lunedì 11 agosto 2014

Parere negativo del Gran Mufti d'Egitto sulle condanne a morte

Un rimprovero ufficiale da parte del Gran Mufti d'Egitto, Shawqi Allam, massima autorità religiosa islamica in Egitto, che rifiuta di approvare le condanne a morte inflitte da un tribunale ad alti dirigenti dei fratelli musulmani perché il caso non è supportato da prove. Lo dichiarano i funzionari del tribunale, lo apprendiamo dal New York Times del 7 agosto scorso con un interessante articolo a firma di Kareem Fahim e Merna Thomas. 

Il parere emesso rappresenta uno sforzo insolito da parte di una figura di spicco per bloccare il potere giudiziario del paese, che ha emesso centinaia di condanne a morte e dure pene detentive nel corso dell'ultimo anno. 
Le condanne a morte che il signor Allam ha respinto riguardavano Mohamed Badie, il leader della Fratellanza, e diverse altre figure di spicco che sono state condannate per istigazione all'omicidio durante le violenze di strada al Cairo la scorsa estate. Come previsto in casi di pene capitali, il giudice ha comunicato le sentenze al Mufti in giugno. Anche se le sue opinioni sono solo consultive, hanno un peso significativo. 


I precedenti pareri del Mufti in materia giudiziaria sono stati raramente resi pubblici, ma in questo caso il rifiuto è stato pubblicato in un giornale nazionale questa settimana. 
Una giuria ha detto che avrebbe mandato di nuovo le sentenze al mufti per consentirgli di riconsiderarle, in modo che lui potesse imporre un "parere legittimo", secondo un avvocato della difesa che era in tribunale. 
Non è chiaro fino a che punto la critica del mufti rifletta un più ampio disagio nei riguardi delle tortuose considerazioni, spesso imperscrutabili, delle regole dell’ Egitto sulla durezza di verdetti e sentenze. Il Presidente Egiziano, Abdel Fattah el-Sisi, ha parlato più volte in pubblico della sua fiducia nella indipendenza della magistratura. E ha finora opposto resistenza agli appelli per perdonare i prigionieri politici, tra cui tre giornalisti del network di notizie in Inglese di Al Jazeera, giovani attivisti e migliaia di islamici arrestati in un giro di vite del governo nel corso dell'ultimo anno.

L'insistenza dei giudici di Giovedi, affinchè il Mufti riconsideri la sua obiezione, è sembrata un segnale della loro intenzione di andare avanti con le sentenze. Dal cambio di presidenza nel paese le autorità egiziane hanno aumentato il ricorso alla pena di morte e secondo Diana Eltahawy dell'Iniziativa Egiziana per i Diritti Personali, un gruppo di tutela, sono state effettuate fino ad ora nove esecuzioni, dopo quasi tre anni di moratoria di fatto. 
Le esecuzioni non hanno fino ad ora riguardato i casi politici, ma la sostanza e la natura pubblica della critica del signor Allam sembrano segnalare un profondo disagio per il ricorso ad azioni penali estreme, spesso basate su niente altro che prove di un rapporto della polizia e testimonianze degli ufficiali che effettuano l’ arresto. Un parere pubblicato sotto il nome di Dar al-Ifta, l'autorità guidata dal mufti che ha la responsabilità di emettere editti in materia religiosa, sostiene che l'accusa contro il signor Badie e gli altri era "privo di qualsiasi prova per emettere una condanna a morte".
La signora Eltahawy ha dichiarato che la situazione sembra essere inaudita. "Non era solo un parere religioso, ma un insieme di dubbi su tutto il processo", ha detto, aggiungendo che la questione potrebbe essere un "banco di prova" per stabilire se vi sia un più ampio dissenso sul comportamento della magistratura. Mr. Badie inoltre si trova ad affrontare una condanna a morte in un caso "che ha ancora più problemi quando si tratta di norme eque", ha detto la signora ElTahawy.

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