10 marzo 2016 20:23 ·
di Giuliano Bifolchi –
Minsk conferenza diritti umani
Nella giornata di oggi a Minsk si è svolta la conferenza internazionale organizzata dalle Nazioni Unite dal titolo Death Penalty: Transcending the Divide, la quale ha focalizzato l’attenzione sulla pena di morte ed in generale sui diritti umani, tema che spesso ha gettato ombre e sfiducia sulla Bielorussia da parte della comunità internazionale.
La pena di morte ed i diritti umani sono soltanto uno degli ostacoli che la Bielorussia deve affrontare nel rapporto con l’Unione Europea; lo Stato, nato dalle ceneri dell’Unione Sovietica, è infatti al centro del gioco geopolitico che oppone l’occidente alla Federazione Russa e deve la sua importanza alla posizione geografica e al fatto che all’interno dei progetti economici del Cremlino, di Bruxelles, di Washington e recentemente di Pechino (vedi Minsk: tra l’Occidente e la Russia sbuca l’opzione cinese; La Bielorussia e la sua partecipazione alla Via della Seta).
Secondo quanto dichiarato di recente da Andrea Rigoni, relatore per la Bielorussia dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa (PACE), lo Stato bielorusso ha il potenziale per giocare un ruolo primario nella risoluzione delle crisi internazionali, fattore che ne evidenzia l’importanza per l’Unione Europea e la necessità di favorire maggiormente la sua integrazione.
Rigoni inoltre ha affermato che vorrebbe far tornare la Bielorussia nel Consiglio di Europa; secondo la sua opinione Minsk non deve scegliere tra occidente ed oriente, ossia tra Unione Europea e Federazione Russa, ma dovrebbe seguire il proprio percorso. Per facilitare l’accesso nel Consiglio di Europa, il quale ha una posizione chiara nei confronti della pena di morte, ossia la sua abolizione, Rigoni ritiene che una moratoria temporanea potrebbe favorire il tutto.
“Togliendo le sanzioni contro la Bielorussia – afferma Rigoni – l’Unione Europea ha compiuto un passo importante, il quale riconosce il miglioramento della situazione e mostra lo sforzo dell’Ue al dialogo”. Secondo il relatore italiano è giunta l’ora per la Bielorussia di seguire il proprio percorso di riforme sostenibili, eventualità discussa con le autorità bielorusse nell’ultimo anno sia a Strasburgo che a Minsk.
Durante l’incontro dei giorni scorsi con i membri del Parlamento europeo, i rappresentanti della Commissione, tra cui anche il rappresentante speciale dell’Ue per i Diritti umani, Rigoni ha dichiarato che “L’imminente campagna per le elezioni parlamentari sarà un importante opportunità per le autorità bielorusse di dimostrare la loro genuina volontà politica di avanzare verso il percorso della democrazia e dei diritti umani”.
Valyantsin Rybakou, rappresentante del ministero degli Esteri della Bielorussia, durante la conferenza organizzata dalle Nazioni Unite il 10 marzo a Minsk, ha sottolineato che la pena di morte non è proibita dal diritto internazionale ed è sostenuta dalla maggioranza della popolazione bielorussa.
“La maggioranza dei cittadini bielorussi – ha puntualizzato Rybakou – ha votato in favore del mantenimento della pena di morte nel referendum del 1996. Ripetuti sondaggi, i quali sono stati effettuati nel paese, suggeriscono che la pena di morte continua ad essere percepita differentemente nella società e continua ad avere la maggioranza dei sostenitori. Questo fatto non può essere e non sarà ignorato, includendolo nel contesto del dialogo con i nostri partner europei”.
Stavros Lambrinidis, rappresentante speciale dell’Ue per i Diritti umani, ha affermato che i paesi civilizzati dovrebbero abolire la vendetta e la pena di morte. Nel suo discorso Lambrinidis ha evidenziato come la Bielorussia stia ancora applicando la pena di morte mentre 28 stati europei hanno deciso di sospendere le esecuzioni dei prigionieri; a livello mondiale dal 1965 al 1978 il numero di paesi contro la pena di morte era salito da nove a sedici mentre al giorno d’oggi più di 150 paesi al mondo hanno abolito tale pratica.
Nella giornata di ieri Lambrinidis ha anche incontrato Vladimir Andreichenko, presidente della Camera dei deputati della Assemblea Nazionale bielorussa, con il quale ha discusso tematiche umanitarie. Andreichenko ha affermato che il paese è pronto per un dialogo costruttivo, di rispetto e di mutuo vantaggio per quanto riguarda ogni aspetto dei diritti umani. Perseguendo tale obiettivo il paese è al lavoro per disegnare un piano di azione nazionale in linea con le raccomandaizoni del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC).
Karel Schwarzenberg, ex ministro degli Esteri della Repubblica Ceca e sostenitore attivo dell’abolizione della pena di morte, ha preso parte alla conferenza dopo aver incontrato nella giornata di ieri i parenti di Syarhei Khmyaleuski e Henadz Yakavitski i quali sono stati sentenziati a morte questo anno. Oltre a Schwarzenberg, erano presenti l’ambasciatore ceco in Bielorussia, attivisti umani e Lyubou Kavaliova, madre di Uladzislau Kavaliou la cui esecuzione a morte è stata eseguita nel 2012.
Schwarzenberg ha avvertito che il governo bielorusso è pronto a fare marcia indietro sulla questione inerente la moratoria o anche l’abolizione della pena di morte. L’ex ministro della Repubblica ceca ha sottolineato come in una situazione di difficoltà economica e finanziara come quella bielorussa l’Unione Europea avrebbe potuto ottenere molto di più. Infatti, dichiarandosi un irriducibile scettico, Schwarzenberg ha evidenziato come nel caso delle sanzioni Bruxelles avrebbe dovuto toglierle soltanto dopo l’introduzione di una moratoria sulla pena capitale; il rilascio di prigionieri politici da parte di Minsk, seppur evidenzia un cambiamento del paese, non ha motivato completamente la cancellazione delle sanzioni.
La visione negativa di Lambrinidis e Schwarzenberg non trova però pieno appoggio da parte di Sanaka Samarasinha, Coordinatore delle Nazioni Unite e Rappresentante di UNDP per la Bielorussia, il quale ha puntualizzato che ”La Bielorussia comprende che lo stato dovrebbe mostrare leadership nella tematica dei diritti umani, non solo per tutto quello che riguarda la pena di morte, ma per tutti i diritti dell’essere umano. Questo dialogo – ha aggiunto – sarà una vera discussione per la Bielorussia piuttosto che una istruzione, pressione oppure un dettare legge”.
L’incontro di Minsk rappresenta comunque un passo importante per lo Stato bielorusso il quale ha ospitato una conferenza su quello che tempi addietro era considerato un argomento “molto scottante”. La Bielorussia per gli esperti ha davanti a sé una lunga strada per raggiungere gli standard del rispetto dei diritti della persona, però non bisogna negare il fatto che negli ultimi tempi il governo di Minsk si è dimostrato maggiormente aperto verso l’Europa e verso le richieste europee. In una condizione di difficoltà economica e finanziaria, dovuta alla troppa dipendenza dalla Russia e da uno stato di “apparente isolamento”, l’Unione Europea potrebbe veramente sfruttare la situazione e gettare le basi per una partnership e per un miglioramento dei rapporti internazionali con la Bielorussia, fattore che permetterà ad entrambi di beneficiarne dal punto di vista economico, sociale e politico.
bifolchi fuori* Giuliano Bifolchi. Analista geopolitico specializzato nel settore Sicurezza, Conflitti e Relazioni Internazionali. Laureato in Scienze Storiche presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha conseguito un Master in Peace Building Management presso l’Università Pontificia San Bonaventura specializzandosi in Open Source Intelligence (OSINT) applicata al fenomeno terroristico della regione mediorientale e caucasica. Ha collaborato e continua a collaborare periodicamente con diverse testate giornalistiche e centri studi.
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