la differenza per i condannati a morte, così come è avvenuto nel caso di Paula Cooper, la cui campagna nel 1986 uscì dall'America, raggiunse le televisioni del mondo, accese il cuore di milioni di persone alle ragioni della vita e ottenne la commutazione della pena. Per questo sosteniamo la diffusione degli appelli urgenti attraverso la rete. Con la vostra firma anche voi potete contribuire a salvare la vita di una persone.
Gli appelli urgenti sono in favore di:
-Robert Campbell, condannato a morte in Texas. La sua esecuzione è prevista per il 13 maggio, abbiamo pochi giorni. (Se l'invio dell'appello per Robert on-line non dovesse funzionare si consiglia di inviarlo copiando il testo in una normale mail).
-Aleksandr Grunov e Eduard Lykov, condannati a morte in Bielorussia. La loro esecuzione potrebbe drammaticamente avvenire in qualsiasi momento, senza alcun preavviso.
Nel sito santegidio.org trovi gli appelli urgenti per salvare i condannati a morte. Firma anche tu, con un gesto puoi salvare una vita.
http://nodeathpenalty.santegidio.org/it/appelli-urgenti.aspx
Andrel Paluda, Associazione Viasna - Belarus |
L'appello dei due condannati a morte in Bielorussia è stato ripreso dall'Associazione bielorussa VIASNA che è attiva nella lotta contro la pena di morte. Il coordinatore dell'Associazione Andrej Paluda è stato ospite della Comunità di Sant'Egidio a Roma in occasione della Giornata Mondiale delle "città per la vita" il 30 novembre scorso. Andrej Paluda è intervenuto al Congresso dei Ministri della Giustizia tenutosi in Campidoglio portando un importante contributo sulla situazione della pena capitale in Bielorussia, unico paese europeo ancora retenzionista.
https://spring96.org/ru/news/70877
Il 30 novembre 2013 al Colosseo |
martedì 6 maggio 2014
L’ONU critica la pena di morte negli USA dopo l’esecuzione errata in Oklahoma
di Enrico Passarella
L’ONU ha fortemente criticato l’esecuzione sbagliata di Clayton Lockett, morto dopo quaranta minuti di agonia, e ha invitato gli Stati Uniti a sospendere tutte le condanne a morte e a iniziare a lavorare per eliminare la pena capitale dal proprio ordinamento.
Colville sottolinea che tale esecuzione infrange anche la Costituzione statunitense, che vieta «punizioni crudeli e inusuali», e che si tratta già del secondo caso del genere nel 2014, riferendosi a Dennis McGuire, deceduto anche lui dopo una lunga agonia in Ohio in gennaio.
Il portavoce continua: «L’evidente crudeltà di queste recenti esecuzioni rinforza chiaramente la tesi che le autorità negli Stati Uniti dovrebbero imporre una moratoria sull’uso della pena di morte e lavorare per l’abolizione di questa pratica crudele e disumana».
La pena di morte è prevista in 32 dei 50 stati americani, dal governo federale e dall’esercito. Il Maryland nel 2013 e il Connecticut nel 2012 sono stati gli ultimi ad abolirla. «L’ONU è contrario alla pena di morte in tutte le circostanze», conclude Colville.
giovedì 1 maggio 2014
Marazziti: l'orrore della pena di morte va fermato. Moratoria subito
Una giornata di lutto mondiale.
Ma anche una giornata di sdegno civile mondiale.
Una giornata, il 29 aprile 2014, che mette a nudo le contraddizioni di uno strumento inumano, inutile, che abbassa gli stati al livello di chi uccide.
Moratoria universale delle esecuzioni sempre più necessaria.
Mario Marazziti (PI, Presidente del Comitato Diritti Umani della Camera dei Deputati, Coordinatore della Campagna internazionale contro la Pena capitale della Comunità di Sant'Egidio).
“OKLAHOMA, EGITTO, TAIWAN: tre facce dell’orrore della pena di morte, tre episodi mostruosi che mostrano come sia sempre più necessaria una giustizia capace di rispettare sempre la vita.
683 Fratelli musulmani sono stati condannati a morte in un solo processo al Sud del Cairo, dopo i 543 condannati a morte di solo solo poche settimane fa. Il processo era durato tre giorni, due udienze, e nell’ultima avvocati e imputati non erano stati fatti nemmeno entrare.
L’agonia e il raccapriccio che hanno costretto il warden che sovrintendeva l’esecuzione di Clayton Lockett nel carcere di McAlester in Oklahoma – un carcere costruito sottoterra - a chiudere le tende per non fare vedere ai testimoni e ai parenti della vittima l’orrore di interminabili 46 minuti di una iniezione letale andata a male. 5 esecuzioni in un giorno solo decise dal ministro della giustizia di Taiwan, Luo Ying-shai dopo che l’isola cinese aveva avuto 5 anni di stop delle esecuzioni fino al 2010: e con due dei cinque prigionieri uccisi che erano stati assolti in primo grado.
Una giornata di lutto mondiale. Ma anche una giornata di sdegno civile mondiale. Una giornata, il 29 aprile 2014, che mette a nudo le contraddizioni di uno strumento inumano, inutile, che abbassa gli stati al livello di chi uccide. Questo accade mentre cresce a livello planetario il consenso sulla sua inutilità e sulla sua disumanità.
Dominique Green, Texas |
Negli Stati Uniti, a due settimane dal voto di parità al Senato del New Hampshire, 12 a 12, per l’abolizione della pena capitale in quello stato – il settimo in sette anni in caso di abolizione , dopo New Jersey, New Mexico, New York, Connecticut,
“L’esecuzione pulita non esiste e la morte, barbarica, di Clayton Lockett lo mostra senza equivoci. L’iniezione letale, iniziata in Texas nel 1982 con l’uccisione di Carlo deLuna, un giovane texano innocente con evidente disagio mentale e incapace di difendersi, la cui condanna si deve a un caso di omonimia, è stata introdotta per rispondere alle obiezioni di chi sosteneva che la pena di morte fosse incostituzionale perché “eccessivamente crudele”: sia come pena che nelle modalità.
Ma l’esecuzione letale, l’apparente “morte serena”, con il protocollo dei tre farmaci iniettati in sequenza, da tempo è stata dimostrata come “crudele oltre misura” perché offre l’illusione di una morte anestetizzata e indolore, ma nel corpo paralizzato la coscienza non svanisce e il dolore scoppia senza che nemmeno si possa gridare.
“Da tempo si susseguono “incidenti” perché il sodium thiopental che era prodotto in Italia, e prodotti simili sono diventati inusabili per le campagne che la comunità di Sant’Egidio, Reprieve e Nessuno Tocchi Caino hanno condotto a livello internazionale, fino all’eliminazione della linea di produzione del barbiturico della società Hospira. Da allora anche altre sostanze sono diventate irreperibili, e alcuni stati americani, per continuare le esecuzioni, utilizzano protocolli mal “testati” e farmaci che vengono usati per gli animali.
L’orrore della pena capitale emerge senza veli. Occorre fermarsi.
E’ una grande occasione perché la comunità internazionale sia compatta nel chiedere l’adesione alla Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali, in vista della definitiva abolizione.
Iscriviti a:
Post (Atom)