E' stata la prima esecuzione in Texas nel 2016. A lui si era interessato Papa Francesco, il Card. Shoenborn e molti suoi amici di penna, sparsi in diversi paesi del mondo.
Richard Masterson, 43 anni, è stato ucciso con iniezione letale nel carcere di Huntsville, in esecuzione della condanna a morte che gli era stata inflitta nel 2001 per un delitto commesso quando aveva 29 anni.
All'epoca del delitto, Richard era un giovane disadattato, abituato ad anestetizzare le ferite di un'infanzia difficile con droga e alcol. Tredici anni e mezzo dopo, Allen Masterson era cambiato. Nella fitta corrispondenza con i volontari di Sant'Egidio e di altri movimenti cattolici, Richard ha mostrato i suoi nuovi sentimenti e il pentimento per il suo passato confuso.
Molti sono stati gli appelli in suo favore lanciati da Sant'Egidio e da altre associazioni, o da amici di penna, che con lui da tanti anni avevano stretto amicizie salde e importanti. Partite dalla Francia e dall'Italia alcune Sorelle dell'Agneau, erano in Texas da qualche giorno per chiedere clemenza al governatore e per non lasciarlo solo. Anche loro avevano da molti anni una corrispondenza epistolare con Richard.
Da quando la Corte suprema ha reintrodotto la pena di morte nel 1976, gli Stati Uniti hanno compiuto 1.424 esecuzioni, 532 delle quali in Texas.
Al dolore per questa esecuzione si accompagna la ferma determinazione a continuare la battaglia per l'abolizione della pena di morte.
giovedì 21 gennaio 2016
mercoledì 20 gennaio 2016
A Genova, a palazzo Ducale, il 22 gennaio la presentazione di "Life" di Mario Marazziti
Sarà presentato venerdi 22 gennaio, ore 20.30, a Palazzo Ducale (Sala del Maggior Consiglio) il libro Life. Da Caino al Califfato: verso un mondo senza pena di morte, di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio e attuale presidente della commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, da anni impegnato nella lotta per l’abolizione della pena capitale.
Insieme all’autore interverranno Simona Merlo della Comunità di Sant’Egidio, il giornalista della Stampa Domenico Quirico, l’ex sindaco del Comune di Genova Giuseppe Pericu e il comico ligure Dario Vergassola. Un dialogo interessante e inusuale quello che vedrà confrontarsi su un tema così controverso un deputato, ex sindaco, un giornalista e un comico.
Marazziti ripercorre nel libro il sistema giudiziario americano con tutte le sue contraddizioni, analizzando anche il movimento che da anni unisce molti paesi del mondo nella lotta contro la pena di morte.
In un periodo di grandi tensioni a livello mondiale, sono ancora tanti i paesi che scelgono la pena di morte come soluzione di fronte ai crimini commessi. L’autore ci porta dentro il braccio della morte del Texas, raccontando le vicende dei tanti condannati a morte, molti dei quali innocenti. Da Caino al Califfato, suggerendo che forse quella logica di morte e vendetta che sta alla base della pena di morte legalizzata in molti paesi non è poi tanto lontana da quella che anima i terroristi del nostro tempo e che tanto ci sconvolge. Perché la pena di morte non tiene conto di ciò che dovrebbe essere il fine di ogni pena: la rieducazione e il reinserimento sociale del condannato. Si elimina il problema anziché impegnarsi per far comprendere alla persona lo sbaglio commesso e aiutarla nella ricostruzione dei rapporti con la società civile. Nel ‘700 Cesare Beccaria scriveva: la pena di morte non è un diritto ma è la guerra di una nazione intera contro un solo individuo perché giudica necessaria la sua distruzione. Questo non rende migliore la società. Alla condanna a morte spesso si arriva dopo un processo senza garanzie e arbitrario che vede coinvolta la fascia più debole e povera della società.
Marazziti negli anni ha incontrato tanti condannati a morte e si è battuto per la sospensione della loro pena. Ha guidato il movimento della Comunità di Sant’Egidio per l’abolizione della pena di morte, contribuendo nel 2007 all’approvazione della Risoluzione Onu per una sua moratoria universale. A dialogare con lui ci sarà anche Domenico Quirico, inviato della Stampa, rapito in Siria per cinque mesi e sottoposto più volte a finte esecuzioni insieme al suo compagno di prigionia. Quirico ha spesso testimoniato come l’uso della pena di morte sotto forma di esecuzione stia diventando la prassi del Califfato, dove il valore della vita e la sua dignità sono estremamente compromessi.
Quella della pena di morte sembra per molti paesi la scelta più semplice e popolare di fronte a crimini che colpiscono per la loro crudeltà e per la vulnerabilità delle vittime, rendendo così difficile la sua abolizione.
Marazziti scrive: la pena capitale abbassa la società intera al livello di chi uccide. Anche di fronte a chi ha compiuto crimini orrendi abbiamo il dovere di essere migliori, proprio per dire che è sbagliato, sempre, uccidere. Ad oggi sono ancora tanti i paesi dove la pena di morte è in vigore ma molti altri, in maggioranza, la stanno abbandonando, accettando la sfida di una gestione più complessa del sistema giudiziario. Perché, come scrive Marazziti, un mondo senza pena di morte non è meno sicuro di un mondo che ne fa uso con esibizione di certezze o nel silenzio e nell’indifferenza generale.
Palazzo Ducale - Piazza Giacomo Matteotti, 76, Genova
Roberta Chiossone
Insieme all’autore interverranno Simona Merlo della Comunità di Sant’Egidio, il giornalista della Stampa Domenico Quirico, l’ex sindaco del Comune di Genova Giuseppe Pericu e il comico ligure Dario Vergassola. Un dialogo interessante e inusuale quello che vedrà confrontarsi su un tema così controverso un deputato, ex sindaco, un giornalista e un comico.
Marazziti ripercorre nel libro il sistema giudiziario americano con tutte le sue contraddizioni, analizzando anche il movimento che da anni unisce molti paesi del mondo nella lotta contro la pena di morte.
In un periodo di grandi tensioni a livello mondiale, sono ancora tanti i paesi che scelgono la pena di morte come soluzione di fronte ai crimini commessi. L’autore ci porta dentro il braccio della morte del Texas, raccontando le vicende dei tanti condannati a morte, molti dei quali innocenti. Da Caino al Califfato, suggerendo che forse quella logica di morte e vendetta che sta alla base della pena di morte legalizzata in molti paesi non è poi tanto lontana da quella che anima i terroristi del nostro tempo e che tanto ci sconvolge. Perché la pena di morte non tiene conto di ciò che dovrebbe essere il fine di ogni pena: la rieducazione e il reinserimento sociale del condannato. Si elimina il problema anziché impegnarsi per far comprendere alla persona lo sbaglio commesso e aiutarla nella ricostruzione dei rapporti con la società civile. Nel ‘700 Cesare Beccaria scriveva: la pena di morte non è un diritto ma è la guerra di una nazione intera contro un solo individuo perché giudica necessaria la sua distruzione. Questo non rende migliore la società. Alla condanna a morte spesso si arriva dopo un processo senza garanzie e arbitrario che vede coinvolta la fascia più debole e povera della società.
Marazziti negli anni ha incontrato tanti condannati a morte e si è battuto per la sospensione della loro pena. Ha guidato il movimento della Comunità di Sant’Egidio per l’abolizione della pena di morte, contribuendo nel 2007 all’approvazione della Risoluzione Onu per una sua moratoria universale. A dialogare con lui ci sarà anche Domenico Quirico, inviato della Stampa, rapito in Siria per cinque mesi e sottoposto più volte a finte esecuzioni insieme al suo compagno di prigionia. Quirico ha spesso testimoniato come l’uso della pena di morte sotto forma di esecuzione stia diventando la prassi del Califfato, dove il valore della vita e la sua dignità sono estremamente compromessi.
Quella della pena di morte sembra per molti paesi la scelta più semplice e popolare di fronte a crimini che colpiscono per la loro crudeltà e per la vulnerabilità delle vittime, rendendo così difficile la sua abolizione.
Marazziti scrive: la pena capitale abbassa la società intera al livello di chi uccide. Anche di fronte a chi ha compiuto crimini orrendi abbiamo il dovere di essere migliori, proprio per dire che è sbagliato, sempre, uccidere. Ad oggi sono ancora tanti i paesi dove la pena di morte è in vigore ma molti altri, in maggioranza, la stanno abbandonando, accettando la sfida di una gestione più complessa del sistema giudiziario. Perché, come scrive Marazziti, un mondo senza pena di morte non è meno sicuro di un mondo che ne fa uso con esibizione di certezze o nel silenzio e nell’indifferenza generale.
Palazzo Ducale - Piazza Giacomo Matteotti, 76, Genova
Roberta Chiossone
martedì 19 gennaio 2016
Papa Francesco segue il dramma di un condannato a morte in Texas
Il cardinale di Vienna, Christopher Schoenborn, segue il dramma di Richard Allen Masterson, condannato a morte in Texas, la cui esecuzione è fissata per domani: "Richard attende da 12 anni l'esecuzione. Anche papa Francesco è informato della vicenda di Richard.
"E' bellissimo l'apostolato della misericordia che fanno alcuni cristiani nel seguire il condannato a morte e la famiglia - ha spiegato Schoenborn - è la testimonianza della vicinanza di Gesù a quest'uomo, che così fa la dolce esperienza del cuore misericordioso di Gesù".
Richard Masterson in questi anni ha tenuto rapporti epistolari con molte persone, in Italia, in Europa, negli Usa.
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 18 GEN - "Sono in collegamento stretto con un condannato a morte in Texas che subirà l'esecuzione domani. C'è un gruppo di cristiani che segue questo caso: quest'uomo da dodici anni aspetta che sia eseguita la pena capitale". Lo ha rivelato con parole accorate il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, durante la conferenza stampa in Vaticano per la presentazione del Congresso Apostolico Europeo della Misericordia (Roma, 31 marzo-4 aprile 2016) e del Congresso Apostolico Mondiale della Misericordia (Filippine, 16-20 gennaio 2017), parlando del caso di Richard Allen Masterson, per la cui salvezza movimenti cattolici, tra cui la Comunità di Sant'Egidio, hanno diffuso pubblici appelli. "Anche il Papa e' informato su questo Richard che sara' messo a morte domani", ha quindi detto il card. Schoenborn.
"L'apostolato della misericordia - ha spiegato il porporato austriaco - che fanno alcuni cristiani in Texas, nel seguire il condannato a morte e la famiglia, è la testimonianza della vicinanza di Gesù a quest'uomo, che cosi' fa la dolce esperienza del cuore misericordioso di Gesù".
Richard Allen Masterson è nato il 5 marzo 1972 nella Contea di Harris in Texas. E' stato accusato dell'omicidio di Darin Shane Honeycutt, avvenuto quando aveva 29 anni, a Houston (Texas) il 9 febbraio 2001. A Masterson e' stata data la sentenza di morte presso la Contea di Harris il 15 Maggio 2002 ed è stato imprigionato presso la Polunsky Unit, a South Livingston (Texas). La sua esecuzione e' prevista per il 20 gennaio 2016.
Ad oggi Richard è stato detenuto nel Braccio della Morte per 13 anni e mezzo.
L'uomo, ora di 43 anni, ha avuto un'infanzia difficile, sottolineano i movimenti che ne chiedono la salvezza. E' nato in una famiglia numerosa con limitate risorse economiche. A 14 anni è scappato di casa e ha iniziato a vivere di espedienti in strada (piccoli furti, droga, prostituzione maschile). Da allora, è cresciuto nel difficile mondo della piccola delinquenza di strada ed ha alternato periodi di onesto lavoro ad altri di più oscure attività, imparando a fare uso di alcool e droga, finché a 29 anni ha avuto il tragico incontro che ha portato alla morte di Darin Shane Honeycutt.
Nel corso di questi anni, a causa della sua limitata disponibilità economica, Richard e' stato difeso da avvocati d'ufficio alternati ad altri poco motivati, che non sono stati in grado di aiutarlo a dimostrare che l'omicidio e' avvenuto in un impeto d'ira, dopo una nottata di abusi di alcool e di droga, non a scopo di rapina. Tutti i suoi appelli ai competenti uffici giudiziari sono stati respinti. Nei tredici anni e mezzo di permanenza nel Braccio della Morte, Richard ha avuto una fitta corrispondenza epistolare con numerose persone sia italiane che di altri Paesi, le lettere hanno fatto emergere la sensibilità dei suoi sentimenti e la sua maturazione come uomo.
"Il duro e complesso percorso umano che Richard ha attraversato, anche in questi lunghi anni di carcere - osservano le associazioni che ne chiedono la sospensione della condanna -, ha fatto di lui, a 43 anni, una persona migliore di quella entrata in carcere a 29 anni. Una persona ben consapevole della gravità dell'atto compiuto nel 2001". (ANSA).
lunedì 18 gennaio 2016
Usa, la Corte suprema dichiara incostituzionale la legge sulla pena di morte in Florida
La Corte suprema degli Stati Uniti d’America, con otto voti favorevoli su nove, ha dichiarato incostituzionale la legge della Florida che consentiva a un giudice singolo di comminare la pena di morte senza dover ricorrere al consenso unanime della corte.
Secondo fonti di stampa americane, la legge era frutto della politica di ‘snellimento‘ condotta dal governatore Rick Scott, intesa a velocizzare le procedure per le sentenze capitali, nonché cavallo di battaglia della sua carriera politica: in questo Stato infatti le esecuzioni nel 2015 sono state 22, un numero esorbitante rispetto agli altri 37 stati che la consentono, dove la mano del boia interviene sempre meno di frequente: in totale la pena capitale e’ stata eseguita 28 volte – peraltro il numero piu’ basso dal 1992.
In Florida – unico stato in cui vige una legge di questo tipo – i detenuti nel braccio della morte sono attualmente 400, al secondo posto dopo la California, in cui sono circa 700. Tuttavia in quest’ultimo le esecuzioni sono ferme dal 2006, fatto paradossale che ha creato una crisi di sovraffollamento delle celle e un vero ‘caso mediatico’, per via delle forti proteste sollevatesi dal mondo dell’associazionismo cattolico e dei diritti umani.
Anche la nuova legge della Florida ha incontrato vive proteste, ma a portare il caso davanti ai 9 giudici della Corte suprema sono stati i legali di Timothy Hurst, un detenuto condannato per omicidio. Durante il processo, la pena capitale era stata approvata da sette membri della corte su dodici. Non avendo raggiunto l’unanimità, la sentenza non avrebbe potuto essere approvata, e invece la legge del governatore Scott le ha aperto la strada. Bloccata ora dalla Corte suprema per incostituzionalità, la condanna sarà trasformata in una pena detentiva.
Dal 1976 – cioè da quando la pena di morte e’ stata reintrodotta – le esecuzioni negli Stati Uniti sono state 1.423.
mercoledì 13 gennaio 2016
Appello Urgente per salvare la vita di Richard Allen Masterson
SE NON RIUSCITE A MANDARE L'APPELLO URGENTE ATTRAVERSO LA PAGINA
http://nodeathpenalty.santegidio
PROVATE AD ENTRARE NELLA PAGINA DEL SITO DEL GOVERNATORE E RIEMPIRE IL FORM
https://gov.texas.gov/contact/
http://nodeathpenalty.santegidio
PROVATE AD ENTRARE NELLA PAGINA DEL SITO DEL GOVERNATORE E RIEMPIRE IL FORM
https://gov.texas.gov/contact/
DOPO AVER MESSO I VOSTRI DATI PERSONALI NELLA CASELLA "COMMENTS" INCOLLATE IL TESTO DELL'APPELLO, FIRMARLO E INVIATELO (SEND THE MESSAGE)
Ecco il testo:
Ecco il testo:
Your Excellency the Governor of TEXAS
I am writing to express my deep concern over a ruling which sentenced to death Mr. Richard Allen Masterson I urge you to intervene on his behalf to prevent this cruel and inhuman punishment from being meted out against him.
Stop the Execution. Richard has received an execution date on January 20th. Please stay the execution so that Richard's life will be spared and his case reviewed. You have the ability to provide 60-day stays in perpetuity.
I implore you to ensure that this cruel and inhuman sentence is not carried out.
Respectfully
LA SUA STORIA
Richard Allen Masterson é nato il 5 marzo 1972 nella Contea di Harris in Texas.
Masterson é stato accusato dell’omicidio di Darin Shane Honeycutt, avvenuto quando aveva 29 anni, a Houston (Texas) il 9 febbraio 2001.
A Masterson è stata data la sentenza di morte presso la Contea di Harris il 15 Maggio 2002 ed è stato imprigionato presso la Polunsky Unit, 3872 FM 350, a South Livingston (Texas).
Il suo numero identificativo carcerario (TDCJ) è 999414. La sua esecuzione è prevista per il 20 gennaio 2016.
Ad oggi Richard è stato detenuto nel Braccio della Morte per 13 anni e mezzo.
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Richard Allen Masterson, ora di 43 anni, ha avuto un’infanzia difficile. E’ nato in una famiglia numerosa con limitate risorse economiche.
A 14 anni è scappato di casa e ha iniziato a vivere di espedienti in strada (piccoli furti, droga, prostituzione maschile). Da allora, é cresciuto nel difficile mondo della piccola delinquenza di strada ed ha alternato periodi di onesto lavoro ad altri di più oscure attività, imparando a fare uso di alcool e droga, finchè a 29 anni ha avuto il tragico incontro che ha portato alla morte di Darin Shane Honeycutt.
Nel corso di questi anni, a causa della sua limitata disponibilità economica, Richard è stato difeso da avvocati d’ufficio alternati ad altri poco motivati, che non sono stati in grado di aiutarlo a dimostrare che l’omicidio è avvenuto in un impeto d’ira, dopo una nottata di abusi di alcool e di droga, non a scopo di rapina. Tutti i suoi appelli ai competenti uffici giudiziari sono stati respinti.
Nei tredici anni e mezzo di permanenza nel Braccio della Morte, Richard ha avuto una fitta corrispondenza epistolare con numerose persone sia italiane che di altri Paesi, le lettere hanno fatto emergere la sensibilità dei suoi sentimenti e la sua maturazione come uomo.
Il duro e complesso percorso umano che Richard ha attraversato, anche in questi lunghi anni di carcere, ha fatto di lui, a 43 anni, una persona migliore di quella entrata in carcere a 29 anni. Una persona ben consapevole della gravità dell’atto compiuto nel 2001.
Pena di morte, la Corte suprema Usa blocca la legge della Florida
La Corte suprema degli Stati Uniti ha fermato la legge sulla pena di morte della Florida, dichiarandola incostituzionale perché non prevede che una giuria prenda la decisione se condannare o meno una persona incriminata.
La decisione (8 concordi e 1 contro) è l'ultimo colpo nei confronti la pena di morte: negli ultimi anni sono diminuiti sia i numeri delle sentenze che le esecuzioni. "Il sesto emendamento richiede una giuria e non un giudice per provare tutti gli elementi necessari a imporre una sentenza di morte. Solo la raccomandazione di una giuria non è abbastanza", ha scritto Sonia Sotomayor,
uno dei nove giudici della Corte suprema.
La Florida è uno dei pochi Stati americani a non richiedere a una giuria di raggiungere una sentenza all'unanimità per condannare alla pena di morte.
La legge non prevede che sia una giuria a decidere all'unanimità. Negli ultimi anni sono diminuite sia le sentenze che le esecuzioni della pena di morte.
La decisione (8 concordi e 1 contro) è l'ultimo colpo nei confronti la pena di morte: negli ultimi anni sono diminuiti sia i numeri delle sentenze che le esecuzioni. "Il sesto emendamento richiede una giuria e non un giudice per provare tutti gli elementi necessari a imporre una sentenza di morte. Solo la raccomandazione di una giuria non è abbastanza", ha scritto Sonia Sotomayor,
uno dei nove giudici della Corte suprema.
La Florida è uno dei pochi Stati americani a non richiedere a una giuria di raggiungere una sentenza all'unanimità per condannare alla pena di morte.
martedì 12 gennaio 2016
Pena di morte, Marazziti presenta il suo libro “Life” il 14 alla Camera dei Deputati
Un libro di Mario Marazziti:
Life. Da Caino al Califfato, verso un mondo senza pena di morte
256 pagine contro le esecuzioni capitali, per la vita. “Life. Da Caino al Califfato, verso un mondo senza pena di morte” approda giovedì 14 gennaio alla Camera dei Deputati, dove da alcuni anni siede il suo autore Mario Marazziti. Presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, già presidente della Commissione per i Diritti Umani, editorialista del Corriere della Sera e portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Marazziti esplora il sistema giudiziario americano che ha condannato colpevoli e innocenti, e fa il punto sul movimento mondiale che unisce progressisti, cittadini e uomini di fede contro la pena di morte.
Il libro, edito da Francesco Mondadori,
disponibile in libreria dal 3 novembre, indaga “l’arte di vivere che si scopre assieme alle famiglie delle vittime, ai condannati, agli innocenti, mentre si fa un viaggio in luoghi sconosciuti”. “E’ un pezzo di vita e un’idea della vita”, ha detto l’autore, segnato a otto anni dall’immagine del condannato Caryl Chessman, messo a morte con la camera a gas.
Alla presentazione alla Camera dei Deputati (ore 18, sala della Regina) prenderanno parte il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, Lucia Annunziata di Huffington Post Italia e monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana.
Mario Marazziti, con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha contribuito di recente al libro “Moving Away from the Death Penalty: Arguments, Trends and Perspectives”, pubblicato dalle Nazioni Unite. “Come tutti gli obiettivi globali anche questo può essere ottenuto solo attraverso la cooperazione, il dialogo, il rispetto reciproco e la comprensione tra tutti gli Stati Membri”, aveva detto in occasione della presentazione al Palazzo di vetro il rappresentante permanente Sebastiano Cardi, ricordando il ruolo dell’Italia per la moratoria universale della pena di morte. La prima risoluzione dell’Assemblea Generale risale al 2007. (@annaaserafini) da Onuitalia.com
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