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Infatti, secondo il sacerdote, i cattolici rifiutano la pena capitale per il rispetto fondamentale della vita, come spiega l'enciclica Evangelium vitae del 1995, di Papa Giovanni Paolo II. D’altro canto "la pena di morte è contraria alla Pancasila (la carta dei cinque principi alla base dello stato, ndr) e alla Costituzione indonesiana, che affermano la tutela della vita e dei diritti umani fondamentali". "Si è poi dimostrato che la pena di morte non riduce la criminalità" ha detto. Dal 2015 sono stati giustiziati in Indonesia decine di detenuti per reati di droga: "C'è stato un impatto significativo e reali effetti deterrenti ?" ha chiesto il prete, notando che la diffusione e il traffico di droga è un fenomeno di livello nazionale e internazionale.
Tra gli altri relatori intervenuti, Gomar Gultom, rappresentante della "Comunione delle Chiese in Indonesia" ha confermato la visione per cui "la pena capitale non ha effetti deterrenti e non è uno strumento etico". La professoressa musulmana Siti Musdah Mulia, docente all'università islamica "Syarif Hidayatullah " e segretario generale della Conferenza indonesiana delle “Religioni per la pace” ha ricordato che l'Islam insegna il rispetto umano e la tutela da atti di discriminazione, sfruttamento e violenza. "La pena di morte è in contraddizione con gli insegnamenti religiosi e delle fedi che venerano l'importanza della vita, preservandola come la più grande benedizione di Dio Creatore. L'Islam insegna la dignità degli esseri umani. definendole come creature più perfette di Dio. La pena di morte è un affronto alla grandezza e all’onnipotenza di Dio". Infine, ha ricordato, "la pena di morte è in contraddizione con i valori della democrazia e con i principi dei diritti umani". (PP-PA) (Agenzia Fides 13/12/2016)