In questi giorni il parlamento filippino sta esaminando una controversa proposta per la re-introduzione della pena di morte in caso di crimini “atroci”, come il terrorismo, ma anche il traffico internazionale di droga, l’alto tradimento o lo stupro. Nelle Filippine la sentenza capitale è stata abolita per la seconda volta nel 2006 dal Presidente Gloria Arroyo. La commissione parlamentare per la riforma della giustizia ha provato a far discutere una legge in tal senso. Dopo un primo parere positivo, oggi la proposta di legge avrebbe dovuto essere discussa dalla camera dei deputati, ma alla fine si è rinunciato a sottoporla all’assemblea plenaria, ufficialmente per i tempi risicati nei quali si dovevano affrontare altre urgenze come l’approvazione del bilancio. Sembra però in realtà che la reintroduzione della pena di morte sia sostenuta solo da una minoranza di parlamentari. Molti attivisti dei diritti umani si stanno coalizzando per poter sensibilizzare i parlamentari sulle conseguenze negative di una legge che preveda nuovamente la pena di morte. Al Senato la questione è più delicata: su 24 senatori, 10 sono fermi oppositori della pena capitale, mentre altri sono incerti. Bisogna continuare a vigilare perché a metà Gennaio quanti la sostengono sono intenzionati a far discutere nuovamente la proposta.
Una delegazione della Comunità di Sant’Egidio ha assistito alla sessione odierna della plenaria insieme a diversi altri attivisti e alla commissione per la pastorale carceraria della conferenza episcopale filippina. I partecipanti hanno espresso soddisfazione ed intendono proseguire l’opera di sensibilizzazione e informazione perché affinché sia promosso e rispettato il diritto alla vita e ad una giustizia che sani le profonde ferite che attraversano la nazione.
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Parlamentari del fronte del no alla pena di morte parlano con gli attivisti |
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