giovedì 10 aprile 2014

L'Indonesia sostiene la cancellazione della pena di morte per Wilfrida, un'altra sua migrante

Wilfrida Soik è una donna indonesiana di East Nusa Tenggara (NTT), emigrata in Malaysia per lavorare come domestica. 

Condannata a morte dal tribunale malese perché accusata di aver ucciso il suo anziano datore di lavoro, e per questo condannata a morte, è stata assolta dalle accuse e dalla condanna a morte dopo più di tre anni di battaglia legale durante i quali il suo caso è stato al centro di un dibattito e dell'interesse di politici e della società civile. 

Migrant Care, ONG di tutela e difesa dei diritti dei lavoratori indonesiani all'estero, che ha monitorato da vicino il caso e il processo di Wilfrida, ha detto che Wilfrida non meritava la pena di morte in quanto minorenne e vittima di un traffico di esseri umani. L'ONG ha espresso la propria gratitudine per la decisione dell’Alta Corte di Kota Bharu, capitale dello stato di Kelantan in Malaysia, di liberare Wilfrida Soik.  

In un comunicato reso disponibile a The Jakarta Post Migrant Care ha dichiarato che: “Il verdetto della corte è corretto e giusto, l'omicidio era in propria difesa per proteggere se stessa da torture per mano del suo datore di lavoro” ha poi proseguito riferendosi ai numerosi casi di condanne a morte: “Questo verdetto sarà un buon precedente per i casi incentrati sulle centinaia di lavoratori migranti indonesiani che si trovano nel braccio della morte”.

La battaglia è durata quattro anni ed è stata sostenuta da organizzazioni e gruppi della società civile, da membri del Consiglio legislativo regionale (DPRD); rappresentanti del Consiglio regionale (DPD) e della Camera dei Rappresentanti (DPR ), dalla Chiesa cattolica di Belu, dalle comunità interconfessionali, nonché da una cantante e attivista Melanie Subono e da tanti navigatori di Internet che hanno mostrato il loro sostegno attraverso petizioni.

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