Le autorità di Riad hanno giustiziato un uomo riconosciuto colpevole di stregoneria nella provincia di al-Jawf nel nord dell'Arabia Saudita. Lo ha reso noto il ministero degli Interni riferendo che l'imputato si chiamava Mohammed bin Bakr al-Allawi ed era di nazionalità saudita. Nella stessa giornata di martedì 5 agosto un altro uomo, anche lui di al-Jawf, è stato giustiziato per aver picchiato fino alla morte il figlio di due anni, ha detto il ministero.
In Arabia Saudita è in vigore una rigida applicazione della sharia, la legge islamica, che impone la pena di morte per una serie di reati tra cui il traffico di droga, lo stupro, la rapina a mano armata, l'omicidio e la stregoneria. Nel 2013 sono state eseguite 78 condanne a morte, il numero piu' alto al mondo dopo Cina, Iran e Iraq.
Ma c'è allarme per le esecuzioni anche in Iran, Somalia e Vietnam.
A Teheran un primo anno di coperto di sangue quello della presidenza di Hassan Rohani. Eletto nel 2013, Rouhani durante la campagna elettorale aveva promesso una "carta dei diritti civili" ponendosi come alterativa "moderata" al predecessore Mahmud Ahmadinejad. Purtroppo, deludendo le aspettative, risultano 900 esecuzioni dall'estate del 2013, l'Iran dunque è tornato indietro. Gli ultimi in ordine di tempo a essere giustiziati sono stati dieci iraniani di cui otto con impiccagione collettiva nella città di Birjand il 20 luglio.
La giustizia di al-Shabaab. Farhiyo Abdinasir Mohamed, una ragazza somala di 14 anni, è stata giustiziata in pubblico da miliziani di al-Shabaab. La colpa, secondo i giornali locali, quella di essere una spia del governo federale. Secondo i miliziani, la ragazza avrebbe ammesso di aver passato informazioni a funzionari governativi. Dopo esser stata arrestata e interrogata, la ragazza è stata tenuta prigioniera per alcuni giorni. Dopo l'esecuzione pubblica nella città di Dinor un portavoce dei miliziani ha avvertito tutti i presenti di non intrattenere alcun rapporto con il governo. A partire dal mese di marzo, sono almeno otto gli uomini giustiziati dagli Al-Shabaab con l'accusa di spionaggio in favore del governo e di agenzie di intelligence straniere.
La pena di morte è tornata in Vietnam. Dopo lo stop del 2012, anno in cui Hanoi non aveva eseguito nessuna condanna capitale, le esecuzioni sono riprese. Tre solo nel mese di luglio 2014 a poche ore di distanza l'una dall'altra. L'arresto delle esecuzioni nel 2012 non è stato dettato da un cambiamento di rotta del governo, ma dal rifiuto dell'Unione Europea di vendere le sostanze necessarie a confezionare l'iniezione letale. A causa di questo blocco, Hanoi ha dovuto rimandare le esecuzioni, ma questa attesa, unita all'incertezza della data dell'esecuzione, ha portato molti detenuti alla psicosi e in alcuni casi al suicidio in cella.
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