Da Il Piccolo
di Luca Saviano
La lotta contro la pena di morte si nutre anche della testimonianza diretta di persone che alla condanna capitale sono riusciti a voltare le spalle. Curtis McCarty ce l’ha fatta a sfuggire al boia, ma il prezzo che ha pagato è stato enorme. Il cittadino statunitense ha raggiunto Trieste, a distanza di quattro anni dalla sua ultima visita, per partecipare a un ciclo di conferenze nelle scuole superiori in occasione della Giornata internazionale “Cities for Life, Città per la Vita- Città contro la pena di morte”.
Un’iniziativa, questa, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, con il sostegno del Comune di Trieste e dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani.
McCarty è stato scagionato dall’accusa di omicidio nei confronti di Pamela, la sua ragazza, dopo aver passato 22 anni in carcere, 19 dei quali nel braccio della morte. La sua è una storia che ha messo a nudo le crepe di un sistema giudiziario, quello statunitense, che ha spesso immolato sull’altare della presunta giustizia delle persone che poi si sono rivelate innocenti. Grazie
all’impegno dell’associazione “Innocence Project” e all’evidenza rappresentata dal test del Dna, sono venute a galla le mistificazioni che allora avevano privato McCarty della libertà, permettendo di consegnare un colpevole in pasto all’opinione pubblica. «Mi hanno rubato 22 anni di vita - racconta McCarty alla presenza del vicesindaco Fabiana Martini - , ma a Pam e alla sua famiglia hanno rubato molto di più».
Le sue parole escono a fatica, quasi dovessero decantare in uno spazio neutro, necessario a filtrare la rabbia e il dolore che ancora lo attanagliano. «Non è facile raccontare la mia storia - spiega - . È doloroso e imbarazzante». Eppure è necessario. Troppi innocenti rimangono incastrati nelle maglie di una giustizia che produce dei mostri e che, ricorrendo alla pena di morte, «tenta di porre fine alla violenza generando ulteriore violenza». Il Texas, per fare un esempio, è lì a dimostrare l’assurdità di una scelta «che serve a sostenere personaggi che si propongono come giustizieri e che invece puntano solamente a un tornaconto in chiave elettorale». «Se la pena capitale fosse davvero efficace - così McCarty - il Texas sarebbe diventato uno dei Paesi più sicuri al mondo. E invece non è così».
L’eloquio di McCarty è un crescendo che acquista foga di parola in parola. La sua testimonianza, infatti, risponde alla necessità di ridare dignità agli anni che gli sono stati sottratti, per provare a uscire dalla dimensione del colpevole che, nonostante l’assoluzione, viene garantita a vita da una condanna per omicidio. «Vengono sprecate delle ingenti risorse per mandare a morire delle persone - il suo appello - quando si potrebbero investire questi stessi soldi per fare prevenzione e per rieducare chi ha sbagliato».
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