La storia di Mary dopo l'indulto del 2006
Per Mary, 45enne romana, figlia unica di un membro della banda della Magliana, la vita è stata dura fin dall’infanzia: “Ricordo perquisizioni, arresti, poliziotti sempre in casa. A 16 anni ho commesso il mio primo reato, subito dopo ho iniziato con la tossicodipendenza”. La casa per lei era la strada e alternava la strada alla prigione, in un continuo entra-esci, che ha inasprito la pena fino ad arrivare nel 2003 ad una condanna definitiva a 8 anni e mezzo. “Non basta una vita per imparare perché si nasce, certo i figli delle persone ‘bene’ hanno già un cammino segnato, in positivo, che noi non abbiamo avuto”.
È conoscendo la Comunità di Sant’Egidio e i suoi volontari che questa spirale di inerzia si interrompe: “Mi sono disintossicata una volta per tutte cinque anni fa – racconta ancora Mary – ho visto persone, i volontari, che mi hanno accolta, voluta e amata per quello che sono, ed è per loro che ho deciso di diventare un’altra”. Ora vive una seconda vita, ha fondato un’associazione che si occupa di animali abbandonati, ha vissuto l’inferno di cinque carceri tra nord e centro Italia e dentro si porta un mondo di sofferenza, ma anche un tenace desiderio di serenità e una forte capacità di “vivere in empatia: in carcere era nel dolore, ora, in questa nuova vita, ho scoperto che si può vivere legati anche da sentimenti positivi”
Storie dal carcere femminile, dove gli anni si contano in minuti, di Marta Rovagna (www.donneuropa.it)
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